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Il recovery plan condiziona l’elezione del Presidente della Repubblica

recovery plan elezioni (foto quirinale)

Il recovery plan è come un abito su misura scritto su misura per un governo come quello attuale. Cade perfettamente come un vestito di sartoria sul profilo ideologico, culturale e di visione economica di Draghi e dell’esecutivo, pensando a ministri come Franco all’economia, o Cingolani alla transizione ecologica, o Colao all’innovazione tecnologica. Tecnici che stanno danno una impronta politica che per essere realizzata ha bisogno di tempo. Lo stesso Draghi ha fissato l’orizzonte al 2027 ovvero alla fine della prossima legislatura. Il problema è: chi avrà le leve del comando nella prossima legislatura?

L’ipotesi che vinca una destra guidata da Salvini e Meloni è probabile e il recovery plan verrebbe messo in discussione. Del resto anche se vincesse un centrosinistra sulla linea, mettiamo, Conte-Pd le frizioni verrebbero prima o poi alla luce. Questa la preoccupazione nei Palazzi che sponsorizzano l’attuale recovery plan, da Palazzo Chigi al Quirinale. E allora che fare? Un piano ardito ma che potrebbe funzionare è: Mattarella confermato presidente, in modo da avere un garante al Colle e al tempo stesso togliere l’incombenza a Draghi il quale così potrebbe a sua volta venire riconfermato a Palazzo Chigi, forte anche di una popolarità in crescita. Certo, ci sono le elezioni di mezzo.
Servirebbe di nuovo un risultato senza un vincitore chiaro e netto che possa reclamare la guida del governo. La tradizione italiana vuole che questo scenario abbia più possibilità di verificarsi con una legge proporzionale. C’è un anno di tempo, per mettere insieme tutte queste caselle, per chi lavora a una riconferma di Draghi e della sua squadra e di questo recovery plan

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    È morta Patrizia Arnaboldi. Aveva 78 anni. Storica militante comunista, protagonista del femminismo a Milano e del movimento studentesco, negli anni Ottanta è stata deputata per Democrazia Proletaria. Legata a Rifondazione Comunista, negli ultimi anni ha partecipato a molte battaglie a difesa della città. Una delle ultime, quella legata agli alberi di piazzale Baiamonti. Patrizia Arnaboldi, 50 anni fa, è stata anche una delle firmatarie, davanti al notaio, dell’atto di nascita di Radio Popolare. Ecco il ricordo di Matteo Prencipe, segretario lombardo di Rifondazione Comunista, e di Basilio Rizzo, storico consigliere comunale milanese.

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    Fa troppo caldo: scioperano i lavoratori della Emmegi, che costruisce condizionatori a Cassano d’Adda

    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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