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L’ultimatum di Mosca ai soldati ucraini intrappolati a Severodonetsk, il taglio delle forniture di gas russo alla Germania e le altre notizie della giornata

gazprom

Il racconto della giornata di martedì 14 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La guerra in Ucraina passa in questa fase dall’assedio di Severodonetsk, oggi Mosca ha lanciato un ultimatum ai militari ucraini asserragliati nell’impianto chimico Azot, ordinando di arrendersi senza condizioni. La società russa Gazoprom ha annunciato la riduzione del 40% delle consegne quotidiane tramite il gasdotto Nord Stream alla Germania. La Destra ha delle concrete possibilità di vincere le elezioni politiche del 2023. Secondo un rapporto di Inapp soltanto il 24% dei nuovi contratti del 2021 è stato generato grazie agli incentivi. In Gran Bretagna stasera è attesa la partenza del volo che dovrebbe inaugurare le deportazioni di migranti decise dal governo. Oggi è morto Abraham Yehoshua, scrittore, saggista, autore teatrale e intellettuale della sinistra ebraica. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’assedio di Severodonetsk

La guerra in Ucraina passa in questa fase dall’assedio di Severodonetsk, nella regione di Lugansk. Entrambe le parti in guerra hanno definito la battaglia in corso “una delle più brutali avvenute in Europa dal 1945”. La città è ormai circondata dalle forze russe che hanno distrutto anche l’ultimo ponte che la collegava al vicino centro urbano di Lysichansk, dove hanno ripiegato le truppe ucraine.

Centrale è la battaglia attorno all’impianto chimico Azot. I russi hanno offerto per domani un corridoio umanitario per evacuare i circa 550 civili rifugiati nel sito, ma solo verso i propri territori. Mosca ha inoltre lanciato un ultimatum ai militari ucraini asserragliati nella fabbrica, ordinando di arrendersi senza condizioni.

Si combatte anche nel resto del Donbass. Secondo l’ intelligence britannica le truppe di Mosca starebbero di nuovo avanzando verso Kharkiv, per la prima volta in settimane. Bombardamenti ci sono stati anche nell’autoproclamata repubblica di Donetsk. I separatisti filorussi hanno accusato Kiev di aver colpito nelle scorse ore la città di Donetsk, uccidendo almeno 5 persone e ferendone una trentina.
Abbiamo chiesto conferma di questo attacco a Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera, che si trova nel Donbass.

Domani potrebbe essere una giornata importante per l’invio di nuove armi a Kiev. A Bruxelles si riunisce il cosiddetto “gruppo Ramstein”, il gruppo di 40 paesi, tra cui l’Italia, convocati dagli Stati Uniti per sostenere l’Ucraina. Un consigliere di Zelensky oggi ha chiesto loro l’invio di armi più pesanti e l’addestramento delle forze armate.
Della guerra in Ucraina oggi ha parlato anche Papa Francesco. Bergoglio ha criticato la Russia, definendola una superpotenza che vuole imporre la sua volontà. Ha elogiato il coraggio del popolo ucraino. E poi, in una conversazione con i direttori delle riviste dei Gesuiti, ha detto che la guerra “forse è stata provocata o non impedita” e che per capirla bisogna allontanarsi dal normale schema di “Cappucetto rosso e Lupo Cattivo”. Parole che hanno irritato Kiev: “Non sa distinguere il bene dal male”, è il commento apparso su un canale Telegram ufficiale del governo ucraino.

Gazprom taglierà del 40% le forniture di gas alla Germania via North Stream

La questione energetica resta centrale nei rapporti tra Russia e Occidente, con i paesi europei ancora fortemente dipendenti dal gas di Mosca. La società russa Gazoprom oggi ha annunciato la riduzione del 40% delle consegne quotidiane tramite il gasdotto Nord Stream alla Germania, per via di problemi tecnici avuti con la multinazionale tedesca Siemens. Dopo l’annuncio, il prezzo del gas è cresciuto fino al 18% sul mercato di riferimento di Amsterdam.
Lele Liguori ha intervistato Pippo Ranci, ex presidente dell’Authority sull’energia.

 

La destra potrebbe vincere le elezioni politiche del 2023

(di Michele Migone)

Dopo queste amministrative, gli indizi sono tanti e portano a una conclusione: la Destra ha delle concrete possibilità di vincere le elezioni politiche del 2023. Giorgia Meloni può diventare la leader di un governo italiano composto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Manca circa un anno, un tempo biblico in politica, ma i segnali che questo scenario politico possa realizzarsi, ora, si intravvedono. La guerra tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini nel Centrodestra è reale, ma alla fine, non dovrebbe penalizzare la coalizione. La Lega è in forte declino, ma gli elettori che l’abbandonano, si rivolgono alla Meloni o all’astensione. Non vanno altrove. Questo è un elemento di coesione della Destra. Ed è per questo che molti analisti pensano che, nonostante gli schiaffi tra i due, la forza elettorale della loro coalizione rimarrà intaccata. A favore gioca anche il fatto, come ha sottolineato il politologo Piero Ignazi, che due partiti sono al governo, ma il terzo è, unico, all’opposizione. La Coalizione è così ora di lotta e di governo. Alle elezioni andrà unita. Quale gioco sarebbe migliore di questo, per buona pace di Matteo Salvini? Dall’altra parte, le difficoltà sono evidenti. Il collante dell’anti sovranismo non appare sufficiente per dare un vero impulso politico al campo largo di Enrico Letta. E trovare altri punti d’incontro è molto difficile. Il M5Stelle è di fronte a un crollo. I risultati delle politiche saranno sicuramente migliori di quelli delle amministrative, ma il rischio di veleggiare solo attorno al 8-10% per il partito di Giuseppe Conte è reale. I centristi come Calenda spingono Letta a fare una scelta: o ti allei con noi o con i Grillini. Ma sono parole che hanno più sapore del gioco di palazzo che di una proposta politica vera in grado di allettare l’elettorato. Insomma, tra confusione e divisioni, il campo largo rischia di non decollare mai.

Le imprese chiedono gli incentivi ma poi non li usano

La richiesta di Confindustria è costante: più incentivi per le imprese. Eppure da un rapporto di Inapp sui fondi pubblici destinati alla decontribuzione, emerge che soltanto il 24% dei nuovi contratti del 2021 è stato generato grazie agli incentivi. Si tratta di fondi destinati alle imprese che assumono donne, giovani, lavoratori al sud. Nonostante l’impiego di soldi pubblici, il lavoro offerto è di scarsa qualità: contratti precari, a termine, part time involontario, che non mettono le persone più fragili al riparto dalla precarietà e dallo sfruttamento.

È l’effetto di politiche che premiano le imprese a prescindere dal tipo di apporto dato al mercato del lavoro, senza porsi l’obiettivo di correggere le disuguaglianze.

Regno Unito: iniziano le deportazioni di migranti in Ruanda

In Gran Bretagna stasera è attesa la partenza del volo che dovrebbe inaugurare le deportazioni di migranti decise dal governo. In base a un accordo con le autorità del Ruanda, i richiedenti asilo verranno portati nel paese africano, ed è lì che dovranno aspettare la risposta alla loro domanda di protezione. Il tutto ha causato proteste dalle organizzazioni per i diritti umani e dalla chiesa, critiche dallo stesso principe Carlo e ricorsi in tribunale.

Addio a Abraham Yehoshua

Saranno domani vicino alla città israeliana di Haifa i funerali di Abraham Yehoshua. Il grande scrittore è morto oggi a 85 anni. Autore di romanzi tradotti in tutto il mondo, da “L’amante” del 1977 a “Il tunnel” del 2018, è stato anche saggista, autore teatrale e intellettuale della sinistra ebraica impegnato per il dialogo fra israeliani e palestinesi. Oliviero Ponte Di Pino cura dal 2012 il programma di Bookcity Milano, che l’anno scorso aveva ospitato Yehoshua.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Oggi in Italia sono stati comunicati circa 39.500 casi di covid con 73 morti. I tamponi positivi nell’ultima giornata sono il 17,3%, in aumento rispetto al 13,9 di ieri. In leggero calo le persone ricoverate. Domani sera scade l’obbligo di mascherina in una serie di luoghi, e a poche ore dal termine il consiglio dei ministri si riunirà per decidere in quali casi prorogarlo. Stamattina il sottosegretario alla sanità Andrea Costa ha detto che coprirsi naso e bocca non sarà più la regola in teatri, cinema e per gli eventi sportivi al chiuso e che invece è possibile un prolungamento per i mezzi pubblici, gli ospedali e le RSA.

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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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