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La strategia di Meloni per il futuro, la sesta ciclista uccisa da un mezzo pesante a Milano in pochi mesi e le altre notizie della giornata

ciclista uccisa milano ANSA

Il racconto della giornata di martedì 29 agosto 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Francesca Quaglia è la sesta ciclista vittima di un mezzo pesante sulle strade milanesi negli ultimi dieci mesi, sempre betoniere o mezzi d’opera destinati al movimento materiali dei cantieri, molto più pesanti e difficili da manovrare degli autocarri. Marcello De Angelis si è dimesso da portavoce del presidente della regione Lazio. Durante il primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva non è stato preso nessun provvedimento sulle questioni urgenti, come ad esempio il prezzo della benzina o l’immigrazione: ancora una volta le promesse fatte in campagna elettorale vengono ignorate. Nello stesso CdM il governo ha approvato anche l’entrata in Tim, oltre 2 miliardi di spesa per il 20% di quote come socio di minoranza del fondo americano Kkr che guiderà così l’infrastruttura strategica. Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner, è stato sepolto oggi in forma privata in un cimitero di San Pietroburgo.

Una sesta ciclista uccisa da un camion dei cantieri a Milano in pochi mesi

(di Claudio Jampaglia)

Francesca Quaglia, 28 anni, traduttrice specializzata in lingue scandinave, è la sesta ciclista vittima di un mezzo pesante sulle strade milanesi negli ultimi dieci mesi. Ha provato a segnalarsi battendo con la mano sul fianco del camion che la stava per schiacciare, allo scatto del semaforo verde, in Viale Caldara all’altezza di Piazza Medaglie d’Oro, sulla circonvallazione del centro, ma il conducente non se n’è accorto.
Per un’ora e mezza il suo corpo e il suo sangue sono rimasti per terra, prima sotto il camion da più di dodici tonnellate che l’ha inghiottita, per poi sputarne i sandali e la bicicletta da corsa accartocciata. Poi la mortuaria ne ha raccolto i resti, i vigili hanno finito di prendere le misure sull’asfalto, i netturbini hanno lavato tutto e il traffico è ripreso. Come sempre.
Avanti il prossimo o si dovrebbe dire la prossima, visto che sono donne cinque delle sei vittime dei mezzi pesanti in città negli ultimi dieci mesi. Sempre betoniere o mezzi d’opera destinati al movimento materiali dei cantieri, molto più pesanti e difficili da manovrare degli autocarri. Girano in città a centinaia tutto il giorno, tutto il tempo. A fianco a bici e motorini.
Dal primo ottobre per circolare dovranno dotarsi di sensori laterali e nei lati ciechi (qualche decina di euro di spesa a camion) che non sappiamo se avrebbero salvato Francesca. Sappiamo però e lo abbiamo detto già troppe volte che è una scelta quella di fare circolare liberamente bestioni lunghi 9 metri con l’autista a due metri d’altezza, invece di limitarne orari e circolazione.
E alla fine Francesca è solo un danno collaterale dell’idea di ricchezza e crescita della città. È osceno. Come quelli che sussurrano che doveva fare più attenzione. Ma è così, lo dicono i fatti. La sicurezza, quella vera, come andare in bicicletta su una strada pubblica, sarebbe il primo compito della collettività e della politica. E Milano continua a tradirlo.

Il progetto a lungo termine di Giorgia Meloni

Marcello De Angelis si è dimesso da portavoce del presidente della regione Lazio. L’ex militante neofascista di Terza Posizione ed ex senatore PdL era sotto accusa per i suoi post che negavano la verità giudiziaria sulla strage di Bologna e i testi antisemiti della band nazirock dove suonava.

(di Anna Bredice)

È passato quasi un mese dalle frasi revisioniste sulla strage di Bologna. Poi è emerso molto altro dal passato di De Angelis, il testo antisemita di una sua canzone di anni fa e poi altre foto che testimoniavano dei suoi trascorsi di estrema destra. Tutto questo ha reso il posto di De Angelis non più così sicuro. Oggi arrivano le dimissioni, a due giorni dal Consiglio regionale, dove sicuramente un gruppo come Forza Italia non avrebbe sostenuto ancora il portavoce al suo posto. Rocca ha accettato le dimissioni, ma nel comunicato ancora lo difende. Giorgia Meloni è rimasta in silenzio, mai una parola negativa sull’esponente del suo partito. Del resto le tesi revisioniste sulla strage di Bologna le ha condivise nel partito anche lei. In silenzio, ma probabilmente contenta che De Angelis si sia fatto da parte. Un problema in meno visto che il suo progetto ora guarda al futuro, al controllo del governo attraverso una leadership sempre più forte, accentrando su di sé tutto quello che le sfugge, frutto di dinamiche competitive ed elettorali dei partiti alleati. E quando non riesce lei, l’obiettivo è mettere le persone giuste al posto giusto: la sorella Arianna al vertice del partito, il compagno a Mediaset, che a dire il vero però le sta combinando anche dei guai, come oggi, quando la notizia doveva essere la sua visita a Caivano, invece diventano le frasi del compagno che colpevolizza le donne per il loro comportamento. Non è comunque un grande problema per lei, visto che la sua visita a Caivano ha come obiettivo quello di “bonificare”, ha detto lei stessa, l’area di quel quartiere. Una linea centrata solo sulla sicurezza, più che sostenere le associazioni che si occupano di educazione al rispetto delle donne. Giovedì andrà a Caivano e subito dopo in Grecia, dove affronterà un altro dossier che ha voluto accentrare a Palazzo Chigi, quindi a sé e a Mantovano, il suo consigliere più vicino. Si tratta dell’immigrazione, creando un coordinamento di più ministri che servirà a tenere sotto controllo Piantedosi, Salvini, Tajani e Crosetto. Controllandoli e nello stesso tempo lasciandoli al loro posto per evitare crisi di governo.

Le continue promesse disattese del centrodestra ai suoi elettori

Durante il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva non è stato preso nessun provvedimento sulle questioni urgenti, come ad esempio il prezzo della benzina o l’immigrazione. Ma la presidente del Consiglio Meloni ha messo in chiaro una cosa per i prossimi mesi: per la manovra economica i soldi sono pochi e verranno stanziati secondo le priorità che decide lei, non gli alleati. Ma la copertura delle promesse elettorali di un anno fa, quando la destra si avviava alla vittoria elettorale, non esiste.

(di Sandro Gilioli)

“Cancelleremo la legge Fornero, alzeremo le pensioni minime a 1.000 euro, faremo una aliquota unica del 15% per i lavoratori autonomi, aboliremo il canone Rai, ridurremo le accise sulla benzina, ridurremo gli sbarchi di immigrati”: sono le promesse con cui il centrodestra ha preso 12 milioni di voti il 25 settembre scorso. Dieci mesi dopo la nascita dell’esecutivo, non solo questi impegni sono stati disattesi, ma addirittura si va nella direzione opposta. Sulle pensioni resta la Fornero con un altro anno di quota 103, più punitiva perfino della quota 102 fatta da Draghi. In più si va verso l’eliminazione di opzione donna. Sulle tasse tutto rimandato. Ora si parla di obiettivo di legislatura. Il taglio delle accise, ormai è chiaro, non si farà mai. Gli sbarchi dal Nord Africa sono aumentati.
A nulla sono valsi i viaggi di Meloni in Tunisia, né la persecuzione delle ONG. In una democrazia sana il governo dovrebbe rispondere pubblicamente per aver cercato e preso voti con annunci che già si sapeva essere impossibili da mantenere perché privi di copertura. Invece Meloni alza le spalle, fischietta e per paura di perdere il controllo accentra sempre di più. Il partito va in mano alla sorella, l’immigrazione è stata sottratta di fatto a Piantedosi e delegata al fido Mantovano, mentre Tajani è sempre più un soprammobile. In più ovviamente resta solo una passerella, quella Caivano, per far dimenticare tutto e per far parlare d’altro.

Il governo entra in Tim con oltre 2 miliardi di spesa

Il segretario della Cgil Landini ha chiesto un incontro rapido al governo con le parti sociali per discutere i temi legati alla prossima manovra, mentre i sindacati della pubblico impiego minacciano scioperi contro l’ipotesi di sospendere il rinnovo dei contratti per reperire fondi. Ieri Meloni ha sposato la linea Giorgetti: poche voci mirate, sacrificando le promesse elettorali dei partiti di maggioranza. Il problema resta dove reperire le risorse, con l’incognita del patto di stabilità europeo. Oggi fonti dell’Unione hanno ribadito la necessità di un accordo, ma serve convincere la Germania che preme per un ritorno dell’austerità.
Nel Consiglio dei Ministri il governo ha approvato anche l’entrata in Tim, oltre 2 miliardi di spesa per il 20% di quote come socio di minoranza del fondo americano Kkr che guiderà così l’infrastruttura strategica, la rete, sancendone la separazione dai servizi, il cosiddetto “Spezzatino”. Critici i sindacati “il governo sceglie di non avere voce in capitolo”. Il governo sottolinea che con quella quota potrà esercitare il controllo strategico esercitando la cosiddetta golden power. Per Alessandro Volpi, docente di storia contemporanea all’università di Pisa ed editorialista di Altreconomia, questo non garantisce il controllo sulle politiche industriali. “La golden power per esperienza non ha funzionato, vedi Eni o Monte dei Paschi, o il recente caso di Pirelli. Una mossa propagandistica che al massimo garantisce il veto e dei dividendi. Il governo poteva almeno nazionalizzare la rete, ma così si perde il controllo su un’infrastruttura strategica”.

Andrea Giambruno e l’ennesimo caso di vittimizzazione secondaria

“Se non ti ubriachi e non perdi i sensi, non ti stuprano”. L’ennesimo caso di vittimizzazione secondaria, cioè quando si attribuisce ad una vittima di stupro la responsabilità. Solo che stavolta adirlo è stato Andrea Giambruno, conduttore a Mediaset, e compagno della Presidente del Consiglio. “Invece di dire agli uomini di non stuprare, Giambruno se la prende con le donne” la reazione delle opposizioni che chiedono a Giorgia Meloni di prendere le distanze dalle parole del compagno, ed a Mediaset di prendere provvedimenti.

Il padre di Saman Abbas potrà essere estradato in Italia

(di Riccardo Tagliati)

Il padre di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana scomparsa a Novellara, nella bassa reggiana, alla fine dell’aprile del 2021 e ritrovata cadavere a poche centinaia di metri da dove viveva con la famiglia nel novembre del 2022 potrà essere estradato in Italia. Il ministero dell’interno pachistano ha infatti dato il via libera alla richiesta di estradizione presentato dalle autorità italiane .
Shabbar Abbas è infatti fuggito in Pakistan insieme alla moglie poco tempo dopo la scomparsa della figlia che, secondo la famiglia, aveva la colpa di essersi opposta ad un matrimonio combinato.
A Reggio Emilia è ancora in corso il processo contro Danish Hasnain, Ikram ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, rispettivamente zio e cugini di Saman, accusati insieme ai genitori di sequestro di persona, omicidio volontario e soppressione di cadavere. 
Shabbar Abbas può ancora opporsi all’estradizione, e quindi è assai difficile che possa avvenire in tempi brevi.

70mila morti e 100mila feriti in Ucraina dall’inizio della guerra

Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner, è stato sepolto oggi in forma privata in un cimitero di San Pietroburgo. Prigozhin è stata interrato accanto al padre, con una bandiera del gruppo Wagner collocata a lato della tomba. La morte del capo dei mercenari, 62 anni, è stata confermata dalle autorità russe dopo l’analisi genetica dei 10 corpi trovati nell’aereo precipitato il 23 agosto vicino a Mosca. Il Cremlino ha smentito l’ipotesi di una sua responsabilità diretta nella morte di Prigozhin.
Sul piano militare, le truppe di Kiev annunciano la riconquista di alcuni villaggi nel Sud del Paese. La controffensiva, soprattutto nelle sue fasi iniziali, è però costata molto agli ucraini. Un articolo di BBC oggi, che riprende fonti dell’intelligence USA, parla di 70mila morti e 100mila feriti tra i soldati di Kiev. Un tragico tributo in termini di vite umane, che non sembra però incidere sugli orientamenti degli ucraini. La maggioranza della popolazione, raccontano molte cronache di queste ore, resta infatti convinta della necessità di continuare nella guerra contro la Russia di Putin.

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