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La lunga giornata di trattative per una tregua, la decisione dell’Italia di inviare armi a Kiev e le altre notizie della giornata

guerra ucraina ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 28 febbraio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Dopo una lunga giornata di trattative in territorio bielorusso tra delegazioni di alto livello, le posizioni di Mosca e Kiev restano molto distanti e la tregua non sembra vicina. Il Consiglio dei ministri italiano, intanto, ha dato il via libera all’unanimità a un decreto che prevede di cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità di Kiev per aiutare gli ucraini a fronteggiare l’assalto russo. Tra le oltre 500mila persone che stanno cercando di lasciare l’Ucraina ci sono anche migliaia di stranieri provenienti da diversi paesi africani, dall’India, dalla Siria o dall’Iraq. E per loro la fuga è ancora più difficile. La seconda parte del rapporto Ipcc sui cambiamenti climatici classifica il Mediterraneo come una delle regioni più soggette della media all’aumento della temperatura. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Una giornata di difficile trattativa per una tregua: le posizioni restano distanti

(di Emanuele Valenti)

L’incontro, nella regione di Homel, in territorio bielorusso a ridosso del confine ucraino, a nord di Kiev, è durato alcune ore. Sappiamo pochissimo. Non pare esserci stato alcun accordo. Ricordiamo che in questa fase il primo e direi unico obiettivo è una tregua. 

Le due delegazioni si dovranno consultare con i rispettivi governi e sulla carta dovrebbero rivedersi nei prossimi giorni.
 Sarebbero stati individuati alcuni punti sui quali continuare a discutere.

Le due delegazioni erano di alto livello. Per l’Ucraina tra gli altri il ministro della difesa Oleksiy Reznikov, per la Russia uno dei consiglieri di Putin, Vladimir Medinsky.
 Secondo i media di Minsk, bielorussi, il prossimo incontro potrebbe tenersi in una zona sul confine tra Bielorussia e Polonia. Non ci sono altre conferme su questo.
 Un primo commento sul negoziato è arrivato dal consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak: “Trattativa molto difficile, molto complicata, sfortunatamente la Russia rimane sulle sue posizioni e non si muove dalla sua prospettiva”.
 Quali siano le posizioni di Mosca è noto e la conferma mi sembra arrivi dalle parole di Putin a Macron, sempre oggi pomeriggio: ancora la neutralità e la demilitarizzazione dell’Ucraina e il riconoscimento della Crimea alla Russia. 

Durante i colloqui e anche subito dopo ci sono stati bombardamenti sia sulla zona di Kiev sia ad Kharkiv. Quella di Kharkiv, insieme al sud, è una delle situazioni più difficili in queste ultime 24/48 ore. Stando a fonti ufficiali ucraine ci sarebbero diverse vittime civili anche in città.

I combattimenti sul campo non si fermano

Sul campo proseguono i combattimenti. Nuove forti esplosioni sono state udite oggi fa fuori da Kiev, dove sarebbero concentrate le truppe russe. Sabato Angieri, giornalista freelance, collaboratore del Manifesto si trova a Kiev:

Combattimenti sono in corso anche in altre aree del Paese. I più pesanti nelle ultime ore a Kharkiv. Nella seconda città dell’Ucraina sono caduti i missili russi, anche in centro città e nelle aree residenziali. Secondo il governo ucraino, nei bombardamenti sarebbero morti decine di civili.

I primi effetti delle sanzioni dei Paesi occidentali sull’economia russa

Sul fronte economico, le sanzioni imposte dai paesi occidentali stanno producendo i primi effetti sull’economia russa. Oggi la borsa di Mosca non ha aperto. Il rublo ha toccato i minimi storici. Alla Borsa di Londra la più grande banca russa, Sberbank, è crollata del 68%. Sono sprofondati anche i colossi dell’energia russa tra cui Gazprom. In risposta alle sanzioni, la Russia ha deciso di chiudere il suo spazio aereo alle compagnie di 36 paesi, tra i quali l’Italia. Ma aumenta la lista dei Paesi che si stanno allineando alle sanzioni europee. L’ultima è la Svizzera, rompendo di fatto la sua tradizionale neutralità.
Particolarmente importante invece è l’ultima decisione degli Stati Uniti che hanno vietato con effetto immediato tutte le transazioni con la Banca centrale russa. “Le condizioni per l’economia russa sono cambiate drammaticamente”, ha detto oggi la governatrice della Banca Centrale di Mosca Elvira Nabiullina. Cosa comporta l’ultimo provvedimento di Washington e quali conseguenze provocherà? Luca Fantacci, economista, storico dell’economia all’università Statale di Milano:


 

L’Italia invierà armi a Kiev per aiutare gli ucraini a resistere all’assalto russo

(di Anna Bredice)

Ci sono 10 milioni di euro e 13mila posti per i rifugiati, l’autorizzazione preventiva per ridurre la domanda di gas, ma senza dubbio la parte più delicata e controversa del decreto approvato oggi dal Consiglio dei Ministri riguarda la cessione di armi all’Ucraina. È stato decisa e votata dal governo, ma è necessario il voto di una risoluzione in Parlamento, che avverrà domani e a cui in queste ore stanno lavorando i gruppi di Camera e Senato nel tentativo di arrivare ad un documento unitario. La bozza del decreto parla di una deroga specifica alle disposizioni vigenti, il riferimento non viene citato ma è alla legge del 1990 che vieta l’esportazione di armamenti ad un paese in guerra. Si tratta di una deroga che varrà fino al 31 dicembre, che è il termine dello stato di emergenza deciso dal governo per la crisi ucraina, un arco di tempo entro il quale inviare mezzi, armi e materiale militare e nello stesso tempo gestire la macchina dell’accoglienza e degli aiuti ai rifugiati in arrivo. Dopo il voto delle Camere, saranno i decreti del Ministero della Difesa, degli Esteri e dell’Economia a definire l’elenco delle armi da mandare in Ucraina. È la prima volta che questo accade, anche se la decisione viene collegata al Trattato della Nato che consente agli Stati di intervenire quando la sicurezza di un Paese viene minacciata. In ogni caso, anche se subordinata al Trattato dell’Alleanza atlantica, la scelta ha un forte impatto in Italia, soprattutto per le decisioni che dovranno prendere domani in Parlamento i partiti di centrosinistra. Letta più tardi vedrà i parlamentari per discutere della risoluzione. È stato tra i primi a chiedere un invio anche di materiale militare, affinché, ha detto poco fa, “la diplomazia vinca e la pace trionfi”. L’invio quindi di armi come deterrente per riavviare il dialogo. LeU attende di vedere quale sarà la risoluzione unitaria, che dovrebbe essere votata anche dall’opposizione di Giorgia Meloni. Anche il capo dei Cinque stelle Conte si è detto d’accordo. Salvini, che ha tentato in questi giorni una posizione equidistante, per non prendere le parti totalmente dell’Ucraina e contro Putin, dice di allinearsi alle decisioni di Draghi. Domani quindi in Parlamento il voto.

Le bombe cadono alle porte dell’Europa, ma non tutti i rifugiati sono uguali

(di Luisa Nannipieri)

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, più di 500mila persone hanno cercato di lasciare l’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Tra di loro ci sono anche moltissimi stranieri provenienti da diversi paesi africani, dall’India, dalla Siria o dall’Iraq. Fino a pochi giorni fa, infatti, l’Ucraina era la destinazione ideale per chi voleva studiare medicina o ingegneria ma non aveva la possibilità di ottenere un visto per farlo in un paese europeo. Il Marocco, la Nigeria e l’Egitto calcolano di avere, da soli, almeno 16mila studenti nel paese.
Come gli ucraini, queste decine di migliaia di persone, spesso giovanissime, si sono ritrovate da un giorno all’altro in una zona di guerra. E nella maggior parte dei casi sono state praticamente abbandonate a sé stesse. I loro paesi d’origine non hanno delegazioni diplomatiche organizzate come quelle europee o americane. In moltissimi casi non hanno nemmeno un’ambasciata in Ucraina e stanno cercando di organizzare l’evacuazione dei loro cittadini dalla Romania, dall’Ungheria, dalla Polonia o dalla Slovacchia. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

Il tempo per agire contro i cambiamenti climatici è sempre più ridotto: il rapporto IPCC

La seconda parte del rapporto Ipcc sui cambiamenti climatici raccoglie tutti gli studi più recenti riguardo a impatti, adattamento e vulnerabilità. Occorre agire in fretta, è il messaggio, per limitare i danni delle condizioni meteorologiche e climatiche estreme, che sono ormai inevitabili. 
Il Mediterraneo è una delle regioni più soggette della media all’aumento della temperatura e corre quattro rischi principali: ondate di calore, calo della produzione agricola, scarsità d’acqua e inondazioni.


Gli infortuni sul lavoro sono aumentati del 47% in un anno

Gli infortuni sul lavoro denunciati a gennaio 2022 sono il 47% in più rispetto allo stesso mese del 2021. Gli incidenti mortali sono stati 46, il 12% in più. In crescita anche le malattie professionali. 
Sono cresciuti sia gli infortuni sul posto di lavoro, sia quelli in itinere, cioè nel tragitto casa – lavoro.
Crescono di più le denunce di infortunio delle donne, che nel mese di gennaio sono state in numeri assoluti di più di quelle di uomini. 
In Lombardia la crescita degli infortuni è stata del 75%, numeri che secondo la Cisl evidenziano “una costante carenza di prevenzione, con un’insufficiente gestione dei rischi, per mancata formazione e modalità lavorative sempre poco attente alla salute e sicurezza”.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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