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Dietro il vaccino anti-COVID di Pfizer c’è una storia di integrazione della comunità turca in Germania

Ugur Sahin e Oezlem Tuereci - Vaccino Pfizer

Furono almeno 750mila i cittadini turchi che negli anni sessanta, con l’esplosione del miracolo economico tedesco e la stipula di un accordo bilaterale Germani-Turchia, lasciarono il loro Paese per soddisfare la sete di mano d’opera dell’industria tedesca. Fra di loro, c’erano anche i genitori di Ugur Sahin e Oezlem Tuereci, i due ricercatori turchi, marito e moglie, fondatori dell’azienda farmaceutica tedesca BioNTech, che ha realizzato insieme all’americana Pfizer il farmaco che potrebbe permettere un decisivo passo in avanti nella gestione del Coronavirus nel mondo.

Nato in Turchia lui e in Germania lei, i due figli di immigrati ne hanno fatta di strada. Si sono conosciuti mentre muovevano i primi passi nel mondo accademico, e non si sono più lasciati, accomunati da una fortissima passione e dedizione per la medicina e l’oncologia: pare che siano andati a lavorare in laboratorio anche il giorno del loro matrimonio. La loro linea di ricerca è quella del rafforzamento delle cellule immunitarie come strategia contro i tumori.

Il loro grandissimo impegno e notevoli capacità sono stai premiati anche economicamente: senza abbandonare mai l’attività di insegnamento e ricerca, dal 2001 sono entrati nel ramo imprenditoriale della medicina, fondando la Gaymed Pharmaceuticals, dedicata allo sviluppo di innovative terapie anticorpali in grado di contrastare il cancro, azienda che poi è stata acquistata nel 2016 dal colosso giapponese Astella per 1,28 miliardi di euro.

La BioNTech nel frattempo era già in cantiere: fondata dalla coppia nel 2008 con lo scopo di sviluppare maggiormente terapie immunitarie anticancro, lavora anche su HIV e Tubercolosi, ed ha ricevuto una donazione di 55 milioni di dollari anche dalla fondazione di Bill e Melinda Gates.

Il merito dei due scienziati in relazione alla pandemia sta nell’avere intuito molto presto che il coronavirus di Whuan poteva diffondersi a livello mondiale e provocare più ondate: già da gennaio misero 500 persone a lavorare sul progetto “light speed”, velocità della luce, seguendo la stessa linea di ricerca usata per farmaci anti cancro, ovvero l’utilizzo, per stimolare gli anticorpi, di segmenti di mRNA, una molecola molto simile al DNA.

Il prestigio dei ricercatori, elevato per quanto abbiano sempre preferito lavorare nell’ombra, ha richiamato poi a marzo l’interesse del gigante statunitense del farmaco Pfizer e della cinese Fosun. Da lì questo vaccino a tempo di record, il cui effettivo successo nel domare la pandemia è tutto da verificare, dopodichè può fare piacere sapere che queste due persone forse destinate a rimanere nella storia, nonostante i successi professionali ed economici, sono rimaste a detta di tutti i loro collaboratori, persone umili, semplici e generose.

  • Autore articolo
    Serena Tarabini
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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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