Approfondimenti

L’impatto delle vaccinazioni degli under 12 sull’epidemia, la relazione della Commissione d’inchiesta su Regeni e le altre notizie della giornata

brevetti vaccini COVID ANSA

Il racconto della giornata di mercoledì 1° dicembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il via libera delle autorità italiane alla vaccinazione contro il COVID per i bambini dai 5 agli 11 anni non è ancora arrivato, ma crescono i dubbi circa l’impatto sull’epidemia della vaccinazione degli under 12, che potranno essere raccolti solo sul campo. La GKN ha riaperto la procedura di licenziamento per i 422 dipendenti e l’incontro previsto per oggi sulla reindustrializzazione dell’area è saltato senza preavviso. La Commissione d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni ha pubblicato oggi la relazione finale e ha chiesto l’appoggio dell’Unione Europea per chiamare l’Egitto a rispondere delle proprie responsabilità come Stato. Un premio al contributo artistico e un film su Anita Ekberg hanno portato Monica Bellucci al Torino Film Festival, che ha ricevuto il Premio Stella della Mole 2021. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’impatto delle vaccinazioni degli under 12 sull’epidemia

I motivi per cui le autorità sanitarie hanno raccomandato l’estensione della vaccinazione ai bambini di 5-11 anni sono due: uno è la tutela della loro salute (di cui Radio Popolare si è occupata ieri), l’altro è quello delle ricadute positive in termini di riduzione della circolazione generale del virus. 
Con gli under 12 la platea dei vaccinabili aumenterebbe dagli attuali 54 milioni a circa 57 milioni. Naturalmente questo non inciderebbe sul raggiungimento del 90% di vaccinati, la quota obiettivo del governo, perchè all’aumento delle vaccinazioni corrisponde un aumento dei vaccinabili. Aumenterebbe però, se la risposta alla campagna in questa fascia d’età fosse significativa, il numero assoluto di individui vaccinati sulla popolazione e vaccinando i bambini si tutelerebbero prima di tutto i loro familiari, che come è noto benché vaccinati non sono mai completamente coperti, oltre eventualmente ai fratellini più piccoli per cui i vaccini non sono ancora autorizzati.


Più in generale, il vaccino agli under 12 riduce ovviamente la circolazione virale, anche se l’entità di questa riduzione è quasi impossibile da stimare, poiché dipende da molti fattori su cui ci sono poche certezze. Prima di tutto bisognerebbe sapere quanti sono i bambini già oggi immuni, che hanno avuto il COVID senza saperlo e la cui vaccinazione non cambierebbe nulla a livello di possibilità di circolazione del virus. Secondo: non ci sono ancora dati certi sulla minore, maggiore o uguale contagiosità dei bambini rispetto agli adulti: il Ministero della Salute italiano dice che “la capacità dei bambini, prevalentemente asintomatici, di trasmettere SARS-CoV-2 rispetto agli adulti non è ancora nota”. Terzo, i bambini rispettano meno degli adulti le altre misure di prevenzione del contagio e dunque il virus ha più occasioni di sfuggire alla protezione offerta dal vaccino.

L’impatto sull’epidemia della vaccinazione degli under 12, quindi, può essere misurata solo sul campo. Purtroppo non ci sono molti esempi a cui guardare. Non Israele, dove del milione duecentomila bambini idonei solo circa trentamila sono già vaccinati. Non gli Stati Uniti, dove hanno iniziato da poco meno di un mese. Qui i bambini 5-11 anni vaccinati sono circa 4 sui 28 milioni di idonei: in settimo della platea, troppo pochi per trarre conclusioni.

La relazione finale della Commissione d’inchiesta su Giulio Regeni

(di Michele Migone)

Il passo del Parlamento è stato il più forte nei confronti del governo italiano da quando, nel 2016, Giulio Regeni è stato ucciso all Cairo. La relazione finale della Commissione d’inchiesta sposa le tesi della Procura di Roma, individua nei vertici dell’Agenzia di Sicurezza egiziana i responsabili dell’assassinio del giovane ricercatore e chiedono al nostro governo di intervenire sul regime del Generale Al Sisi per ottenere verità e giustizia. Una richiesta espressa con una formula sufficientemente vaga da permettere a tutti i componenti della commissione di votare la relazione, ma abbastanza stringente da mettere l’esecutivo di fronte alla necessità di dare una qualche risposta al Parlamento. “I responsabili dell’assassinio di Giulio Regeni sono al Cairo all’interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all’interno delle istituzioni” – si legge nel documento della Commissione. Che chiede al governo e alla magistratura egiziani di collaborare con la Procura di Roma, di abbandonare l’atteggiamento ostruzionistico avuto nel corso degli ultimi anni da parte degli egiziani. Per arrivare a questa svolta, secondo la commissione parlamentare, il nostro esecutivo deve abbandonare la sua politica di acquiescenza nei confronti de Il Cairo: “È giunto il momento per il Governo italiano di compiere un passo decisivo presso il governo egiziano “ per arrivare alla consegna alla Procura di Roma degli ufficiali indagati per l’omicidio di Regeni. La mancata consegna, infatti, secondo la Commissione “suona come un’ammissione della loro colpevolezza e non può essere giustificata dall’assenza di un trattato bilaterale di assistenza giudiziaria”. Nessuna scusa, quindi: il governo deve fare le giuste pressioni. Ora, in qualche modo l’esecutivo deve rispondere, ma è difficile che si scosti da quella linea di real politik decisa in nome degli affari e degli interessi italiani in Egitto dal governo Renzi in poi.

GKN riapre la procedura di licenziamenti e i 422 dipendenti continuano a lottare

(di Massimo Alberti)

La vertenza della GKN, diventata ormai simbolica delle delocalizzazioni dall’Italia.
Dopo la riapertura della procedura di licenziamento, un incontro previsto per oggi sulla reindustrializzazione dell’area è saltato senza preavviso, domani invece è stato convocato in videoconferenza il tevolo di crisi al ministero dello sviluppo economico, dove si apre anche un problema di conflitto di interessi. Stamattina gli operai sono tornati in piazza.
Sotto la pioggia e sotto la prefettura, la prima risposta degli operai alla raccomandata con cui il fondo Melrose annuncia di voler riaprire la procedura di licenziamento per 422 dipendenti, costretta a cancellare dopo le sconfitte in tribunale. La richiesta degli operai a marcare l’universalità della loro storia, resta la stessa: una legge contro le delocalizzazioni, su cui però la politica, al di là di solidarietà di facciata, fa orecchie da mercante. Ma attorno alla vicenda della fabbrica di semiassi continuano ad accader fatti poco chiari. Non solo GKN non ha mai fatto il nome dei presunti possibili compratori, né ha mai chiarito cosa intendano comprare i misteriosi acquirenti. Ma l’incontro fissato oggi proprio in prefettura a Firenze sul piano di reindustrializzazione è saltato nella notte, senza alcun avviso. “strane trame e strane voci. Qualcuno dice che si è presentata la CISL, qualcuno che è stato l’advisor, qualcuno il ministero” scrive il collettivo di fabbrica. Un incontro in presenza, sostituito domani dal tavolo di crisi a distanza. “non c’è più nessuna credibilità nemmeno negli incontri futuri” scrivono ancora gli operai che accusano il Ministero che doveva farsi garante della serietà dei processi di reindustrializzazione, e non lo sta facendo”. Alle stranezze di questa storia se ne aggiungerà un’altra, emersa grazie al premio per i licenziamenti allo studio legale di GKN. A rappresentare l’azienda è infatti lo studio di Francesco Rotondi, consulente della Lega, il partito del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, titolare del ministero dove si riunirà il tavolo di crisi.

Il nuovo spot del Parmigiano Reggiano scatena un putiferio

(di Massimo Alberti)

Ha scatenato un putiferio il nuovo spot del Parmigiano Reggiano in cui un operaio dichiara felice quanto sia bello lavorare 365 giorni l’anno. “Veicola un messaggio sbagliato”, l’accusa. “Una licenza poetica che non è stata capita”, replica il consorzio.
Renatino, persino nella finzione, non riesce a fare una faccia molto felice quando dice che sì, lui lavora tutti i giorni dell’anno senza ferie e malattia, ai 4 ragazzotti benestanti che, come in visita allo zoo, guardano divertiti l’operaio definito prima “un additivo”, e poi infantilizzato dall’uso del diminutivo, complimentandosi del fatto che sostanzialmente non abbia una vita per dar loro “il formaggio che profuma come l’amore”.
E così lo spot, estratto da un mediometraggio del regista Paolo Genovese, è rapidamente diventato virale per questa celebrazione dello stakanovismo fuori da ogni legge e regola.
I ragazzi guardano ammirati l’operaio che in vita sua non è mai stato al mare, a sciare, a Parigi.
Una pubblicità che identifica nel suo pubblico quei 4 ragazzi, mettendo il consumatore su un piano diverso da chi lavora. In fondo questa spersonalizzazione di chi lavora è un concetto che si è fatto largo da tempo, non diverso da quello per cui la logistica, o le piattaforme, per fornire un servizio tanto buono a chi non vuol uscir di casa, spremono i propri dipendenti, che poi di la c’è qualcuno che, dandogli il voto con un click, può persino fargli togliere un lavoro se è scontanto perché in una serata di pioggia la pizza è arrivata fredda.
Il consorzio, prima di bannarlo, risponde allo scrittore Christian Raimo, che tra i primi ha denunciato lo spot, che si tratta di una licenza poetica per sottolineare il loro impegno. E la colpa, ovviamente di chi non lo ha capito.
Ma la pubblicità, prima di un prodotto, vende un immaginario. E i commenti da cui il consorzio è stato sommerso vanno tutti in questa direzione, contro il messaggio culturale veicolato, e cioè che il lavoro fuorilegge, non stop e senza tempo libero in fondo vada bene, purché dia il servizio che il consumatore chiede.

Premio Stella della Mole 2021 a Monica Bellucci

Un premio al contributo artistico e un film su Anita Ekberg hanno portato Monica Bellucci al Torino Film Festival. “La ragazza nella fontana” di Anton Giulio Panizzi, presentato fuori concorso, sarà al cinema solo oggi e domani.

(di Barbara Sorrentini)

Il Premio Stella della Mole 2021, una sorta di tributo alla carriera artistica è stato consegnato ieri a Monica Bellucci. Unica diva in questo festival di cinema, che predilige il cinema indipendente e molto poco mainstream. L’attrice ex Miss Italia ha portato a Torino il film “La ragazza nella fontana” dedicato alla figura di Anita Ekberg, non solo per la camminata nella fontana di Trevi nella “Dolce Vita” di Federico Fellini, ma anche un ritratto di donna libera in anni che volevano le starlette bionde e formose dipendenti dai maschi che le davano un contratto per fare il cinema.
Monica Bellucci, interpreta la Ekberg in un film che raccoglie molte immagini d’archivio, con interviste e scene dietro le quinte, per raccontare l’arrivo a Hollywood e poi sul Tevere della diva svedese, che dopo la “Dolce Vita” affrontò il declino della sua carriera appena cominciata, per non essersi sottoposta ai compromessi richiesti dall’industria cinematografica dell’epoca.
Nell’incontro con la stampa la Bellucci si è soffermata sul ruolo femminile ancora scarso nell’industria cinematografica italiana e non solo. “Negli anni ‘60 le donne che facevano parte del sistema cinema non potevano fare niente se non erano sotto contratto. Una donna non esisteva senza un uomo, ancora oggi viviamo le conseguenze di una cultura maschilista secolare”. Poi ha ricordato “Malena” di Giuseppe Tornatore, un film che l’ha portata al successo come attrice e per cui tutti la ricordano: ma con quel personaggio di donna oggetto degli uomini e inviso alle donne, si è sentita prigioniera per parecchi anni.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Redazione
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