Approfondimenti

Il lunedì nero delle banche europee, il possibile viaggio di Xi Jinping a Mosca e le altre notizie della giornata

Silicon Valley Bank

Il racconto della giornata di lunedì 13 marzo 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. È stato un lunedì nero per le borse europee, che dopo il fallimento della Silicon Valley Bank hanno chiuso in forte calo ovunque per timore di un contagio esteso. Secondo l’agenzia Reuters, il presidente cinese potrebbe incontrare Putin già la prossima settimana. Crosetto accusa la Brigata Wagner russa di condurre una guerra ibrida contro l’Italia attraverso l’aumento di sbarchi e viaggi di migranti dalla Libia. Le opposizioni hanno annunciato un esposto alla magistratura dopo il naufragio di fronte alle coste libiche. Il film “Everything Everywhere at All Once” ha vinto sei premi Oscar.

Le banche europee vacillano dopo il crack di Silicon Valley Bank

È stato un lunedì nero per le borse europee, che dopo il fallimento della Silicon Valley Bank hanno chiuso in forte calo ovunque per timore di un contagio esteso.
A Wall street, anche altre due banche First Republic e Western Alliance vacillano con titoli in forte calo e gli investitori temono siano le prossime a cadere con l’effetto domino. Il governo americano, secondo indiscrezioni, sta monitorando da vicino la situazione di First Republic, ed è pronto a intervenire se la banca dovesse incontrare difficoltà in seguito a una fuga di clienti. Se necessario per First Republic le autorità americani sarebbero pronte a ricorrere allo stesso schema messo in campo per Silicon Valley bank e Signature Bank.
Il presidente Statunitense Joe Biden, oggi prima dell’apertura della borsa ha cercato di tranquillizzare gli investitori dicendo che il «sistema bancario è al sicuro».

Le rassicurazioni da parte delle autorità Usa non ha evitato il duro contraccolpo sulle borse europee, che temono un contagio esteso. Per questi timori tutte le borse europee hanno chiuso in calo, con Milano capofila che cede il 4% mentre la maggior parte degli indici delle altre borse europee ha perso circa il 3 per cento, bruciando 291 miliardi.
Sentiamo il nostro collaboratore ed editorialista Andrea di Stefano


Xi Jinping potrebbe incontrare Putin a Mosca

(di Emanuele Valenti)
Vladimir Putin aveva già detto di aver concordato una visita a Mosca di Xi Jinping. Visita che molti osservatori avevano ipotizzato potesse avvenire tra aprile e maggio. Ora, secondo quanto scrive l’agenzia Reuters, il presidente cinese potrebbe arrivare in Russia già la prossima settimana.
Il ministero degli esteri cinese e il Cremlino non hanno confermato. I rapporti tra Russia e Cina, lo sappiamo, sono buoni. E con la guerra ucraina in corso sono diventati ancora più importanti, strategici. Oltretutto – questo lo scrive invece il Wall Street Journal – negli stessi giorni di un’eventuale visita a Mosca Xi dovrebbe parlare al telefono con il presidente ucraino Zelensky. Sarebbe la prima volta dall’inizio della guerra.
Il mese scorso Pechino aveva presentato un suo piano di pace per l’Ucraina. Un piano non particolarmente specifico, che in sostanza chiedeva alle parti di fermare le armi e tornare al tavolo del negoziato. I governi occidentali non gli hanno dato credito. E in generale questo non sembra proprio il momento della diplomazia. Xi Jinping cercherà invece di spingere le parti in questa direzione? Dirà a Putin che l’invasione dell’Ucraina ha creato problemi per tutti, problemi per esempio economici, e che sarebbe molto più saggio raggiungere un accordo? E allo stesso modo suggerirà a Zelensky di comprendere i timori di Mosca per la sua sicurezza? La Cina si vuole presentare come pacificatore ed equilibratore globale. Una potenza in grado di garantire sicurezza e prosperità. E probabilmente lo farebbe anche in Ucraina, ma qui il quadro è molto complesso. Ancora negli ultimi giorni diversi alti funzionari a Mosca e Pechino hanno ribadito come la relazione tra i due paesi sia fondamentale per evitare di cadere in un mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti. La contrapposizione a Washington è un elemento chiave dell’alleanza tra Russia e Cina. Le tiene vicine, oltre agli interessi economico-commerciali. Anche per questo è difficile che sia Xi a trovare la chiave per fermare la guerra. In qualche modo è coinvolto nello scontro internazionale in corso. Vale lo stesso per i leader occidentali. Per i cinesi gli interessi americani in Asia, soprattutto nel sud-est asiatico e intorno a Taiwan, some le principali minacce alla loro sicurezza. Ma allo stesso tempo quella tra Cina e Stati Uniti non è propriamente una nuova guerra fredda. I due paesi sono inevitabilmente legati tra loro: economia, commercio, finanza, tecnologia, cultura. La globalizzazione. Non è possibile uno strappo. Bisogna trovare un equilibrio, seppur difficile. E nella ricerca di questo equilibrio l’invasione russa dell’Ucraina potrebbe creare dei problemi. Dal punto di vista cinese – anche se questa non è la versione ufficiale – si tratterebbe di un azzardo, di un rischio, che in qualche modo mette in dubbio anche la tradizionale posizione di Pechino per quanto riguarda le crisi internazionali: la priorità è la sovranità nazionale. I cinesi lo hanno ribadito anche nel loro piano di pace per l’Ucraina, ma ovviamente la cosa non va molto d’accordo con l’invasione russa del paese vicino. Nessuno metterà in dubbio l’alleanza tra russi e cinesi. La visita a Mosca di Xi lo conferma. Ma la pace in Ucraina è un obiettivo molto alto, difficile, anche per il presidente cinese.

Il governo Meloni accusa la Russia dell’aumento di sbarchi e di viaggi di migranti dalla Libia

Il governo Meloni ha attaccato la Russia per l’aumento di sbarchi e di viaggi di migranti dalla Libia: “È la Brigata Wagner che conduce contro l’Italia una guerra ibrida”, ha detto il ministro della difesa Crosetto dopo un vertice con la presidente del Consiglio, Tajani, Salvini, Piantedosi e i vertici dei servizi segreti. “L’Unione Europea e la NATO devono capirlo”, ha chiosato Crosetto.

La riunione è stata convocata all’indomani dello scoppio delle polemiche contro il governo per il secondo mancato salvataggio di una barca di migranti. La notizia di un coinvolgimento della Brigata Wagner data dai ministri del governo Meloni, ovviamente, ha messo in secondo piano la questione del naufragio dell’altro giorno e del mancato intervento non solo della Guardia Costiera italiana, ma anche di quella libica.

La Brigata Wagner è presente in Libia, ma l’aumento dei flussi migratori di questi giorni dipendono solo marginalmente dalla volontà dei mercenari russi e deve essere fatte risalire al fatto che il governo Meloni ha puntato sui cavalli sbagliati in Libia – dice ai nostri microfoni il giornalista Nello Scavo.

I dubbi sulla ricostruzione del naufragio di fronte alle coste libiche

(di Massimo Alberti)
Ci sono diverse domande a cui le autorità italiane dovrebbero rispondere, a proposito di quanto è successo, o meglio non è successo, in quelle quasi 30 ore passate dal primo allarme alle 2,18 di sabato notte, al naufragio, domenica in tarda mattinata. Sappiamo che il centro di coordinamento di Roma assume la guida dell’operazione di ricerca e soccorso e chiede ai mercantili in zona di “monitorare” la situazione. Monitorare, perché la Guardia Costiera Italiana prima chiede di intervenire alla cosiddetta guardia costiera libica, di fatto per effettuare uno dei tanti respingimenti illegali, non essendo la Libia un porto sicuro. Ma gli stessi libici fanno presente di non essere in grado di intervenire, come riportato dalla stessa guardia costiera. Che i libici non interverranno mai lo conferma all’Italia, prima che gli venga attaccato il telefono in faccia, anche la ONG Sea Watch che sabato pomeriggio contatta il centro di coordinamento di Roma. Altra questione: nella zona ci sono diverse navi militari italiane, le missioni Unavfor Irini e Mare Sicuro. Sono state avvertite? Se no, perché, essendo certo più idonee di un mercantile ad un intervento di salvataggio? Resta un fatto inconfutabile: in quasi 30 ore, nonostante il centro di coordinamento italiano fosse al corrente di una nave, in acque internazionali, col motore in avaria, in balia di onde alte 6 metri, nonostante fosse al corrente che nessun altro si sarebbe mosso, che il mercantile Basilis L, col barchino a vista, non fosse in grado in intervenire, nonostante tutte questo, ammesso nella nota della stessa guardia costiera, l’Italia decide di non muoversi. Perchè? “non era area di nostra responsabilità” si giustifica la Guardia costiera. E’ davvero una spiegazione accettabile, nella consapevolezza che 47 persone, da quasi un giorno e mezzo stavano rischiando di annegare?

“Everything everywhere at all once” è il miglior film del 2023

(di Barbara Sorrentini)
“Everything everywhere at all once” è il miglior film del 2023 secondo l’Academy. Sei Oscar, anche con quello per la miglior attrice Michelle Yeoh, su 11 nominations. Il film del futuro con uno sguardo al passato che mette d’accordo tutti, ma che esclude il bellissimo film di Steven Spielberg. Fa incetta di premi “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, con quattro Oscar, a partire da quello internazionale per il tedesco Edward Berger. Finalmente meritato l’Oscar a Jamie Lee Curtis, emozionata e felice. Un po’ sull’onda dello scorso anno anche i premi del 2023 hanno cercato di rispettare il politicamente corretto. Come dimostra il miglior documentario “Navalny” che ha portato sul palco del Kodak Theater la moglie dell’oppositore di Putin. Alexei Navalny è ancora in carcere, ha condannato l’invasione dell’Ucraina e il documentario di Daniel Roher ripercorre la vicenda dell’avvelenamento. Un altro momento emozionante è stato quello della premiazione per il miglior attore non protagonista: Ke Hu Quan, arrivato dal Vietnam negli USA su un barcone, rinchiuso per un anno in un campo profughi e ora l’Oscar. Raccontato piangendo tra le lacrime e gli applausi di una platea ornata dal fiocco azzurro in solidarietà con i rifugiati.

Ecco tutti i vincitori degli Oscar 2023
Miglior film: Everything Everywhere All at Once
Miglior regia: Daniel Scheinert e Daniel Kwan, Everything Everywhere All at Once
Miglior attrice protagonista: Michelle Yeoh, Everything Everywhere All at Once
Miglior attore protagonista: Brendan Fraser, The Whale
Miglior attrice non protagonista: Jamie Lee Curtis, Everything Everywhere All at Once
Miglior attore non protagonista: Ke Huy Quan, Everything Everywhere All at Once
Miglior sceneggiatura originale: Everything Everywhere All at Once
Miglior sceneggiatura non originale: Women Talking
Miglior fotografia: Niente di nuovo sul fronte occidentale
Miglior scenografia: Niente di nuovo sul fronte occidentale
Miglior montaggio: Everything Everywhere All at Once
Miglior sonoro: Top Gun: Maverick
Migliori costumi: Black Panther: Wakanda Forever
Miglior makeup: The Whale
Migliori effetti speciali: Avatar: The Way of Water
Miglior film d’animazione: Guillermo del Toro’s Pinocchio
Miglior film straniero: Niente di nuovo sul fronte occidentale, Germania
Miglior documentario: Navalny
Miglior cortometraggio: An Irish Goodbye
Miglior cortometraggio documentario: The Elephant Whisperers
Miglior corto animato: Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo
Migliore colonna sonora: Niente di nuovo sul fronte occidentale
Miglior canzone: Naatu Naatu (RRR)

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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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