Approfondimenti

L’imminente proroga dello stato di emergenza, la legge sul suicidio assistito arriva alla Camera e le altre notizie della giornata

Mario Draghi stato di emergenza

Il racconto della giornata di lunedì 13 dicembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A fine anno scadrà lo stato di emergenza e in questi giorni si inizia a discutere sul da farsi: Enrico Letta e Giuseppe Conte si sono schierati a favore di un prolungamento, mentre Salvini ha detto di voler aspettare e valutare l’andamento dei dati. Draghi punta a prolungarlo fino a marzo. I dati diffusi da Istat sul terzo trimestre dell’anno confermano la tendenza di una ripresa di occupazione basata su contratti precari. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha bocciato la già troppo blanda legge sulle delocalizzazioni all’esame della maggioranza. La legge sul suicidio assistito è arrivata alla Camera, ma è stato poco più di un momento simbolico: sedie vuote, in molti danno per scontato l’affossamento della legge, come già avvenuto al ddl Zan. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Verso una proroga dello stato di emergenza fino a marzo

Il presidente del consiglio Mario Draghi avrebbe deciso di rinnovare lo stato emergenza fino a fine marzo. La decisione potrebbe essere presa già domani in un Consiglio dei Ministri convocato appositamente. Nei giorni scorsi diversi leader dei partiti della maggioranza si erano espressi in favore di un suo prolungamento.

(di Andrea Monti)

Il governo può allungare lo stato d’emergenza come ha fatto in passato fino al 31 gennaio, quando si arriverebbe a un totale di due anni, il massimo possibile senza un intervento del Parlamento. Per andare oltre serve appunto una decisione delle camere, il governo non può più fare da solo. Se l’emergenza non fosse prolungata non sarebbe più possibile procedere a colpi di DPCM, i decreti diventati un’abitudine quando a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte. L’organizzazione commissariale guidata dal generale Figliuolo non potrebbe più esistere così com’è: probabilmente i compiti della struttura, in particolare quelli legati alla campagna vaccinale, sarebbero affidati alla protezione civile. Lo stesso Figliuolo dovrebbe continuare ad avere un ruolo centrale, anche se almeno formalmente avrebbe un incarico diverso. Da capire che fine farebbe il comitato tecnico-scientifico messo in piedi nel febbraio 2020 proprio in base all’emergenza dichiarata pochi giorni prima. Questo per quanto riguarda le istituzioni. E la vita quotidiana delle persone? Se non ci sarà una proroga, misure come quelle su mascherine, distanziamento, green pass e sistema dei colori delle regioni non diventeranno impossibili, ma approvarle e farle entrare in vigore sarà più complicato. Allo stato d’emergenza sono legati anche i provvedimenti presi finora per limitare gli ingressi in Italia, dai paesi che di volta in volta sono stati considerati più a rischio di esportare contagi. Infine lo smart working: quando si tornerà a una situazione ordinaria l’applicazione del lavoro da remoto richiederà accordi individuali che al momento non sono necessari.

La manovra di bilancio è sempre più intrecciata alle manovre per il voto del Quirinale

(di Anna Bredice)

La manovra di bilancio e le manovre per il voto del Quirinale. I due piani si intrecciano sempre di più, mentre si avvicina gennaio, quando si dovrà votare per il nuovo capo dello Stato, il quale segue la sua strada che lo porterà fuori dal Colle. Giovedì incontrerà il Papa per il saluto di fine settennato. Conte questa mattina è andato da Draghi a parlare della manovra di bilancio, ma molti si sono chiesti se hanno parlato anche del Quirinale. Una nota di Palazzo Chigi ha precisato che si è parlato solo di pandemia e di finanziaria. Salvini vuole fare il protagonista, togliendo spazio a Giorgia Meloni e vuole vedere tutti i leader di partito per parlare di Quirinale, ma Enrico Letta gli ha fatto sapere che lo incontrerà solo dopo il voto della manovra economica. Un voto che arriverà al limite dell’esercizio provvisorio. Il voto alla Camera dei Deputati, ovviamente con la fiducia, avverrà tra Natale e Capodanno, visto che solo mercoledì arriverà al Senato il maxi-emendamento del governo con tutti gli aggiustamenti di queste settimane, modifiche che non sono state accettate dai sindacati, i quali confermano lo sciopero, previsto il 16, tra tre giorni. Draghi non ha convocato i sindacati per i temi strettamente legati alla manovra. C’è una convocazione per lunedì prossimo, a sciopero già avvenuto per la riforma delle pensioni, quella che dovrebbe cercare di evitare il ritorno della legge Fornero. Un tavolo che era stato già annunciato dal ministro Orlando, a due settimane dall’ultimo incontro, che per i sindacati era la dimostrazione che non c’è una volontà così urgente di trovare un’intesa.

Confindustria boccia la legge sulle delocalizzazioni

Per Confindustria è troppo anche la blanda legge sulle delocalizzazioni all’esame della maggioranza. “È un decreto fortemente e ideologicamente anti-impresa” ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che poi ha preso di mira la sottosegretaria allo sviluppo economico Alessandra Todde – non era la prima volta che Bonomi lanciava degli strali ad personam – che a suo dire non li avrebbe mai convocati.
L’attacco di Bonomi nel merito non ha ragioni: la proposta sul tavolo rispetto ad ora sostanzialmente allunga i tempi della procedura imponendo 3 mesi di preavviso scritto, solo alle imprese oltre 250mila dipendenti, e nella durata della procedura come ora si può ricorrere ad ammortizzatori sociali e cercar un nuovo compratore. 
Della proposta originale di Todde e del ministro Orlando non è rimasto sostanzialmente nulla: la multa del 2% sul fatturato, la black list delle imprese inadempienti, l’applicazione dai 150 dipendenti, cioè i punti sgraditi agli industriali, sono stati già tutti eliminati. “Perchè Confindustria ormai non difende più le imprese italiane, ma media coi capitali globali che le finanziano” dice lo storico Elio Catania:


 

La ripresa dell’occupazione è basata su contratti precari

I dati Istat sul terzo trimestre di oggi confermano la tendenza di una ripresa di occupazione basata su contratti precari. Nel terzo trimestre 2021 si registra un aumento di 121mila occupati sul precedente, e di 505mila sull’anno. Gli occupati a termine crescono e superano quota tre milioni, sono il 13,1% rispetto al 2,2% di crescita degli occupati totali. Gli occupati tra dipendenti ed autonomi sono circa 23milioni, i posti vacanti crescono a circa 400mila, di fronte a circa 4 milioni di disoccupati reali. 1 posto di lavoro ogni 10 disoccupati.
Intanto i dati Istat confermano che il problema sta proprio nei redditi da lavoro bassi, quelli che la riforma fiscale penalizza rispetto ai più ricchi. Un primo elemento smentisce la tesi secondo cui i salari non crescono perché in Italia non cresce la produttività. Nel 2020 la crescita della produttività del lavoro registrata in Italia +1,3%, al primo posto in Europa, oltre il triplo della Germania. In compenso l’Italia è l’unico paese europeo dove i salari negli ultimi 20 anni sono diminuiti, come ha rilevato l’OCSE. L’Istat rileva anche che nei prossimi mesi le retribuzioni reali potrebbero perdere valore a causa di un aumento dei prezzi superiore a quello previsto dai contratti: gli ultimi rinnovi contrattuali hanno portato ad aumenti dello 0,6%, a fronte di prezzi cresciuti dell’1,8%.

La legge sul suicidio assistito arriva in una Camera semivuota

(di Chiara Ronzani)

La legge sul suicidio assistito è arrivata alla Camera, a 3 anni dalla sentenza della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo che sollecitava il legislatore ad intervenire in tempi brevi. Ma è stato poco più di un momento simbolico: sedie vuote, in molti danno per scontato l’affossamento della legge, come già avvenuto al ddl Zan.
La distanza siderale tra la politica di palazzo e il paese reale si misura plasticamente nella distesa di scranni vuoti: 25 al massimo i deputati presenti al dibattito del testo sul suicidio assistito, peraltro annacquato. A smuovere il Parlamento, cui la Corte Costituzionale aveva chiesto di fare in fretta, non è bastata nemmeno la valanga di firme, un milione e 200mila cittadini che in tre mesi hanno chiesto il referendum sull’eutanasia legale. 
In commissione la legge è stata indebolita con l’introduzione dell’obiezione di coscienza, sul modello della 194, e con diversi limiti alla possibilità di decidere della propria vita per i pazienti più gravi, tanto che l’associazione Luca Coscioni propone diversi emendamenti per salvare il testo. 
Ma non è solo questo il punto: di mezzo ci sono tatticismi, alleanze e voti segreti dove, l’esperienza insegna, si palesano i conservatori di ogni schieramento che non hanno il coraggio di esporsi contro leggi che il senso comune ritiene passi avanti di civiltà. E poi il calendario: oggi c’è già stato il primo rinvio. Prima ci sarà la maratona della finanziaria, poi l’elezione del capo dello stato. Per il fine vita non è mai il momento giusto. Se ne riparlerà come minimo a febbraio. Molti parlamentari ammettono che si tratta un film già visto e l’esito sarà quello del ddl Zan. L’unica speranza è quella di togliere la palla dalle mani degli eletti e darla ai cittadini con il referendum.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

98 morti e 12.712 contagi. I dati di oggi sul coronavirus in Italia dicono che nell’ultima giornata i tamponi positivi sono stati il 4,1%, in aumento sia rispetto a ieri sia rispetto a una settimana fa. Cresce anche il numero di pazienti ricoverati: 27 in più in terapia intensiva, 254 in più negli altri reparti covid. Oggi si è saputo che le vaccinazioni nella fascia tra 5 e 11 anni, che a livello nazionale partiranno giovedì, inizieranno un giorno prima nel Lazio, dove da mercoledì saranno fatte iniezioni all’ospedale Spallanzani e in altri 8 centri.
In queste ore continuano ad arrivare dati sulle prenotazioni, aperte in quasi tutta Italia. In Lombardia la Regione parla di “oltre 30mila” adesioni in un giorno, su un totale di circa 600mila bambini potenzialmente coinvolti.

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