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L’ennesimo infortunio politico di Salvini, la Germania dopo Angela Merkel e le altre notizie della giornata

Salvini Morisi ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 27 settembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La notizia dell’indagine su Luca Morisi, l’inventore della Bestia di Salvini, ha gelato la schiena al leader della Lega. In Germania si apre l’era dopo Angela Merkel: l’Spd è il primo partito e il suo segretario Scholz ha proposto un programma socialdemocratico, in rottura col passato. Oggi sono arrivate tre condanne e alcuni rinvii a giudizio legati al caso Consip, una complicata vicenda giudiziaria iniziata nel 2016. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’ennesimo infortunio di Salvini: il caso Morisi

(di Michele Migone)

L’ultimo colpo è forse il più pesante: perché colpisce il pilastro su cui Matteo Salvini ha costruito il suo consenso di massa: la comunicazione e i social. La notizia dell’indagine su Luca Morisi, l’inventore della Bestia, ha gelato la schiena al leader della Lega. Dal punto di vista politico, un disastro. Una piccola quantità di cocaina considerata per uso personale trovata nella casa veronese dell’ormai ex braccio destro; pc e telefonini sequestrati dai carabinieri, tre ragazzi fermati con una sostanza che potrebbe essere stupefacente. Salvini ha voluto derubricarlo a sbaglio di Luca, come ha scritto sui social, ma per lui rischia di essere un grosso problema. Per ora limitato, se non ci saranno sviluppi. Già è iniziato il balletto di coloro che gli rinfacciano le posizioni reazionarie sulla droga sposate finora e alimentate proprio da quella macchina di propaganda a cui era capo fino a qualche settimana fa Luca Morisi: dal no al referendum sulla cannabis alle dichiarazioni su Stefano Cucchi: “Ha definito Cucchi un drogato e adesso magicamente, invece, Morisi diventa un amico da aiutare” – ha detto, infilando il coltello nella piaga, uno che di social se ne intende: Fedez. Per Salvini, il Caso Morisi proprio non ci voleva. Dopo le sberle di Draghi, le spaccature leghiste sul Green Pass, la rivolta dei governatori del Nord alla linea no Vax, il calo nei sondaggi, il bye bye degli industriali, il contrattacco della ministra Lamorgese, le notizie che riguardano l’ex capo della Bestia suonano quasi come un avvertimento, il suono del campanello che avverte della fine della ricreazione. Qualcuno nella Lega starà festeggiando. È caduto un potentissimo. Il capo è più debole. Sorriderà anche Giorgia Meloni, così come è probabile che, dentro l’establishment, siano molti coloro poco dispiaciuti per questo, ennesimo infortunio di Salvini. In fondo, questa vicenda, non fa altro che confermare l’immagine di leader poco affidabile che lo stesso leghista ha involontariamente creato un paio di anni fa, quella sera d’agosto al Papeete, quando ha iniziato a sbagliare, a commettere un errore dopo l’altro.

La Germania dopo Angela Merkel

I giochi sono ancora tutti aperti in Germania, dopo le elezioni di ieri. L’era Merkel si è conclusa, ma dal voto emerge uno scenario politico molto frammentato. I socialdemocratici hanno ottenuto una vittoria di misura, con il 27,5 percento dei consensi. Secondo il partito di Angela Merkel, i conservatori della Cdu. Le possibilità sono essenzialmente due: un’alleanza dell’Spd con i Liberali e i Verdi. Oppure, come chiede l’aspirante erede di Angela Merkel Armin Laschet, un governo Cdu, Liberali e verdi.

Insieme alle politiche si è votato ieri a Berlino anche per un referendum: in una città ad alto tasso di gentrificazione, agli elettori si chiedeva se consentire l’esproprio di oltre 240mila alloggi appartenenti ai colossi dell’immobiliare e lasciati volutamente sfitti per gonfiare i prezzi degli affitti. Hanno vinto i sì, col 57%. Il voto non è però vincolante e la neosindaca socialdemocratica eletta ieri si è già detta contraria a questa misura. Lorenzo Monfregola è un giornalista freelance che vive a Berlino:


 

Elezioni tedesche, per Scholz dalla crisi si esce a sinistra

(di Alessandro Gilioli)

Ha detto il segretario del Pd Enrico Letta che l’insegnamento delle elezioni tedesche è chiaro, «dalla crisi si esce a sinistra».
È un auspicio condivisibile, naturalmente, e in effetti nel programma con cui l’Spd ha vinto le elezioni ci sono delle cose di sinistra, pur essendo Olaf Scholz un moderato.
Cose semplici: come il salario minimo a 12 euro, un’aliquota fiscale più alta di tre punti per i redditi dei benestanti, una patrimoniale per i super ricchi, nessun aumento dell’età pensionabile (che in Germania è più bassa di quella prevista dalla legge Fornero in Italia), oltre a 50 miliardi di investimenti pubblici su clima e mobilità verde, ignorando il dogma del pareggio di bilancio. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

Tre condanne e rinvii a giudizio per il caso Consip

Oggi sono arrivate tre condanne e alcuni rinvii a giudizio legati al caso Consip, una complicata vicenda giudiziaria iniziata nel 2016.

(di Andrea Monti)

Le persone giudicate colpevoli sono l’imprenditore Ezio Bigotti e gli ex parlamentari Denis Verdini e Ignazio Abrignani: un anno di carcere a testa per turbativa d’asta. Al centro del procedimento c’è una gara da 2,7 miliardi bandita dalla Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. Per quella gara sarà processato Tiziano Renzi: il padre dell’ex presidente del consiglio è accusato di traffico di influenze come l’ex deputato Italo Bocchino e gli imprenditori Alfredo Romeo e Carlo Russo. Quest’ultimo e Tiziano Renzi sono sospettati di aver collaborato per aiutare un’azienda di Romeo a vincere la gara, sfruttando relazioni con l’amministratore delegato della Consip ottenute anche grazie al padre dell’ex capo del governo. In cambio Russo avrebbe avuto un contratto di lavoro per la sorella della sua compagna e si sarebbe fatto promettere soldi per sé e per Tiziano Renzi, che era accusato anche di turbativa d’asta e di un altro episodio di traffico di influenze: ipotesi cadute nell’udienza di poche ore fa, da cui sono uscite anche assoluzioni per altri reati di cui erano sospettati Verdini, Abrignani e Bocchino. Negli anni sono stati aperti diversi filoni d’inchiesta sul caso Consip, finito al centro del dibattito politico anche per il coinvolgimento dell’ex ministro Luca Lotti, imputato in un altro procedimento legato alla vicenda.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

https://twitter.com/MinisteroSalute/status/1442512504698150917

https://twitter.com/RegLombardia/status/1442513910548992004

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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    Da che parte sta il papa statunitense, Leone XIV? Con l’Europa di von der Leyen e Merz, ma anche di Macron, Meloni e Sanchez? Oppure con gli Stati Uniti di Trump, JD Vance, Musk e Peter Thiel. Oppure con nessuna di queste identità così identificate? Dopo l’attacco della Casa Bianca all’Europa con il «National Security Strategy» viene facile polarizzare lo scontro tra le due sponde dell’Atlantico. Anche se i due poli sono orientati entrambi prevalentemente a destra, con inquietanti sfumature che arrivano all’autoritarismo di stampo fascista (C.Bottis, Trumpismo. Un mito politico, Castelvecchi 2025). Dunque, gli Stati Uniti aggrediscono l’Europa con il NSS, e papa Prevost con chi si schiera? Pubblica ha ospitato oggi Stefano Zamagni (ex presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, economista) e Paolo Naso (scienziato della politica).

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    Piazza Fontana: ricordiamo la strage e la risposta democratica

    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    Nella tempesta dei dazi, i record di Pechino nelle esportazioni, con Gabriele Battaglia. Al confine tra Cambogia e Tailandia si riaccende un conflitto decennale, tra scam city e nuovi nazionalismi, con Paola Morselli, ricercatrice Ispi. A cura di Diana Santini.

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