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È possibile imparare dagli errori degli altri Paesi sul coronavirus?

coronavirus aeroporto mascherina

La domanda ritorna quotidianamente, ovunque. Che cosa ha imparato un determinato Paese da quello che è successo prima in altre Regioni del Mondo? Per quale motivo nessun sistema sanitario e nessun governo è riuscito a bloccare la diffusione del coronavirus nonostante l’esempio cinese? In altre parole: impossibile imparare dagli errori degli altri sul coronavirus?

Sono alcune delle domande che la rivista Science ha fatto a George Gao, direttore del Centro Cinese per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. Gao è specializzato nei virus incapsulati, o virus a involucro, proprio come il SARS-CoV-2, il coronavirus di cui parliamo ormai tutti i giorni. Si tratta quindi di una delle persone più informate sulla natura della pandemia che è partita dalla Cina nei mesi scorsi.

Gao difende, comprensibilmente, l’operato delle autorità medico-scientifiche e politiche di Pechino. Ma fornisce allo stesso tempo un quadro molto utile per iniziare a capire per quale motivo la pandemia sembra inarrestabile, anche nei paesi occidentali.

Prima questione. Sulla base della storia cinese dei mesi scorsi George Gao dice che ogni singolo caso va assolutamente isolato, così come i soggetti che sono stati a contatto con lui. E poi sospendere gli eventi pubblici – luoghi di aggregazione – e ridurre al minimo i movimenti.

Un errore che hanno gli altri paesi? Secondo Gao lo scarso utilizzo, soprattutto in un primo momento, delle mascherine sanitarie. Visto che non ci sono farmaci ad hoc e manca ancora un vaccino il rispetto di queste norme – e l’uso delle mascherine è tra queste – è più che fondamentale. L’infezione passa attraverso le goccioline. E quelle goccioline vanno bloccate.

Per far tutto questo, soprattutto per separare i diversi soggetti interessati, ci vuole ovviamente un ottimo coordinamento a livello territoriale e una leadership forte con un’autorità riconosciuta. Quindi un centro che prende le decisioni e un sistema di controllo efficiente. Qui entriamo nella sfera degli scontri politici centro-periferia che stiamo vedendo in Italia ma anche in Spagna, e nella dimensione dei diritti e della libertà. In Cina coordinamento e controlli hanno funzionato, così pare, da noi un po’ meno. Ma allo stesso tempo la Cina non è l’Europa…

Nell’intervista a Science – che risale a qualche giorno fa – Gao fa anche un’altra importante precisazione: il coronavirus è particolarmente resistente. Su diverse superfici può resistere anche a lungo, così come alle alte temperature e all’umidità. Ecco perché diventa fondamentale non farsi scappare nulla, perché chi è asintomatico rischia di portare in giro il virus.

In buona parte cose che già sapevamo, ma che dette da una delle persone che guida la battaglia cinese contro il coronavirus hanno tutto un altro peso.
Gao difende anche il fatto che le autorità cinesi non abbiano subito condiviso con gli altri paesi lo scoppio di una gravissima crisi umanitaria. Anzi, indirettamente conferma che in Cina non tutto è immediato. Quello che scopre la comunità scientifica va poi trasferito alla politica, che valuta come comunicare all’esterno, anche – conclude Gao alla rivista Science – per non alimentare il panico generale.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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