Approfondimenti

Zingaretti si dimette da segretario del PD, la Lombardia in zona arancione rafforzata e le altre notizie della giornata

Nicola Zingaretti ANSA

Il racconto della giornata di giovedì 4 marzo 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Nicola Zingaretti annuncia le sue dimissioni da segretario del Partito Democratico. La Lombardia entra in zona arancione rafforzata: scuole chiuse con poche ore di preavviso e una decisione che sembra l’ennesima messa in scena di chi non ha il coraggio e l’autorevolezza di prendere le decisioni che servirebbero. L’ex Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina commenta la linea del governo di Mario Draghi sulla scuola in pandemia. I dati di Istat ci dicono che in 15 anni la povertà assoluta in Italia non hai mai raggiunto un valore così alto. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

Zingaretti lascia la guida del PD. Che intenzioni ha?

(di Anna Bredice)

Anche l’ultimo che l’ha criticato, Luigi Zanda, che solo ieri ha chiesto che il Congresso si tenesse al più presto e non nel 2023, ora chiede che l’Assemblea riconfermi segretario Zingaretti. Le sue dimissioni sono state un fulmine a ciel sereno nel partito, sia nella sua corrente che dentro base riformista, composta dagli ex renziani.
Stupiti tutti dai toni così definitivi e forti, “mi vergogno che da venti giorni si parli solo di poltrone e primarie mentre sta esplodendo la terza ondata della pandemia“, scrive Zingaretti che ricorda che tutti hanno condiviso le scelte fatte finora, scelte che da quando è fallito il governo Conte hanno in gran parte rinnegato.
Da giorni l’amarezza di Zingaretti per gli attacchi quotidiani, ultimo quello di un presunto accordo con Salvini per il maggioritario, si esprimeva con termini che facevano capire che stava arrivando un punto di non ritorno. Solo ieri aveva parlato di un “degrado” della discussione nel partito.
Ora dopo lo stupore tutti si chiedono quali siano le sue vere intenzioni. L’unico elemento che si collega all’improvvisa decisione è il decreto che sposta in avanti le amministrative e quindi fa pensare ad alcuni che Zingaretti voglia candidarsi a sindaco di Roma e provare anche lì ad essere il testimone dell’alleanza con i Cinque stelle, che è fallita nel governo nazionale ma che si sta consolidando nel Lazio. Ma sembra complicato, visto che sul campo c’è anche Gualtieri pronto a candidarsi.
Il 13 marzo c’è l’Assemblea del PD ed è lì che i renziani avevano intenzione di dare battaglia per il congresso anticipato e sono proprio loro, Marcucci ed altri, che ancora non commentano le dimissioni, fanno trapelare che la strategia di Zingaretti sia quella di presentarsi all’assemblea come segretario dimissionario e accettare di tornare al suo posto, che sia solo quindi una mossa per colpire le minoranze costringendole a cedere le ami e a dire di sì.
Dai suoi, ma non solo da Orlando, anche da Franceschini, arriva la richiesta di ripensarci, ma la difficoltà a tenere insieme tante correnti diverse era ormai evidente. Le opzioni nel caso non accettasse di rimanere segretario sembrano due, un nuovo segretario fino al 2023, sapendo che l’Assemblea all’80 per cento sta con Zingaretti, oppure un reggente che porti al più presto al congresso anticipato.

Lombardia in zona arancione rinforzata, l’ennesima giravolta di Fontana e Moratti

(di Roberto Maggioni)

Hanno guardato il virus crescere per un mese senza intervenire, senza tracciare, senza cercare le varianti che nel frattempo correvano veloci. Stanno lasciando decine di migliaia di anziani in attesa di un vaccino che per troppi di loro ancora non c’è. Non avevano un piano di vaccinazione per le scuole, ma lo promettevano a baristi e ristoratori. Una divisione della società tossica, la guerra di tutti, si salvi chi può. Inascoltati gli allarmi degli esperti, arroccati nel palazzo Fontana e Moratti hanno resistito fino all’ultimo minuto, tra errori con i dati – oggi si è scoperto che siamo stati una settimana di troppo in zona gialla quando saremmo dovuti essere già arancioni – e battaglie per l’apertura delle piste da sci e dei ristoranti la sera. Poi davanti al disastro hanno scelto: le scuole chiuse, commercio e servizi no. Anche questa volta divide et impera. È un’ordinanza che stravolge la vita di migliaia di famiglie dall’oggi al domani, figlia dell’improvvisazione, dell’approssimazione e dell’ideologia padronale che guida la giunta lombarda e ora finita in dote anche al governo nazionale.
Aveva bisogno di rallentare e chiudere la Lombardia? Sì. Non ci sono dubbi. Ma prima e diversamente. Alla vigilia della decisione del Ministero sulla zona rossa tutto sembra l’ennesima messa in scena di chi non ha il coraggio e l’autorevolezza di prendere le decisioni che servirebbero.

Scuole chiuse in Lombardia con poche ore di preavviso

(di Diana Santini)

Da domattina al 14 marzo tutta la Lombardia sarà in zona arancione rafforzata, e quindi saranno chiuse tutte le scuole tranne gli asili nido. La decisione è arrivata stamattina, con un’ordinanza del presidente Attilio Fontana che ha colto di sorpresa le famiglie, dando poche ore di tempo per organizzarsi a chi dovrà tenere i figli a casa. Il provvedimento della regione introduce anche il divieto di andare nelle seconde case e quello di andare a trovare altre persone a casa loro, se non per motivi di necessità o salute. L’unica limitazione in tema di attività economiche riguarda il fatto che una sola persona per famiglia potrà entrare in qualsiasi esercizio commerciale. Diana Santini ha raccolto le reazioni di mamme e papà fuori da una scuola di Milano:

 

Scuole chiuse in zona rossa. Che ne pensa l’ex Ministra Lucia Azzolina?

A livello nazionale domani arriveranno i dati del monitoraggio settimanale sul coronavirus e una parte delle Regioni potrebbe entrare in zona rossa, che in base al decreto firmato da Mario Draghi pochi giorni fa prevede la chiusura di tutte le scuole, nidi compresi. Nelle aree arancioni o gialle i presidenti di regione potranno comunque prendere la stessa decisione in alcuni casi, per esempio se in una settimana i casi di covid superano i 250 ogni 100mila abitanti. Anna Bredice ha intervistato Lucia Azzolina, ministra dell’istruzione fino a poche settimane fa:

 

La povertà assoluta in Italia non è mai stata così alta negli ultimi 15 anni

In 15 anni la povertà assoluta in Italia non hai mai raggiunto un valore così alto. Sono oltre 5 milioni e mezzo le persone che nel nostro Paese faticano a procurarsi i beni essenziali, dal cibo, ai vestiti, alle cure mediche. Lo dicono le stime dell’Istat, diffuse oggi. Le condizioni di indigenza si sono aggravate in un anno di pandemia. Nel 2020 sono infatti aumentate di un milione le persone in povertà assoluta, circa 335mila famiglie. I dati non sono però inattesi. Da mesi le associazioni segnalano il forte aumento delle richieste di aiuto ai loro sportelli. Molte persone nell’anno appena trascorso sono state costrette a rivolgersi per la prima volta alla Caritas. Mattia Guastafierro ha parlato con alcune di loro:

 

Birmania. La testimonianza di una manifestante di 22 anni

(di Martina Stefanoni)

La repressione in Birmania si fa sempre più violenta e si iniziano a contare i morti. Martina Stefanoni ha intervistato una ragazza di 22 anni che scende in strada ogni giorno insieme a migliaia di cittadini. La chiameremo Zaya per tutelare la sua identità. Ecco cosa ci ha raccontato:

A Yangon hanno distrutto due ambulanze e hanno arrestato i medici, il personale sanitario a bordo e gli autisti. Un gruppo di militari dopo averli arrestati li ha picchiati brutalmente. Non c’è più umanità in Birmania, ormai è evidente. Le ambulanze non venivano colpite nemmeno durante la guerra mondiale, sparare sulle ambulanze è un crimine di guerra.
Moltissime delle persone che l’esercito ha ucciso erano ragazzi e ragazze molto giovani. Ancora di più sono stati arrestati. Ci sparano addosso sia con proiettili di gomma che con proiettili veri. Poi usano bombe lacrimogene e moltissime altre armi contro i manifestanti che sono pacifici. E puntano alla testa quando sparano. Sparano anche ai medici, per impedirgli di curare le persone ferite.
Non stanno disperdendo la folla, la stanno ufficialmente uccidendo.
Ho visto anche i militari picchiare una ragazza che era già a terra, colpita da un proiettile. A volte i militari portano via i corpi, che in questo modo non possono essere riconosciuti, né possiamo sapere se sono vivi o morti. Questo è assolutamente disumano. Questa NON è una zona di guerra, ma loro ci attaccano come se fossimo i nemici.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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