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La consacrazione delle Paralimpiadi in Italia. Intervista al presidente del CIP Luca Pancalli

Paralimpiadi Tokyo 2020 ANSA

Siamo arrivati al secondo giorno delle Paralimpiadi di Tokyo 2020 e tra una gara e l’altra questa mattina siamo riusciti a raggiungere il presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli. Potete ascoltare l’intervista integrale di Luca Gattuso nel podcast della Radiosveglia del 26 agosto.

Le Paralimpiadi stanno andando bene. Siamo a metà del secondo giorno di gare e ieri è stata la prima grande giornata in cui abbiamo ottenuto importanti risultati dal nuoto, 5 medaglie. Incrociando le dita, tutto procede bene in una situazione surreale perché la situazione pandemica ci ha costretto ad avere spalti e palazzetti completamente vuoti. Andiamo avanti.

Quanto pesa agli atleti l’assenza del pubblico sugli spalti?

Dipende dalle discipline. Io provengo dal nuoto e lì difficilmente, quando stai gareggiando, ti rendi conto della rumorosità del tifo dagli spalti. È chiaro che negli sport di squadra nei palazzetti potrebbe anche aiutare avere il sostegno del pubblico, ma devo dire che sono tutti atleti straordinari che nel momento in cui salgono su una pedana o entrano in vasca sono concentrati nella gara. L’assenza del pubblico influisce naturalmente sullo spettacolo generale, ma questa è la situazione e all’epoca del rinvio un anno e mezzo fa non avremmo immaginato di essere qui ora. Le disposizioni sono molto rigorose, ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno.

Vediamo queste Paralimpiadi di Tokyo come il terzo passaggio di una escalation iniziata a Londra 2012, dove l’Italia ha scoperto lo sport Paralimpico, poi a Rio 2016 dove l’Italia si è appassionata e ora Tokyo 2020. Cosa si aspetta, l’esplosione?

Ci tengo a sottolineare che non sono risultati che abbiamo incontrato sul cammino per caso. Nel 2012 l’Italia è esplosa perché si era lavorato per tanto tempo sui social network e sulla comunicazione, anche di educare voi intesi come comunicatori e giornalisti. E lì la presenza della Rai con 14 ore di diretta ha fatto il resto. Poi su questo si è continuato a costruire. Siamo passati a Rio con la difficoltà del fuso orario, ma anche lì la presenza dei giornalisti ha fatto la differenza. Noi possiamo raggiungere tutti i risultati che vogliamo, ma se non vengono fatti conoscere al grande pubblico e ai nostri concittadini e a tanti disabili gravi che non hanno ancora scoperto lo sport paralimpico, non servono a nulla i nostri risultati. Ci inorgoglisce vedere i nostri ragazzi e le nostre ragazze sul podio, ma il nostro obiettivo è ben più importante di qualche medaglia. Lo dico ad ex atleta e agonista: ci piacerebbe che attraverso le immagini dei nostri atleti si aiuti il Paese al crescere.

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