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Madonna di via Gadames, tutt’altra storia

A Milano, sul balcone di uno stabile occupato, è stata posizionata la statua di una Madonna. Appeso sotto uno striscione. E’ scoppiato il caso, con l’accusa di sacrilegio e blasfemia e le richieste al Comune di intervenire e sgomberare il palazzo (sfitto) di proprietà dei Padri Passionisti. E’ intervenuta anche la Curia di Milano. Siamo andati a vedere. Via Gadames è una lunga strada industriale in zona Certosa, a pochi metri dagli imbocchi dell’autostrada.

La statua è ancora lì, in via Gadames 94.  Ma non è imbavagliata, né bendata, come si è detto.

Ha invece un fazzoletto nero sulla bocca e sul naso, a mo’ di protezione. In mano tiene la riproduzione di una bottiglia molotov. Sotto di lei lo striscione è cambiato: “Il peccato è negli occhi di chi giudica”. Questa mattina lo striscione era attorcigliato dal vento. Lo si poteva leggere in controluce. Sotto, nel balcone del piano sottostante, un altro striscione, più tradizionalmente antifascista. Avvicinandosi allo stretto cancello di ingresso si notava un cartello, scritto al computer, protetto da un involucro plastificato. Il titolo era lo stesso dello striscione: “Il peccato è negli occhi di chi giudica”.

Il cartello spiega: “E’ la Madonna degli oppressi e degli emarginati, come la Madonna di Guadalupe” che appare nell’iconografia latino americana proprio così: col bavaglio e la molotov . Ed è considerata la protettrice degli oppressi. Ed ecco le foto delle due Madonne, accostate: in effetti la simbologia è la stessa: anche la Madonna di Guadalupe ha un fazzoletto sulla bocca e il naso (rosso) e un ordigno in mano.

Il cartello è firmato: “Comunità apostolica dulciniana“. “Abbiamo scelto di vivere in povertà – scrivono – come gli apostoli e non possiamo che occupare le casse che i ricchi decidono di tenere vuote”. L’origine ideale di questo gruppo è dunque da ricercare nella vicenda di Fra Dolcino, il frate ribelle che a cavallo del 300 si scontrò con il Vaticano. Lui e i suoi seguaci vennero sterminati nella crociata lanciata dal vescovo di Vercelli, con il benestare di papa Clemente V. Ne raccontò anche Dario Fo nel suo Mistero Buffo.

E lo striscione considerato blasfemo e a “sfondo sessuale”, denunciato dai giornali e sempre censurato nelle fotografie pubblicate in questi giorni?  Non c’è più. Sopra c’era scritto: “Ve lo faremo sucare”: rivolto allo sgombero prevedibile:  è spiegato anche questo nel cartello, non era certo rivolto alla Madonna, assunta anzi a simbolo della iniziativa.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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