Approfondimenti

Che ne sarà della tregua a Gaza, la Cedu condanna l’Italia, Delmastro rinviato a giudizio e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 29 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30.“Combatteremo fino alla fine”. Benjamin Netanyahu ha detto espressamente che a un certo punto Israele riprenderà le operazioni militari. Dal suo punto di vista la guerra non è finita. Finora sono stati liberati quasi esclusivamente donne, bambini e anziani. Vale tanto per gli ostaggi israeliani quanto per i detenuti palestinesi. La Corte europea per i diritti umani ha condannato l’Italia per avere detenuto per due mesi nell’hotspot di Taranto quattro migranti minorenni provenienti dal Ghana. Delmastro rinviato a giudizio per rivelazione del segreto d’ufficio. Il caso Delmastro era scoppiato a febbraio: il sottosegretario aveva passato documenti riservati su Alfredo Cospito al coinquilino Donzelli, il quale il giorno dopo li usò in aula per colpire l’opposizione.

Hamas e Israele si preparano ad affrontare la parte più delicata del negoziato

(di Emanuele Valenti)

È probabile che la tregua a Gaza e la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas vada avanti ancora per alcuni giorni. Benjamin Netanyahu ha detto espressamente che a un certo punto Israele riprenderà le operazioni militari. Dal suo punto di vista la guerra non è finita.
Una parte di questo accordo, che quindi potrebbe essere esteso ancora di qualche giorni, prevede anche il rilascio di alcuni detenuti palestinesi nella carceri israeliane. Finora sono stati liberati quasi esclusivamente donne, bambini e anziani. Vale tanto per gli ostaggi israeliani quanto per i detenuti palestinesi. Israele pare aver chiesto che ora vengano liberati anche uomini e dei militari. In quest’ultimo caso la trattativa assume caratteristiche completamente diverse. Per Hamas un militare israeliano ha un valore diverso, molto più alto, rispetto a un civile.
Fino a ieri l’organizzazione palestinese diceva che il negoziato non aveva ancora toccato l’argomento. Nel 2011, in cambio del soldato israeliano Gilad Shalit, Hamas ottenne la liberazione di oltre mille detenuti palestinesi.
Ora potrebbe chiedere un cessate il fuoco permanente, la liberazione di molti più detenuti – al momento la proporzione è di tre palestinesi per ogni ostaggio civile israeliano – oppure il rilascio di detenuti di spicco. Membri della stessa Hamas o di altri gruppi armati palestinesi. Pubblicamente non sono stati fatti nomi. Anzi, pubbblicamente nessuna delle due parti ha fatto riferimento a particolari su questo aspetto della trattativa. Ma alcuni media arabi hanno iniziato a raccontare il profilo di alcuni detenuti palestinesi eccellenti, facendo capire che a breve potrebbero entrare nel negoziato mediato da Qatar ed Egitto con il supporto americano. Lo ha fatto per esempio la TV di Doha, Al Jazeera, storicamente vicina alla causa palestinese. Ci sono detenuti che stanno scontando pene lunghissime, se non infinite. Ne citiamo alcuni.
Abbas al-Sayyid, di Tulkarem in Cisgiordania, in carcere dal 2002, accusato di aver ucciso 135 israeliani, condannato a 35 ergastoli. Diya Al-Agha, il più anziano dei detenuti dalla Striscia di Gaza, arrestato prima degli accordi di Oslo.
Mahmoud Issa, di Hamas, anche lui condannato a tre ergastoli prima degli accordi di Oslo.
Ibrahim Hamed, arrestato nel 2006 quando guidava l’ala militare di Hamas in Cisgiordania.Molti di questi detenuti non furono inseriti nel famoso scambio per il soldato israeliano Gilad Shalit. Chissà se questa volta Hamas riuscirà ad ottenere la liberazione di alcuni di loro.

La Cedu condanna l’Italia per le condizioni “disumane e degradanti” nell’hotspot di Taranto

La Corte europea per i diritti umani ha condannato l’Italia per avere detenuto per due mesi nell’hotspot di Taranto quattro migranti minorenni provenienti dal Ghana: la Corte definisce inumane e degradanti le condizioni della detenzione, sia per il fatto che da minorenni sono stati costretti in una situazione di promiscuità con gli adulti, sia per il mancato riconoscimento di diritti quali l’istruzione e la difesa giuridica, sia per le condizioni intrinseche del centro. I fatti risalgono al 2017, al governo c’era Paolo Gentiloni. Il ricorso è nato da un’ispezione dell’Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, nell’hotspot di Taranto. Dario Belluccio è uno degli avvocati che vi ha partecipato

La condanna della Cedu, e non è la prima per fatti simili, arriva proprio nel momento in cui il parlamento sta convertendo in legge il decreto cosiddetto Cutro 2. Il provvedimento di fatto legalizza quella che è una prassi molto comune negli hotspot e nei cpr in Italia, autorizzando la permanenza dei minori nei centri per gli adulti per una durata massima di 5 mesi: proprio ciò che la Cedu ha stigmatizzato. Diversi giuristi evidenziano i possibili aspetti anticostituzionali del provvedimento e il possibile conflitto con la legislazione internazionale in materia.
Il decreto prende il nome dalla strage di Cutro, che nel febbraio di quest’anno portò alla morte di più di cento migranti a poche miglia dalle coste calabresi. Sul naufragio è in corso in queste settimane il processo: e nell’udienza che si è svolta oggi, nonostante proclami e promesse del governo, il tribunale di Crotone ha accolto la richiesta di estromissione della Consap, il fondo pubblico per le vittime della strada e del mare che fa capo al ministero dell’economia. Lo Stato, quindi, non risarcirà i familiari delle vittime della strage. Francesco Verri è il loro avvocato

Il sottosegratario Delmastro è stato rinviato a giudizio

(Anna Bredice)

“Non ci sono le condizioni per un passo indietro di Delmastro”. Da Giovanbattista Fazzolari, esponente anche lui di Fratelli d’Italia e molto vicino a Giorgia Meloni, arriva un sostegno totale al sottosegretario alla Giustizia, rinviato a giudizio per aver passato a Giovanni Donzelli, altro uomo vicino a Meloni, documenti che per il gup di Roma erano secretati. Per questo Delmastro è stato rinviato a giudizio, nonostante la Procura, quindi l’accusa, avesse stabilito che il numero due del ministro Nordio potesse non essere a conoscenza che i documenti erano riservati. La posizione della Procura aveva rassicurato il governo, erano certi che tutto sarebbe finito, ora il rinvio a giudizio rinnova ancora di più le tensioni che già sono forti tra Palazzo Chigi e magistrati. Il cerchio intorno a Meloni, fatto di fedelissimi, viene toccato dalle inchieste e per ora si chiude a riccio a difesa dei suoi, anche di fronte ad una possibile mozione di sfiducia.
Il caso Delmastro era scoppiato a febbraio: il sottosegretario aveva passato documenti riservati su Alfredo Cospito al coinquilino Donzelli, il quale il giorno dopo li usò in aula per colpire l’opposizione, che incontrando in carcere il detenuto che stava conducendo uno sciopero della fame aveva solo esercitato un diritto e un dovere. Il primo forte attacco di Meloni ai magistrati si ebbe proprio in estate quando il gip decise l’imputazione coatta, dopo un consiglio dei ministri uscì una nota dai toni durissimi, con i quali si accusavano i magistrati di fare campagna elettorale. Ora siamo di nuovo a questo punto, con le accuse del ministro Crosetto ai magistrati e il ministro Nordio, che imbarazzato probabilmente per le indagini a carico del suo sottosegretario, fa fatica a seguire questa linea di attacco.

La manovra sarà in Aula il prossimo 20 dicembre

La Manovra economica approderà in Aula alla Camera il prossimo 20 dicembre. Lo ha deciso la Conferenza dei Capigruppo di Montecitorio che si è appena conclusa. Venerdì si svolgerà in tutto il sud Italia lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro la legge di bilancio.
Oggi intanto l’associazione sbilanciamoci ha presentato la sua Controfinaziaria. Una manovra a saldo zero con 84 proposte da oltre 46 miliardi di euro per indirizzare la spesa pubblica verso un nuovo modello di sviluppo. Sentiamo Giulio Marcon, coordinatore della Campagna Sbilanciamoci

Foto | Beirut, Libano

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    Una casa editrice di estrema destra si iscrive alla Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, Più liberi”, organizzata dall’Associazione editori italiani. Alcuni intellettuali si chiedono se sia opportuno ospitare pensieri razzisti o apologie del nazismo e come spiega la filosofa e scrittrice Donatella Di Cesare, esperta internazionale di "negazionismo" (l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola “Tecnofascismo”): “Non discutiamo la libertà di pensiero e di pubblicazione per una casa editrice, ma l’idea della Fiera intitolata Più libri, Più Liberi a cui chiediamo se è giusto offrire questa vetrina ulteriore, così emblematica e significativa, dove verranno esposti autori e tematiche che in altri paesi europei come la Germania non sono tollerate”. “In Italia c’è una soglia molto bassa di attenzione, forse perché i temi storici non vengono approfonditi e siamo ancora nella vulgata del rigurgito del passato che ritorna o di temi folcloristici da non prendere seriamente e secondo me è un elemento critico e una mancanza di vigilanza culturale ed etica”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

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    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

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