
“Se si va avanti a questo ritmo sui ricollocamenti si finisce nel 2101”. 11 novembre 2015
“E’ scandaloso che alcuni Stati membri non mettano in atto la ricollocazione dei rifugiati”. 28 marzo 2017
Sui ricollocamenti non una parola: 13 settembre 2017.
Il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha cambiato disco. Non più contrapposizione con i governi che non vogliono saperne di accogliere una seppur minima quota di rifugiati.
Al contrario, tono trionfalistico, abbiamo il vento in poppa, con metafora marinara non proprio felice, visti i drammatici naufragi che hanno fatto migliaia di morti. Oggi proteggiamo la frontiera del Mediterraneo in modo più efficace. I flussi di migranti si sono ridotti dell’81% ad agosto.
Grazie all’Italia, applausi degli eurodeputati.
L’ipocrisia del governo italiano è sposata in pieno dal democristiano lussemburghese.
I migranti arrivano meno perché restano bloccati nelle carceri libiche? Come ci dispiace! Sono proprio dei brutti posti. Ma faremo di tutto per migliorarli.
Questa oggi è la linea dell’Unione europea sulla più importante emergenza degli ultimi anni: politica, decisionale, di valori. Per una volta unica e condivisa. Le quote da distribuire dividevano. Il muro libico convince: ha unito i leader al vertice di Parigi. Italia, Francia, Germania, Spagna. L’avanguardia europea. Quella delle due velocità. E nessuno si è opposto, tra i governi, neanche quelli che di solito dicono no a tutto. Tutti d’accordo, questa volta. Con una impostazione di questo tipo, che calpesta i diritti umani per calcolo elettorale, di velocità ne è bastata una: l’importante è che i flussi dal Mediterraneo diminuiscano. A qualsiasi prezzo. Che tanto non paghiamo noi.