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Usa, quanto vale la vita di un nero

Dopo i fatti di Dallas, Ann Morning, professoressa di sociologia alla New York University Ann Morning cerca di dare una spiegazione a quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Proprio nel suo ultimo libro, The Nature of Race: How Scientists Think and Teach About Human Difference, ha analizzato il modo in cui gli scienziati americani comunicano e diffondono il concetto di differenza razziale.

Il fatto che i bianchi temono, tra pochi anni, di diventare una minoranza negli Stati Uniti, potrebbe essere una spiegazione a quanto sta accadendo?

“Ormai questa è una cosa risaputa. Anche l’ufficio del censimento ha previsto che entro il 2043, meno del 50% della popolazione statunitense sarà rappresentata dai bianchi. Anche la presidenza di Obama enfatizza questo discorso, perché molti americani bianchi vedono in lui la prova di un futuro in cui loro avranno un peso sempre minore negli Stati Uniti”.

Da parte degli afro-americani, non c’è più un legame identitario forte con la cultura, la bandiera e tutte le tradizione americane?

“Gli afroamericani condividono a pieno la cultura americana. Loro si sentono americani. Ed è per questo che non capiscono perché non debbano essere trattati come tutti gli americani. Gli afro-americani si chiedono perché debbano andare in carcere più spesso. Questa domanda fa crescere un senso di identità afro-americana molto forte che non è in conflitto con quella amer5icana, ma è una dimensione dell’identità afro-americana”.

Perché molti afro-americani rischiano la vita quando vengono fermati dalla polizia?

“Questi episodi riflettono la storia americana, quando il valore di una vita nera non era lo stesso valore di una vita bianca. Un nero non era considerato una persona, un essere umano, come lo era una persona bianca. Abbiamo una lunga tradizione in cui si è affermato questo. E si vede lo stesso nel sistema penitenziario, dove neri e ispanici finiscono più spesso in carcere”.

Tu sei afro-americana, come ti senti in questi giorni?

“Sono tristissima e sono soprattutto molto delusa. Ho studiato i conflitti razziali negli Stati Uniti, dunque quello che succede non mi stupisce più di tanto. Più che altro mi stupisce la mancanza di risposta ufficiale dopo questi episodi di violenza nei confronti delle persone nere. Mi sembra di essere ritornata nell’Ottocento, nel periodo dei linciaggi e della schiavitù, quando era normale uccidere i neri come se le loro vite non valessero niente”.

Com’è potuto accadere?

“È la continuazione di quello che è sempre successo negli Stati Uniti, non c’è niente di nuovo. La novità è che adesso abbiamo gli smartphone e le telecamere per registrare quello che succede, ma la violenza contro le persone di colore, contro gli indigeni, contro gli asiatici…tutto questo esiste da sempre negli Stati Uniti”.

Ascolta l’intervista completa

Ann Morning

  • Autore articolo
    Simona Saccaro
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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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