Programmi

blog

L'Ambrosiano

“Città Italia” e partecipazione, con Gaber

Le ultime amministrative hanno lanciato un bel segnale: ai partiti e non solo a loro. La sveglia ha puntato diretta anche verso media (gli stereotipi dell’informazione politica di giornali, tv, radio), cultura (nelle più variegate espressioni di essa), scuola (università soprattutto), organizzazioni sociali (sindacati e imprenditori), mondo delle professioni (architetti, economisti, urbanisti; pure sociologi e psicologi), Chiesa (che riscopra il territorio: non può affidarsi solo a Francesco). Insomma sugli attori della società civile è piovuto un messaggio bruciante: il Paese ha bisogno che essi abbandonino le terre infeconde della separatezza dalla politica, su cui prosperano rendite di posizione, corporativismi, disimpegno, interessi inconfessabili.

Società e politica son due facce d’un’unica medaglia. Dopo Lodi, Verona, Piacenza, Parma, Catanzaro una realtà è evidente: prevale chi candidandosi ad amministrare (a fare politica: la polis è il nucleo esemplare della gestione della cosa pubblica) va incontro alle persone, le ascolta in quanto persone come lui (o lei), coglie i bisogni dell’ambiente, si ripromette di studiare con competenza le situazioni (affiancato da tecnici per capire le complessità non per abdicare a responsabilità), mette a punto ipotesi di soluzione confrontate con idealità, discute, individua soluzioni e specifica risorse e tempi. Conosco l’obiezione: gli enti locali son cosa diversa dal sistema nazionale. È vero. Ma conta l’essenza del “servire il pubblico” con la politica, non la dimensione. La sfida è cambiare mentalità, pensare alla “città Italia”, immaginare il Paese alla maniera di una città.

Dopo il voto leader e media han parlato d’alchimie, formule, “nuovo Ulivo”. Prodi ha gelato entusiasmi e smagato prestigiatori. Le bandiere contano se han dietro una realtà. Ha ricordato d’aver battuto due volte Berlusconi perché è salito su un pullman e ha girato l’Italia andando a trovare e ascoltare uomini donne giovani anziani. Così Berlusconi è rimasto a secco, con soldi, tv (e altro). Cantava Gaber: «La libertà non è star sopra un albero / Non è neanche un gesto o un’invenzione / La libertà non è uno spazio libero / Libertà è partecipazione». È un’istruttiva parabola per la modernità.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Appunti sulla mondialità

Il clima impazzito della Niña

Le marcate anomalie climatiche di questi ultimi mesi, con temperature roventi e forte siccità, sono state erroneamente collegate da molti media al cambiamento climatico. In realtà vanno lette in modo diverso e più specifico: siamo in un anno della Niña. Significa che, verso la fine dello scorso anno, si è verificato un raffreddamento anomalo della fascia centrale dell’oceano Pacifico. Ciò determina una variazione nella circolazione dei venti (e dunque anche delle precipitazioni) che si traduce in siccità e alte temperature nell’emisfero settentrionale, mentre su buona parte dell’emisfero meridionale si scatenano piogge torrenziali e monsoni rinforzati. La Niña è un fenomeno speculare rispetto al più noto Niño, che prende nome dal fatto che i pescatori peruviani registravano anomalie nella temperatura dell’oceano nel periodo vicino al Natale: el Niño, “il Bambino”, si riferisce dunque al Bambin Gesù. Nessuno è mai riuscito a collegare in modo certo il riscaldamento e il raffreddamento anomali del Pacifico, situazioni che si verificano ogni 2-5 anni, al cambiamento climatico. Anche perché le prime testimonianze risalgono al 1891, quando un pescatore peruviano scriveva una lettera nella quale raccontava che si stava vivendo un anno di abbondanza perché i deserti erano diventati verdi e la pesca era stata abbondante e ricca. Le prime conseguenze delle alterazioni della temperatura delle acque sono gli insoliti comportamenti stagionali dei pesci e le anomale precipitazioni sulla costa peruviana. Ma l’intensificarsi di queste oscillazioni porta disastri su vasta scala: è accaduto ad esempio nel 1982, quando il Niño produsse devastazione e morte in America Latina per via delle alluvioni e degli uragani, in Indonesia e Oceania a causa della siccità.

Soltanto dagli anni ’70 si cominciò a studiare davvero il fenomeno, comprendendone via via le conseguenze globali. I climatologi collegarono le anomale temperature registrate nelle acque al largo del Perù a quanto accadeva negli stessi anni in Nord America. Si comprese che la Niña, in particolare, rende miti e poco nevosi gli inverni canadesi, aumenta la potenza degli uragani nell’Atlantico occidentale e nel mar dei Caraibi, genera siccità e alte temperature negli Stati Uniti meridionali e alluvioni in quelli nord-occidentali, così come sulla costa pacifica del Sud America e sulle Ande.

La fascia oceanica in cui si sviluppa il fenomeno viene chiamata dagli scienziati “piscina d’acqua calda”: va dal Perù fino alle coste orientali dell’Australia. In questa “vasca” l’acqua si scalda o si raffredda all’improvviso, e l’anomalia della temperatura, più bassa o più alta che sia, si manifesta verso dicembre. Accade ogni 3-4 anni: e allora si può stare certi che si verificherà un Niño o una Niña. Di questi fenomeni ormai conosciamo tutto, tranne l’origine, “mistero” che si aggiunge alle molte lacune della nostra conoscenza degli abissi oceanici e della biodiversità terrestre, classificata per meno di un decimo di quanto si stima sia la sua consistenza. Ad esempio sui batteri, fondamentali per la vita, la nostra conoscenza si ferma all’1% dell’esistente.

Conosciamo bene, invece, le origini del cambiamento climatico: non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’uomo. Sappiamo che esso continua a eliminare biodiversità, modificare gli habitat animali e umani, mettere a rischio la sicurezza alimentare sulla Terra. Questo è lo stato dell’arte. Non riusciamo ancora a capire fenomeni così importanti come el Niño; non vogliamo affrontare fenomeni chiarissimi, perfino banali nella loro dinamica, come il cambiamento climatico. Entrambi i fenomeni hanno ricadute drammatiche: perciò quello dell’ambiente oggi non dovrebbe più essere considerato un tema divisivo, bensì come la più grande, e forse vitale, impresa che l’umanità dovrebbe affrontare con determinazione. Se solo si riuscisse a capire che è questa la vera emergenza globale, quella che rischia di porre il punto finale alla lunga storia del nostro genere.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

La scuola non serve a nulla

TANTI AUGURI GIACOMINO!

Oggi, 29 giugno, è il compleanno di Giacomino.

Come, “Giacomino chi?”

Giacomino, quello bravo, il poeta. Quello lì studiato a scuola, da tutti, da sempre… anche se spesso in modo un po’ così… Giacomino, insomma.

Giacomino, che a 12 anni disegnava, anche… e in un modo, pure lì, così magistrale che se magari li andrete a vedere, esposti là nella Casa Museo a Recanati, i suoi disegni, ci restate. E dite “Va be’!”.

Giacomino, che nella sua Biblioteca c’erano otto Commedie Divine e sette Bibbie Sacre, e una di queste presentava in parallelo il testo in sei lingue diverse, tra cui il greco e l’ebraico: che è così, col metodo comparatistico, che lui le ha imparate, queste due lingue… Ah, allora va be’, Giacomino, così è facile. Se uno usa trucchetti e scorciatoie, ‘so bboni tutti.

Giacomino, che non è vero che lui la Teresa/Silvia la spiava silenzioso e basta dai veroni del paterno ostello, tipo stalker/James Stewart ne “La finestra sul cortile”: no, ci parlava, si frequentavano ogni giorno, erano amici, le leggeva le sue cose…

Giacomino, che quando giocava coi fratelli Carlo e Paolina, nelle loro scenette infantili a rifar l’Iliade, voleva fare sempre l’eroe che menava, voleva sempre vincere, lo chiamavano “il prepotente”. Giacomino, che alla Marchesa Volumnia Roberti, parente dei Leopardi ma che lui non sopportava, scrive una lettera fingendo d’essere la Befana, che suona così:

“Carissima signora,

Ho pensato dunque di fermarmi un momento per fare la piscia nel vostro portone, e poi tirare avanti il mio viaggio (…). Perciò vi mando certe bagattelle per cotesti figliuoli, acciocché siano buoni, ma ditegli che se sentirò cattive relazioni di loro, quest’altro anno gli porterò un po’ di merda (…). Frattanto state allegri, e andate tutti dove io vi mando, e restateci finché non torno. Ghiotti, indiscreti, somari scrocconi dal primo fino all’ultimo che non siete altri. FIRMATO: La Befana”. Insomma: Giacomino “hater che bullizza la gente”.

Giacomino, che conseguì un titolo che potrebbe essere l’equivalente del nostro diploma, una scartoffia inutile ma senza la quale non avrebbe potuto iscriversi all’Università; lui però sbriga la pratica a 14 anni, con una dissertazione filosofica davanti a una commissione di gesuiti cui suggerì, finito l’esame, “di ripassare bene il greco, ciucci maledetti, ché avevano lacune gravi”…

Giacomino, che scriveva le parolacce sullo Zibaldone, che usava il congiuntivo “vadi” alla Fantozzi, che nel carteggio col fratello Carlo faceva sapere che “le donne di Roma non la danno”, e alle cui missive Carlo rispondeva lamentando che, da quando il fratello era partito, non c’era più nessuno con cui divertirsi a dir le parolacce: “Non posso più sfogarmi con un linguaggio un poco libero… non posso più buttare giù i cazzi, i porco D. eccetera”.

Giacomino, che ai tempi suoi la “siepe” non era davvero una siepe, ma solo un po’ di alloro e macchia mediterranea, e che sul Monte Tabor adesso c’è un palazzo moderno, tozzo e inguardabile che lo butteresti giù a pugni. Anzi sarà proprio la guida stessa del Museo di Casa Leopardi a dirvelo, serafica “che si dovrebbe far brillare con esplosivo: se ci organizziamo, di notte, e mi aiutate…”, perché non “tanta parte”, ma proprio “tutto tutto… dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”.

Giacomino, che senza Biblioteca, ve lo immaginate?… Ok, il padre Monaldo – dicono le antologie – la costituì a suon di sperperi e scialacquamenti di famiglia; ma fu pure, al tempo stesso, fortunato e sfigatissimo. Arriva Napoleone, che sopprime gli ordini ecclesiastici, nel 1797, pochi mesi prima che nascesse Giacomo? E allora accade che in molte città della zona i frati dei monasteri (luoghi notoriamente pieni di libri preziosi) stanno svendendo tutto pur di recuperare risorse necessarie a ricomprare almeno gli immobili, che altrimenti sarebbero requisiti. Ed è infatti così che Monaldo ne acquista da loro tantissimi, “al prezzo del peso della carta”. Senonchè (ed è qui che sta la sfiga) si presenta da Monaldo pure un vecchio frate ottantenne che gli consegnerà tutti i suoi preziosissimi testi, in cambio solo di una “pensioncina di vitalizio”. Monaldo accetta, è un affare: tanto il frate ha già ottant’anni… Solo che questo campa fino a novantotto.

Giacomino, che però suo padre Monaldo fu anche il primo a introdurre nello Stato Pontificio il vaccino contro il vaiolo: era stato scoperto poco tempo prima dell’inglese Edward Jenner, e cosa fa Monaldo? Lo fa sperimentare sui propri figli; poi, siccome è gonfaloniere della città di Recanati, la rende obbligatoria a tutta la popolazione e anzi, lo inietta lui personalmente a tutti. Altro che ambiente famigliare “retrogrado”!

Giacomino, che a Recanati non c’è solo lui, ma c’è nato pure il grande tenore Beniamino Gigli. E proprio da Recanati emigrò, come tanti agli inizi del Novecento, il signor Angelo, destinazione Sudamerica e precisamente Argentina e precisamente Rosario: ché a Recanati faceva la fame, mentre nel nuovo mondo lui trova lavoro, si fa una nuova vita, mette su famiglia e tanti figli… e da lì una stirpe da cui sarebbe nato circa un secolo dopo un ragazzino bravino con la palla, di nome Lionel detto Leo. Il cognome del ragazzino? Lo stesso dell’avo recanatese Angelo: Messi, Angelo Messi.

Giacomino, che alla sua morte l’amico fidato Ranieri, quando Monaldo gli ordina di mandargli tutte le carte e gli scritti eventualmente prodotti o conservati a Napoli dal celebre figliolo (tantissima roba: Zibaldone, liriche…), risponde: “…No, veramente non c’è niente… non ha scritto niente… qui Jack ha passato il tempo solo a scofanarsi di gelato…” (sì, che ce l’aveva, quei vizi lì: gelato, tabacco e caffè).

Giacomino, che muore senza figli nè successori, e però l’ultimo fratello di Giacomino, Pierfrancesco, no. E sarà lui a dar seguito alla genealogia di famiglia, ed è grazie a lui se oggi abbiamo gli eredi, i Leopardi, che vivono ancora nella Casa Museo, la più piccola dei quali è una bimbetta di 5 anni. Ma quello che vorrei conoscere è il fratello della piccola: un diciannovenne che si chiama pure lui come l’illustre avo, Giacomo, e che adesso pare studi Filologia all’Università.

E io me le immagino, prima d’ogni esame, le notti insonni. 

Dei prof. esaminatori, ovviamente. Non di lui.

 Tanti auguri Giacomino!

  • Antonello Taurino

    Docente, attore, comico, formatore: in confronto a lui, Don Chisciotte è uno pratico. Nato a Lecce, laurea in Lettere e diploma in Conservatorio, nel 2005 si trasferisce a Milano. Consegue il Diploma di attore nel Master triennale SAT 2005-2008 del M° J. Alschitz e partecipa a Zelig dal 2003 al 2019. Si esibisce anche inglese all’estero con il suo spettacolo di Stand-up, Comedian. Attualmente è in tournèe con i suoi spettacoli (non tutti la stessa sera): Miles Gloriosus (2011), Trovata una Sega! (2014), La Scuola non serve a nulla (2016) e Sono bravo con la lingua (2020). La mattina si diverte ancora tanto ad insegnare alle Medie. Non prende mai gli ascensori.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Mia cara Olympe

Aborto: per le Anne americane, dopo lo schiaffo della Corte suprema

Quando, di recente, ho visto ‘La scelta di Anne’, titolo italiano dell’adattamento cinematografico di Audrey Diwan di quel libro importante di Annie Ernaux che è ‘L’evenement’,  sono stata colta da un pensiero inatteso e, anche a distanza di decenni, disturbante. Ernaux racconta, ed è la sua storia, di Anne che nel 1963 resta incinta in una Francia in cui l’aborto è ancora illegale. È una gravidanza non voluta, lei vuole continuare i suoi studi appassionati che già le sono costati fatica e incomprensioni familiari. Il racconto è duro, violento, senza sconti per nessuno: è un aborto clandestino, è dolore, solitudine, paura, sangue, lacerazione. È la sensazione di essere  ostaggio di una storia che non vuoi sia la tua.

L’aborto è una grande questione pubblica, riguarda la libertà, la democrazia, il cammino dei diritti, l’autodeterminazione, l’eterna contesa che si gioca sul corpo delle donne. Rimanda a tutto questo la sentenza di ieri della Corte suprema americana a maggioranza repubblicana ‘grazie’ a Trump, purtroppo una decisione annunciata.

Cancellando la storica pronuncia Roe vs Wade i giudici hanno dato  il via libera alla cancellazione o alla restrizione, a livello dei singoli stati alcuni dei quali hanno già provveduto, del diritto di aborto. Una questione pubblica – e lo abbiamo detto mille e mille volte – e una grande questione politica in un paese lacerato dal trumpismo: che America si va disegnando, quali sono gli altri passaggi verso un possibile, ancora più oscuro Medioevo conservatore, quanto pesa la reazione dell’altra America che abbiamo immediatamente visto riempire le piazze, ed erano le donne ma non solo. E poi le elezioni di mid term, come ci arriveranno i democratici eccetera eccetera.

Tutto vero, tutto straordinariamente importante, cause e conseguenze. Ma il primo pensiero, il mio primo pensiero è stato per le Anne americane dell’anno 2022: per l’intimo di quelle donne, per il loro corpo ancora ostaggio, come l’Anne di Ernaux, sessant’anni dopo.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

L'Ambrosiano

Amleto bicefalo: giocare la vita. Non morire d’impotenze e d’estremismi

Il disegno di Claudio Bernardi è la copertina di Comunicazioni Sociali rivista della Cattolica. L’alternativa di Amleto si aggiorna rispetto ai poli dell’«essere o non essere»; sprona a inventare esiti imprevisti. Il dubbio oscilla tra il non fare nulla («morire») e il «recitare»; ovvero «giocare»: in inglese to play significa anche il “come se” del gioco: immaginazione, creatività, fantasia. Il gioco è cosa seria. Ha regole, finalità specifiche inserite in una visione etica generale. «L’uomo è completamente uomo solo quando gioca», scriveva Schiller. Ma già nella Bibbia è detto che Dio ha creato il mondo “giocando” con la Sapienza. «To die», “morire” è non buttarsi, non cambiare sé e i propri punti di vista impedendosi di mutare il mondo quasi che ingiustizie e storture fossero ineluttabili; è credere che ideali e valori di umanità siano optional non condizioni di vita degna d’essere vissuta. Svegliamoci, se infuriano guerra, carestia, crisi climatica e magari si rischia di scambiare l’autoaffondamento dell’incrociatore grillino “Vaffa” per alta politica.

«To play» è “mettersi in gioco”: rivedere certezze; lasciare strategie difensive, di autoconservazione; sapere che pezzi di noi devono esser fatti morire perché altri, migliori, crescano. L’Amleto bicefalo è il doppio dell’umano, realtà individuale e collettiva. Unico il corpo, due le teste. Siamo noi. La nostra psiche sceglie di abdicare al proprio essere persona, avere responsabilità e sogni. O decide di “giocarsi”, gestire opposti e tensioni senza farsi travolgere (esempio: lavorare per la pace e insieme aiutare Kiev aggredita). La testa a sinistra guarda al mondo: esteriorità, potere, annientamento di altri (viene in mente Chaplin in Tempi moderni, caricatura di ogni Hitler); la testa destra guarda al teschio (iconografia classica del dubbio amletico), che nell’oggetto di morte simboleggia vita, rinascita, trasformazione. C’è un’edicola al Fopponino (chiesa della peste manzoniana), una scritta sopra un teschio ammonisce: «Quel che sarete voi noi siamo adesso / chi si scorda di noi scorda se stesso». La memoria tiene insieme gli opposti e genera futuro.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio mercoledì 17/09 19:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 17-09-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve mercoledì 17/09 18:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 17-09-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di mercoledì 17/09/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 17-09-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di mercoledì 17/09/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 17-09-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    News della notte di mercoledì 17/09/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 17-09-2025

  • PlayStop

    Doppio Click di mercoledì 17/09/2025

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 17-09-2025

  • PlayStop

    Il giusto clima di mercoledì 17/09/2025

    Ambiente, energia, clima, uso razionale delle risorse, mobilità sostenibile, transizione energetica. Il giusto clima è la trasmissione di Radio Popolare che racconta le sfide locali e globali per contrastare il cambiamento climatico e ridurre la nostra impronta sul Pianeta. Il giusto clima è realizzato in collaborazione con è nostra, la cooperativa che produce e vende energia elettrica rinnovabile, sostenibile, etica. In onda tutti i mercoledì, dalle 20.30 alle 21.30. In studio, Gianluca Ruggieri ed Elena Mordiglia. In redazione, Sara Milanese e Marianna Usuelli.

    Il giusto clima - 17-09-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di mercoledì 17/09/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 17-09-2025

  • PlayStop

    Vade retro gay: l'offensiva dei conservatori in Vaticano

    Gli omosessuali? Sono in peccato mortale e la chiesa non deve benedire le coppie gay. Sono parole del cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito per la congregazione della dottrina della fede. Il porporato è uno dei punti di riferimento dell’ala più conservatrice in Vaticano, che osteggiò papa Francesco. Müller ha detto anche che aver fatto passare le associazioni cattoliche dalla Porta Santa di San Pietro in occasione del Giubileo è “solo propaganda”. A chi si rivolge il cardinale? Vuole provare a influenzare Papa Leone? Ne abbiamo parlato con il giornalista vaticanista e scrittore Marco Politi, autore di "La rivoluzione incompiuta, la Chiesa dopo Francesco". L'intervista di Alessandro Principe.

    Clip - 17-09-2025

  • PlayStop

    Esteri di mercoledì 17/09/2025

    Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci e in onda dal 6 ottobre 2003. Ogni giorno alle 19 Chawki Senouci e Martina Stefanoni selezionano e raccontano fatti interessanti attraverso rubriche, reportage, interviste e approfondimenti. Il programma combina notizie e stacchi musicali, offrendo una panoramica variegata e coinvolgente degli eventi globali.

    Esteri - 17-09-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di mercoledì 17/09 18:33

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 17-09-2025

  • PlayStop

    A Milano arriva il Godai Fest: Rodrigo D'Erasmo, tra gli ideatori, ce l'ha raccontato

    Sabato 20 e domenica 21 settembre al Paolo Pini di Milano si terrà la prima edizione del Godai Fest, il festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti performative e visive nato da un’idea del musicista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti per abbattere i recinti di genere e di partecipazione, connettere le arti, sperimentare nuovi linguaggi, ampliare le visioni. L’arte, in tutte le sue declinazioni, sarà protagonista di un viaggio attraverso i 4 elementi della cultura umana (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) ai quali si aggiunge, secondo la filosofia orientale, il principio del Vuoto. Ad ogni elemento corrisponde un curatore: Rodrigo D'Erasmo in questa intervista di Elisa Graci e Dario Grande a Volume ci ha presentato il concetto e il programma di questo festival.

    Volume - 17-09-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di mercoledì 17/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 17-09-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di mercoledì 17/09/2025

    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 17-09-2025

  • PlayStop

    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

    Clip - 17-09-2025

  • PlayStop

    Volume di mercoledì 17/09/2025

    Oggi a Volume abbiamo iniziato parlando del Festival Suoni Delle Dolomiti giunto alla sua 30a edizione, ma anche del Godai Fest, evento che si terrà nel weekend al Parco Ex Paolo Pini di Milano e che ci racconta Rodrigo D'Erasmo in qualità di direttore artistico. A seguire segnaliamo il concerto-evento pro Palestina organizzato da Brian Eno che si terrà questa sera a Londra, e concludiamo con il quiz dedicato al cinema, oggi incentrato sul film Il Diavolo Veste Prada del 2006.

    Volume - 17-09-2025

Adesso in diretta