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Breaking Dad

Dolcetto… o apro il bianco?

La notte di Halloween è passata. Non sono venuti a bussare alla mia porta – per fortuna – lupi mannari, zombie o Micheal Myers vari. Sono quindi tranquillo e posso pensare a come questa festa sia diventata per i miei ragazzi un punto fermo. Un appuntamento non solo imperdibile ma anche consueto, tradizionale. In pochi anni, tutto sommato. Quando ero bambino io – e non è che abbia l’età della Mummia, eh… – se ne sentiva a malapena parlare. Al massimo, ma proprio al massimo, era una citazione in qualche cartone animato americano, tipo Scooby Dooh.  La zucca con la faccia, ecco, sì, qualcuna la si vedeva nei “telefilm” ( le “serie”, dai, avete capito maledetti ragazzini) o in certe vetrine del centro come decorazione autunnale. Ma niente di più.

Ieri sera Halloween si è sdoppiata. Il ragazzo medio-grande al mare, il ragazzo medio-piccolo a fare “dolcetto o scherzetto” a casa di un compagno di scuola. Francesco era nientemeno che sulla riviera romagnola. I genitori di uno dei suoi amiconi hanno un appartamento e lo hanno invitato a passare con loro il ponte. Mi ha telefonato, verso sera. Era felice, si sentiva dalla voce. Si sentiva anche la risacca delle onde. Il mare, d’inverno. (“è un concetto che il pensiero non considera”). Mi ha mandato le foto. Niente festa, dunque, quest’anno. Del resto, è nell’età di mezzo per cui a travestirti da Dracula ti senti un deficiente e però per ballare tutta la notte da qualche parte sei ancora troppo piccolo. E quindi, perfetta soluzione: la maratona di film horror con l’amico, vista mare. Che poi dalla battigia può sempre arrivare un qualche essere armato di machete, capita.

Il medio-piccolo, invece, era reduce dalla partita di campionato della sua squadra. Pare abbia segnato cinque goal. Mi sembra fin troppo eppure giurano che sia vero. Alla festa della sera è arrivato euforico. Lo si vede dalle foto che puntualmente sono arrivate. Faccette insanguinate, occhietti sbarrati, ragnatele, maschere, nero, rosso e arancio. Bottiglie di Coca cola, biscottini.

In effetti, per i ragazzini è una ricorrenza del tutto acquisita. C’è Halloween, poi Natale, poi Carnevale. Anzi, forse ancora più del Carnevale stesso. Non manca una parte commerciale naturalmente, che ha spinto perché ci fosse una festa in più, che fa sempre comodo. Ma, del resto, ai primi di ottobre sugli scaffali dei supermercati ci sono già pandori e panettoni. E li avete comprati, dai, non dite di no. E il 7 gennaio arrivano i coriandoli. Quindi, niente di nuovo. Però Halloween per loro sembra avere una marcia in più. Forse perché si può fare paura e prendere un po’ di paura, senza farsi male. Si esorcizza la paura. La si incamera, la si disarma diluendola in un bicchiere di succo di frutta nel bicchiere decorato con i pipistrelli.

Mi viene in mente che di paura ne hanno avuta, questi ragazzini. Di ammalarsi, che si ammalasse la nonna, di non andare più a scuola, di vedere gli amici solo con una videochiamata, di non fare più goal. Brutte cose. Molto peggio di un vampiro o di una mummia vivente. E allora, che bello vedervi, lì, a correre su e giù per le scale con i cestini a forma di zucca pieni di caramelle. Che se poi vi apre una strega, bé, saprete affrontarla: avete passato di peggio.

Quanto a me, la sera di Halloween, ho suonato a un amico che mi ha aperto indossando degli occhiali finti con disegnati sulle finte lenti degli occhi mostruosi.

“Dolcetto… o apro il bianco?”

“Meglio il Dolcetto”.

“Ok, stappo”.

  • Alessandro Principe

    Mi chiamo Alessandro. E, fin qui, nulla di strano. Già “Principe”, mi ha attirato centinaia di battutine, anche di perfetti sconosciuti. Faccio il giornalista, il chitarrista, il cuoco, lo scrittore, l’alpinista, il maratoneta, il biografo di Paul McCartney, il manager di Vasco Rossi e, mi pare, qualcos’altro. Cioè, in realtà faccio solo il giornalista, per davvero. Il resto più che altro è un’aspirazione. Si, bè, due libri li ho pubblicati sul serio, qualche corsetta la faccio. Ma Paul non mi risponde al telefono, lo devo ammettere. Ah, ci sarebbe anche un’altra cosa, quella sì. Ci sono due bambini che ogni giorno mi fanno dannare e divertire. Ecco, faccio il loro papà.

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L'Ambrosiano

“Realismo magico”: 70 di vitalità per Miracolo a Milano

Milano anticipa i fenomeni nazionali; di qui partono segnali che aiutano a capire quanto accade nel Paese, indicazioni d’orientamenti, percorsi. “Realismo magico” è una mostra a Palazzo Reale. Quanto di meno glamour rispetto all’altra allestita nella stessa sede, Monet, dove si fanno lunghe code per accedere, e di minor impatto mediatico rispetto alla mostra su Sironi al Museo del Novecento (dove rivivono i sensi di colpa collettivi postumi per le ostilità a un grande artista che aveva fatto scelte sbagliate). Nell’ossimoro di “realtà” e di “magia” è condensato qualcosa di molto attuale. Agli artisti di esprimere il mondo interiore; ai critici di discuterne la poetica; a chi guarda di godere d’una boccata d’aria e desiderare un modo diverso di percepire, guardare, interpretare il contingente per non soccombere e sperare.

Abbiam bisogno di meraviglia, stupore, toni bassi, stacchi, silenzi, disconnessione dai social, luci smorzate perché la luminosità del giorno lasci risplendere volti, occhi, figure e la notte crei il senso dell’attesa del giorno successivo invece di paure e mostri. Ci vogliono cuore puro, mente sgombera da pregiudizi, disponibilità a considerare la vita dono: un costante, continuo, quotidiano miracolo (cioè: “cosa che suscita ammirazione”). Se lavoriamo per creare condizioni favorevoli a che si crei un approccio diverso a quello che altri s’aspettano da noi riusciamo ad affrontare difficoltà, sofferenze, ostacoli. Che sono la “realtà”: banale ribadirlo. Magia non è credere che non esistono perché non li vediamo o un politico dice dal balcone che sono stati aboliti; magia nell’ossimoro riconosce e fa convivere gli opposti, ne gestisce relazioni e conflitti, immagina le retroazioni. Ricorrono i 70 anni di Miracolo a Milano. “Realismo magico” 2021 è immaginarsi Totò, l’orfano di De Sica e Zavattini che con la sua Edvige continua a guidare i barboni (gli “scartati” di Francesco) in volo a cavallo delle scope prese ai netturbini di piazza Duomo. È immunizzarsi dagli istinti depressivi che le miserie di politica, mercati, egoismi inoculano. È non illudersi con le Ninfee, ma con realismo continuare a sognare che il cambiamento è possibile. Bisogna solo volerlo.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Tra Buddha e Jimi Hendrix

L’odissea maudit di Asia Argento, il suo cuore selvaggio e il nascondiglio di Brahma

Mi piace Asia Argento. Ho sempre trovato una strana consapevolezza nel suo essere sopra le righe. Come a dire: “Sì, a volte esagero, faccio la minchiona, ma so esattamente quando devo scendere dalla luna”.

E poi, da addetto ai lavori, negli anni ne ho potuto apprezzarne la competenza musicale – la sua “Gloria”, cantata con gli Indochine, é un pezzone – e il grezzo ma a suo modo ipnotico talento recitativo. Asia mi è sempre apparsa come una di quelle amiche belle e svampite, con il carattere da maschiaccio, con cui si passano splendidi pomeriggi a bere, fumare e ascoltare grandissimi dischi mentre fuori diluvia.

Innata empatia che provo nei suoi confronti a parte, certi suoi eccessi, certe esagerazioni, certi comportamenti sopra le righe, ho spesso fatto fatica a capirli, etichettandoli come capricci dell’ego gigantesco di una ragazzina che ha preso troppo poche sculacciate da piccola. Questo finché non ho letto il suo libro, “Anatomia di un Cuore Selvaggio”. Una lettura trascinante, a tratti commovente, a tratti brutale. Di certo sorprendente. Pagine dense di peccati e redenzione, pagine insanguinate come una via crucis, pagine che non fanno sconti a nessuno, a partire proprio da Asia stessa. Una donna complicata la Argento, sempre in bilico fra equilibrio e precipizi, ma con attenuanti non da poco per le sue tante stonature. Già perché crescere con una madre – l’attrice Daria Nicolodi – che ti picchia, ad appena due anni ti scaraventa lungo il corridoio, non si interessa della tua crescita, manda la tata alle recite e a parlare con i professori, e a quattordici anni ti porta in tribunale perché vuole rinunciare alla patria potestà non é il massimo.

Con papà Dario va decisamente meglio, anche se pure lui non vince l’oscar di padre dell’anno, sempre in giro per il mondo con i suoi film mentre questa ragazzina dal nome del continente dove sorge il sole è costretta a crescere da sola, potendo contare unicamente sulle proprie forze. Se a questo aggiungiamo una sorella con problemi di anoressia che muore tragicamente in un incidente in motorino, beh, l’idea di equilibrio di un qualsiasi adolescente o post adolescente va bellamente a farsi fottere.

Pugni stretti e rabbia a scaldare il petto, Asia corre, si fa grande, bella, instabile e, a suo modo, anche profonda. Scrive poesie, recita nei primi film, fa l’amore con tanti, troppi uomini, alla disperata ricerca di qualcuno capace di colmare quel vuoto che ha dentro; e si perde, si perde nel narcotico abbraccio dell’alcool e in quello adrenalinico delle pastiglie.

Cresce, inciampa, annaspa, va avanti.

Sfonda negli Stati Uniti, subisce gli schiaffi sessuali del tiranno di Hollywood Harvey Weinstein, si innamora follemente di una rockstar – Jon Spencer della Jon Spencer Blues Explosion – e poi esorcizza tutto in “Scarlet Diva”, il suo primo film da regista.

Sempre a un passo dal baratro della depressione, trova nuovo slancio nella storia con Marco “Morgan Castoldi”. Pochi mesi dopo averlo incontrato é già incinta. Eppure quei due hanno l’anima che sanguina troppo; Marco ha fantasmi grandi come quelli di Asia a spremergli il cuore, con la tragedia di un padre morto suicida e una mente troppo affilata, di quelle faticose da gestire. Tra liti e riappacificazioni, i due scoppiano dopo sette anni. In mezzo il secondo film di Asia, “Ingannevole il cuore più di ogni altra cosa”, tratto dall’omonimo libro di JT Leroy, il giovane scrittore sieropositivo maltrattato dalla madre che ha scritto due romanzi di culto. Struggenti, profondi, bellissimi. Peccato sia tutto finto, JT non esista e quelle meravigliose pagine siano state vergate da Laura Albert, una bulimica ultra trentenne piena di problemi ma dalla penna, questo le va concesso, bollente come poche. Ma questo Asia non lo sa, e quando lo scopre ci resta male, malissimo; in quel ragazzino si é rivista, ha rivisto un dolore che conosce troppo bene, e si sente tradita.

E allora decide di darsi una calmata, smettere di spargersi sale sulle ferite e vedere se la salvezza non abiti dalle parti di quella vita tranquilla, quasi conformista, che non ha mai vissuto. Si mette con Michele Civetta, regista trapiantato in America con la passione per il surf, con il quale ripete il pattern di restare incinta dopo qualche mese. Ma stavolta c’é dentro davvero questa cosa della happy family, una normalità a tutti i costi che Asia persegue con forza. Cambia look, impara a cucinare, mangia macrobiotico, va alle festicciole dei figli. Si trasforma in una perfetta donna di casa. E per un po’ funziona, un’apatica serenità la pervade per qualche anno, regalando al mondo un Argento diversa.

Ma é solo un frammento meno smussato di una vita fatta di pietre aguzze e scogli taglienti.

Finisce con Michele e con il macrobiotico, ritorna l’alcool e la sensazione di non appartenere a nulla. Un momento professionale difficile, e il treno Asia rischia di deragliare, complice l’intervista sulle molestie subite da Weinstein concessa a quella serpetta di Ronan Farrow, che lei sostiene sia stata mal riportata sul New York Times. Nel battito di ciglia di una notte, diventa la paladina del #metoo negli Stati Uniti, e una mezza sgualdrina che se l’é cercata per una parte di opinione pubblica italiana.

La cosa potrebbe definitivamente frantumarla non fosse che, passata la boa dei 40, quell’amore capace di essere padre, amante e migliore amico, Asia sembra finalmente averlo trovato nel celebre chef e scrittore francese Anthony Bourdain, vera e propria rockstar della cucina, con un passato sregolato, fatto di droghe, tormenti ma anche tanto talento e genialità. Anthony la sostiene, supporta e ama. Happy end? Manco per il c***o perché lui si suicida, impiccandosi in una camera d’hotel l’8 giugno del 2018. Pare soffrisse di depressione.

Asia ne è distrutta, anche perché i fan di Bourdain l’additano come colpevole per via di un flirt con un giornalista francese che, a detta loro, avrebbe spinto lo chef a farla finita. Ovviamente i motivi sono altri, ma intanto quei pettegolezzi feriscono, fanno il giro del mondo, e per la Argento sono lacrime e sangue.

E non è finita, tre mesi dopo la morte del compagno, il New York Times pubblica un articolo contenente i dettagli di un presunto accordo economico fra la Argento e l’attore Jimmy Bennett, che aveva interpretato suo figlio nel film “Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa”.

Secondo Bennett, cinque anni prima, quando lui era minorenne, Asia lo avrebbe fatto ubriacare in una camera d’albergo in California per poi abusare sessualmente di lui. La Argento nega ogni accusa ma ormai il danno è fatto: tv e giornali si tuffano a pesce sulla notizia, realizzando nauseanti servizi e creando un polverone tale che la Argento è costretta a lasciare la scrivania di X Factor, forse l’unica esperienza televisiva in cui era perfettamente a suo agio e non sembrava l’unico pesce nero in una vasca di pesci rossi.

Il libro finisce nel dolore della perdita dell’odiata/amata madre Daria, con cui dopo il drammatico rapporto dell’infanzia e dell’adolescenza, negli anni aveva ricostruito un legame affettivo stabile, in parte grazie alla nascita dei figli, con i quali la Nicolodi si era dimostrata una nonna presente, affettuosa e generosa.

Wow, che viaggio. Che emozioni! E che sofferenza. Tanta, troppa. Davvero troppa.

Capisco bene quei nervi scoperti, quel vivere senza pelle, quell’ovo sodo che non va su e nemmeno giù, come diceva il film di Virzì. Ma nel caso di Asia si va oltre. Pensieri dark, come li chiamava Bourdain. Pensieri che certamente nascono da quell’infanzia negata, quel non sentirsi voluta, accettata. Amata. Non sono uno psicologo, ma qui nemmeno ce ne vuole uno. È tutto così chiaro. Eppure fa un male boia. Lo fa per noi leggerlo, non oso immaginare cosa sia stato per lei viverlo.

C’è solo un momento in tutto il libro in cui Asia appare veramente felice, appagata, libera. È quando se ne sta a pescare nella sua isola selvaggia insieme a Pietro, che non è uno dei tanti amanti famosi dei quali potrete legger nel libro, ma un amico pescatore che conosce da bambina e con cui – lontana dai film, dalle passerelle, dai social e dagli egotrip di cui tutti ci nutriamo a seconda di quanto la nostra scala sociale ci consente – è davvero sé stessa. E in quel silenzio, tra la natura, riesce finalmente a placare la mente, scendere dentro sé stessa e far pace con la parte più divina e speciale che è in noi.

Mi viene in mente una storia indiana che spiega cosa voglio dire meglio di mille discorsi.

C’era un tempo antico in cui gli uomini erano simili agli Dei, ma abusarono talmente di questo privilegio che il Dio Brahma gli sottrasse la potenza divina e decise di nasconderla in un luogo a loro inaccessibile. Sì ma quale? Brahma era molto indeciso su quale fosse il miglior posto dove nascondere il divino sottratto agli uomini, così chiese aiuto agli altri dei.

Alcuni Dei dissero: “Nascondiamo la divinità dell’uomo nelle viscere della terra”.

“Non è sicuro, l’uomo scaverà e la troverà” rispose Brahma.

Gli Dei dissero allora: “Nasconderemo la divinità dell’uomo negli abissi oceanici”.

Ma Brahma replicò: “Non basta. L’uomo scenderà nelle profondità dei mari e riuscirà a riportarla in superficie”.

Allora gli dei ribatterono: “La nasconderemo sulle cime della montagna più impervia, al limite del cielo, dove l’uomo non potrà arrivare”.

Ma Brahma rispose ancora: “Non basta. L’uomo scalerà le montagne più alte e se ne impadronirà”.

A quel punto gli dei sconsolati si arresero: “Non sappiamo dove nascondere la divinità dell’uomo, non esiste posto sulla terra, nel mare o nel cielo che egli non possa raggiungere”.

Ma improvvisamente Brahma sentì di aver trovato la soluzione al problema: “La nasconderemo nel profondo dell’uomo stesso: è l’unico posto in cui non guarderà”.

Davanti al tempio del mare, su una barca che oscilla davanti alla luna, ecco il cuore selvaggio di Asia accordarsi e poi placarsi al rumore dell’onda. E trovare, per un attimo, quel divino dentro di sé capace di regalare la pace.

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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La scuola non serve a nulla

La calma è la virtù dei forti

Che fatica riprendere uno spettacolo che non si faceva da prima della pandemia!

Carissimi,

non ho molto da dirvi, questa settimana. Troppo impegnato in varie cose: la difesa a spada tratta di Barbero, le polemiche su Squid Game, l’addio alle corse di Valentino Rossi, Valentino Rossi che lascia le corse per entrare nel cast di Squid Game… Ma soprattutto, troppo impegnato nella ripresa di uno spettacolo che… oh, ma allora, va be’, ecco, vi racconterò questo!

Accadde che avevo debuttato a gennaio 2020 al Teatro della Cooperativa; dopo quelle due settimane, della lunga tournée prevista si fece in tempo a far solo due date, prima dell’interruzione dovuta a ciò che tutti sappiamo. Adesso non è stato facile riportarlo in scena, non solo perché i pensieri vanno a quel periodo di prime notizie, in cui si credeva che, pensate un po’, la cosa sarebbe durata poco, ma pure perché stavolta sto facendo una fatica bestia a riprendere la memoria del testo. Sarà che sto invecchiando, che son quasi diecimila parole; o anche che, giusto per inguaiarmi ancor di più, l’ho pure aggiornato e modificato… Ma sapete com’è, comunque non è bello, in uno spettacolo che parla di parole, delle curiosità più strane delle lingue del mondo… dimenticarsele! Ora, lo so che in molti stanno pensando alla facile battuta per cui è stato il mio spettacolo a portar sfiga, ma anche l’anno scorso sembravamo pronti a uscirne e poi ci han richiuso senza che io questa spettacolo l’avessi toccato… e poi, insomma, secondo questo ragionamento, si potrebbe dire anche che a portar rogna sia stato il litigio Bugo-Morgan.

In ogni caso, sono felice di segnalarvi che il prossimo weekend ritorna in scena

“SONO BRAVO CON LA LINGUA: Una storia di idiomi, fonemi, linguistica e computer”

Di e con Antonello Taurino

Scritto con Carlo Turati

Primo spettatore Annamaria Testa

Tecnica Ornella Banfi e Jacopo Gussoni

Prod. Teatro della Cooperativa

– Sabato 30 ottobre 2021 – ARENZANO (GE)

Teatro “Il Sipario Strappato”, ore 21

– Domenica 31 ottobre 2021 – SAVONA

Teatro Sacco, ore 18

 

Comunque, ce la farò, con la memoria del testo. Non devo preoccuparmi. Con calma, ce la farò (e che c’entra questo? Fidati, che c’entra…)

Sì, perché la calma è la virtù dei forti.

Ma se la calma è la virtù dei forti…

 

La salma è la virtù dei morti

La talpa è la virtù degli orbi

La spanna è la virtù dei corti

La barca è la virtù dei porti

La palma è la virtù degli orti

La gamba è la virtù degli arti

Il karma è la virtù dei torti

La panna è la virtù dei dolci

La tarma è la virtù dei tordi

La sarta è la virtù degli orli

La carpa è la virtù degli orsi

La mazza è la virtù dei “Fotti”

L’alba è la virtù dei sorti

L’alma è la virtù dei risorti

La mamma è la virtù degli aborti

La manna è la virtù dei santi

La canna è la virtù dei fatti

L’arma è la virtù dei certi

La felpa è la virtù dei sarti­­

 

(sì, sì… ce la farò!)

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Antonello Taurino

    Docente, attore, comico, formatore: in confronto a lui, Don Chisciotte è uno pratico. Nato a Lecce, laurea in Lettere e diploma in Conservatorio, nel 2005 si trasferisce a Milano. Consegue il Diploma di attore nel Master triennale SAT 2005-2008 del M° J. Alschitz e partecipa a Zelig dal 2003 al 2019. Si esibisce anche inglese all’estero con il suo spettacolo di Stand-up, Comedian. Attualmente è in tournèe con i suoi spettacoli (non tutti la stessa sera): Miles Gloriosus (2011), Trovata una Sega! (2014), La Scuola non serve a nulla (2016) e Sono bravo con la lingua (2020). La mattina si diverte ancora tanto ad insegnare alle Medie. Non prende mai gli ascensori.

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L'Ambrosiano

Le mille bolle blu e la pietruzza bianca

La politica è una bolla. Vive di sondaggi, slogan, ecolalie. Il voto dovrebbe essere test di realtà e sgonfiare le bolle. Ma per una che s’affloscia (le amministrative) la successiva è apparecchiata da strabici talk show sui risultati: un occhio ai numeri, l’altro al “cosa accadrà ora” (Quirinale, elezioni, riforme) fatta come se il futuro dipendesse da fattori esterni, non da scelte, autocritiche, pensiero elaborato, coraggio, dialoghi. Ogni fenomeno ingloba il suo opposto. Le mille bolle blu della politica possono contenere la “pietruzza bianca” dell’Apocalisse (citazione pertinente: dopo le catastrofi si vorrebbe risorgere) sulla quale «sta scritto un nome nuovo [il vincitore], che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve». Non è Draghi il nome nuovo. Né va cercato un salvatore della patria (abbiamo già dato!). La “pietruzza” è il cambio di mentalità: tocca a ognuno senza attendere che sia l’altro a far la prima mossa.

Trasformazione è dall’arrangiarsi per sopravvivere (patologia della politica ma di altre professioni) passare a necessità vitali: essere (ri)costruttori dopo la pandemia, puntare sulle generazioni a venire, rendere pensabile il futuro, conciliare un po’ di illuminismo (tipo l’école de Milan: Beccaria e fratelli Verri) e un po’ di immaginazione (che non è ingenua “fantasia al potere”, ma il nutrimento del “pensare per immagini” di poesia e avanguardie). Draghi è intelligente. Lascia ai partiti d’intestarsi successi, annunciar barricate, creare e sgonfiare bolle su botteghe e schieramenti, straparlare via web; governando mostra a suo modo che la politica è curabile, ma denuncia l’insufficienza della rappresentatività così com’è.

La “pietruzza bianca” è il piccolo tesoro che ciascuno ha da far valere per esser cittadino attivo. Ma è dura se i partiti son sordi, non han lungimiranza, attrattiva per uomini e donne su idee forti, praticabili, relazioni buone, formazione. Cabotaggio, bolle: e gli elettori trattati da utenti rispondon come tali: votano, disertano, cambiano, vanno in piazza. La democrazia può diventare ordine pubblico. Dall’Apocalisse della speranza all’Apocalypse now? Speriamo di no! Ma si deve vigilare: a qualcuno la democrazia continua a non piacere.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    È uscito “Sad and Beautiful World”, nuovo disco della leggendaria Mavis Staples. Giunta all’età di 86 anni e con oltre settant’anni di carriera alle spalle, l’artista di Chicago dimostra di avere ancora tanto da condividere con il mondo. Da Leonard Cohen a Frank Ocean, da Kevin Morby a Tom Waits, muovendosi tra generi e decenni diversi, Mavis Staples fa quello che sa fare meglio: reinterpretare brani noti al grande pubblico facendoli suoi in un modo unico e inconfondibile. “Le canzoni di Mavis parlano di amore ed empatia” - spiega il produttore dell’album Brad Cook ai microfoni di Radio Popolare - “e nei tempi che viviamo non potremmo averne più bisogno”. L’intervista di Claudio Agostoni.

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    La nuova e inattesa collaborazione tra Charlie Xcx e John Cale nel brano "House" e l'intervista di Claudio Agostoni a Brad Cook, che racconta il nuovo album prodotto per la leggenda del soul Mavis Staples. A seguire un piccolo omaggio a Giulia Cecchettin, il quiz della settimana dedicato al film "Gli Intoccabili" di Brian De Palma, e la notizia dei Chemical Brothers ai Magazzini Generali di Milano il 22 novembre.

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    Emma Dante con “L’angelo del focolare” al Piccolo Teatro: “Quante volte muore una donna?”

    L’attesissimo nuovo lavoro di Emma Dante, “L’angelo del focolare”, debutta in prima nazionale al Piccolo Teatro Grassi. Quante volte muore una donna che subisce da sempre la violenza del marito? Nessuno le ha creduto da viva e nessuno le crede neppure da morta. Così, anche dopo essere stata uccisa, ogni mattina si alza e ripete i gesti di tutti i giorni, svolge le faccende domestiche, subisce violenza e infine muore di nuovo, in un infernale circolo vizioso. Un opera potentissima, struggente, imperdibile. Emma Dante l’ha raccontata alla stampa.

    Clip - 11-11-2025

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    Musica leggerissima di martedì 11/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 11-11-2025

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    Adolescenti. Ritiro sociale: la paura dello sguardo altrui

    La dispersione scolastica e il ritiro sociale sono due fenomeni che colpiscono ragazze e ragazzi che “si sentono fuori dal network relazionale della classe, che hanno paura dell'incontro con l'altro sesso, che hanno paura della socializzazione e che, quindi, preferiscono starsene fuori, preferiscono di no” ci spiega Antonio Piotti, psicologo e psicoterapeuta dell'Istituto Minotauro, esperto di disagio giovanile e adolescenziale. Storie di adolescenti che si sentono esclusi, famiglie in difficoltà, territori poveri di possibilità o scuole che faticano a trattenere i più fragili. Ragazze e ragazzi che abbandonano la scuola prima di avere conseguito un diploma o che si autorecludono in casa. Ascolta l'intervista andata in onda a Fuori registro, la trasmissione dedicata al mondo della scuola, in onda ogni martedì, dalle 20.30 alle 21.30, a cura di Lara Pipitone, Chiara Pappalardo e Sara Mignolli.

    Clip - 11-11-2025

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    Considera l’armadillo di martedì 11/11/2025

    Con Guido Pinoli, ornitologo di @Selvatica. Milano facciamo un punto sugli uccelli metropolitani e raccontiamo dell'escursione del 15 novembre a @Oasi Naturalista della Martesana, ma anche di @Enpa, di Fugatti, di @Regione Toscana e caccia. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 11-11-2025

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    Cult di martedì 11/11/2025

    Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare. Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro! Cult è in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 11.30. La sigla di Cult è “Two Dots” di Lusine. CHIAMA IN DIRETTA: 02.33.001.001

    Cult - 11-11-2025

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    Pubblica di martedì 11/11/2025

    Promemoria per i tempi di manovre di bilancio. Più soldi guadagni e maggiori sono i benefici fiscali che ricevi dal governo. E’ il capolavoro politico-fiscale che il governo Meloni è riuscito a realizzare con l’ultima legge di bilancio, ora in discussione in parlamento. Ha scritto l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), istituzione indipendente, nei giorni scorsi: «la riduzione dell’aliquota legale dal 35 al 33 per cento, nell’intervallo di reddito tra 28.000 e 50.000 euro, produce un beneficio fiscale differenziato che cresce al crescere del reddito». Ripetiamo: il taglio delle aliquote Irpef ha prodotto «un beneficio fiscale differenziato che cresce al crescere del reddito». Una manovra regressiva, che fa aumentare le disuguaglianze. Alla stessa conclusione è arrivata anche l’Istat e la Banca d’Italia. Ma il governo Meloni ha preso le distanze da queste conclusioni. Pubblica oggi ha ospitato l’economia Maurizio Franzini e la sociologa Enrica Morlicchio. Di fronte alle politiche della destra al governo che aumentano esplicitamente le disuguaglianze, abbiamo deciso di partire dai fondamentali con i nosti ospiti: che cos’è l’uguaglianza? Cosa significa parlare di uguaglianza in un paese che la prevede fin dalla sua Costituzione (articolo 3)? Quali meccanismi ha messo in moto l’esecutivo per una manovra “di classe”?

    Pubblica - 11-11-2025

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    A come America di martedì 11/11/2025

    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

    A come America - 11-11-2025

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    A come America di martedì 11/11/2025

    A cura di Roberto Festa con Fabrizio Tonello

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 11-11-2025

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