Approfondimenti

Confindustria a gamba tesa su Draghi, le regioni che vogliono fare da sole sui vaccini e le altre notizie della giornata

draghi

Il racconto della giornata di mercoledì 17 febbraio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Da Renzi a Berlusconi, da Landini a Legambiente fino all’Unione Buddhista, un coro variopinto di lodi al discorso di Mario Draghi al Senato, che nella notte voterà la fiducia. Solo Confinsutria entra a gamba tesa: “Bisogna togliere il blocco ai licenziamenti”. Sei regioni potrebbero tornare arancioni, e aumentano i ricoveri in terapia intensiva. Intanto le regioni vogliono fare da sole sui vaccini. Dieci poliziotti del carcere di San Gimignano sono stati condannati per torture. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

Confindustria chiede a Draghi di non prorogare il blocco dei licenziamenti

(di Michele Migone)

Dal coro dei commenti encomiastici per Draghi, oggi si è distinta Confindustria. Che non ha bisogno di lodare il nuovo premier preferendo andare subito al sodo: con una richiesta secca, senza preamboli nè giri di parole, di non prorogare il blocco dei licenziamenti.
Non una parola sul discorso di Draghi oggi alle Camere, non una sulla pandemia, niente sul Recovery Plan, sulla scuola o l’ambiente, sul drammatico momento del Paese: quello che interessa al sindacato degli imprenditori è solo che l’esecutivo lasci mani libere per licenziare, costi quel che costi al Paese, alla pace sociale, anche all’ordine pubblico. Il presidente Carlo Bonomi insomma, con il suo stile diretto da falco, è voluto andare subito all’incasso, come se il neo governo dovesse naturalmente agire secondo i desiderata degli industriali. Una cosa tipo: “Ti abbiamo appoggiato senza riserve, caro neopremier, ora vedi di fare quello che vogliamo noi, e anche in fretta”. Vedremo presto se Draghi, dopo aver ridimensionato i partiti, vorrà e saprà rimettere al suo posto anche Bonomi.
Ma vediamo già, con chiarezza, come i rappresentanti dell’imprenditoria italiana abbiano sempre uno sguardo corto, cortissimo, e non riescano a capire che una mattanza sociale metterebbe in ginocchio i consumi, quindi la produzione, quindi anche loro.

Al ministero dell’Economia i soldi del Recovery Plan

(di Anna Bredice)
La governance del Recovery Plan è stata al pari dei soldi del Mes l’argomento che ha mandato in crisi il governo Conte, del secondo non ne parla più nessuno, Draghi non ne ha fatto proprio cenno, della governance, di chi gestirà i soldi del Recovery plan, Draghi invece è stato molto chiaro, sarà il ministero dell’Economia, con gli altri ministeri competenti, in particolare quelli della transizione ecologica e digitale, il Parlamento sulla governance non avrà un ruolo attivo, “sarà puntualmente informato”, ha detto Draghi, silenziando per qualche minuto la cascata di applausi arrivati fino ad allora. Del resto Mattarella aveva dato a lui l’incarico dopo il fallimento dei partiti, e Draghi ne ha preso atto, rispettando tutte le differenze nella maggioranza, ma richiamandole all’unità, “che non è un opzione, ma un dovere”, ha specificato. Mario Draghi ha mostrato di capire esattamente la portata della crisi economica che la pandemia ha aggravato in maniera drammatica, ma le soluzioni non sono quelle del governo precedente, punta tutto sulle politiche attive per il lavoro, potenziando i centri per l’impiego, che dovranno aiutare i disoccupati a ritornare al lavoro e anche se non ha dato indicazioni precise sul blocco dei licenziamenti che scadrà il prossimo mese, sembra di capire da questo che non verrà prorogato, si salvano i lavoratori, ma non i posti di lavoro, anche perché per Draghi la riconversione ecologica dell’industria lascerà per strada molte aziende che non riusciranno a riconvertire la produzione, è la sfida più grande, è la scommessa per le nuove generazioni che però rischia di lasciare a terra migliaia di persone. Come ha commentato una senatrice subito dopo che pure darà il suo voto a Draghi, “la transizione ecologica non sarà un pranzo di gala”. Le  riforme che si legano al Recovery Plan sono fondamentali per il nuovo presidente del Consiglio e nelle sue intenzioni sono così profonde che ci vorrebbe un’intera legislatura per realizzarle, da quella fiscale, in nome della progressività, ma rivedendola nel suo complesso,  a quella dell’amministrazione pubblica, fino alla scuola, dove vorrebbe un rafforzamento degli istituti tecnici sia negli investimenti che nella preparazione dei docenti, perché negli anni della transizione ecologica bisognerà avvalersi sempre più di professionisti tecnici e giovani.

Le regioni sui vaccini vogliono fare da sole

(di Massimo Bacchetta)

L’iniziativa delle regioni italiane sui vaccini rappresenta il classico doppio dilemma di ogni scienza economica e sociale: puntare sul particolare o sul generale? E sul breve o sul lungo periodo? La loro risposta, in nome del pragmatismo estremo sceglie la prima: “vado sul mercato e se trovo dei vaccini li compro”. Il consenso dei cittadini è assicurato, l’efficienza di breve periodo, in apparenza, anche. C’è più di un risvolto. Il primo: così chi ha più soldi si protegge, il che evoca un po’ quello che l’assessora lombarda Moratti diceva sull’occhio “di riguardo” da tenere per le regioni che producono più Pil. Il secondo: affidarsi a intermediari, mercati paralleli e quant’altro significa certificare che su un bene vitale come il vaccino comandano domanda/offerta e ognuno fa per sé. Chi più può, più fa.
Ma c’è un problema: la pandemia è mondiale, non locale, e le soluzioni di breve periodo possono non corrispondere a quelle di lungo. Alcuni epidemiologi suggeriscono che per sconfiggerla davvero, alcuni paesi come l’italia dovrebbero addirittura cedere delle loro quote di vaccino a paesi piu poveri e meno protetti. Perchè il virus circola, e se non scende ovunque allo stesso modo continuerà a tornare, anche qui. Problema non solo etico, quindi, ma di efficienza reale nel contrasto. Il doppio dilemma, appunto. Non è un caso se il segretario generale dell’Onu Gutierrez, proprio oggi, ha lanciato un appello a realizzare con urgenza un “piano globale per i vaccini”, a riunire tutti quelli che hanno capacità scientifiche, tecnologiche e finanziarie necessarie. Perchè da una pandemia mondiale nessuno si salva da solo. E non è uno slogan.

Scattano le micro-zone rosse in Lombardia

Sono scattate in Lombardia le micro-zone rosse per contenere la diffusione della variante inglese. Alle 18 quattro comuni sono tornati in lockdown. Sono Bollate nel milanese, Castrezzato nel bresciano, Viggiù nel varesotto e Mede nel pavese. In questi comuni, dunque, stop agli spostamenti, negozi e ristoranti di nuovo chiusi. Il nostro Luca Parena è stato a Bollate. Ha raccolto le voci di alcuni cittadini.
voci

Dieci poliziotti del carcere di San Gimignano condannati per lesione e tortura


Tortura e lesioni aggravate. Con queste accuse il tribunale di Siena ha condannato oggi dieci poliziotti del carcere di San Gimignano. Le pene per loro vanno fino a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Gli agenti erano a processo per aver pestato, a calci e pugni, un detenuto tunisino. I fatti risalgono all’ottobre del 2018, quando i poliziotti durante un trasferimento di cella trascinarono la vittima in un corridoio per poi accanirsi su di lui. “La legge funziona e garantisce la giustizia”, è stato il primo commento dell’associazione Antigone. Patrizio Gonnella ne è il presidente.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 12.074 i nuovi positivi al coronavirus alle 17 di mercoledì 17 febbraio e portano il totale, dall’inizio della pandemia, a quota 2.717.204 (+0,44% giorno su giorno). I morti, nelle ultime 24 ore, sono stati 369 così da totalizzare le 94.540 unità da febbraio a questa parte (+0,39%). Gli attualmente positivi conteggiati in Italia sono 388.864 (-1,22%) e di questi 18.274 ricoverati con sintomi (189 in meno giorno su giorno, -1,02%) e 2.043 in terapia intensiva (31 in meno, -1,49%). Le persone sottoposte a isolamento domiciliare sono 368.547 (-1,23%). Nelle 24 ore si sono registrati 16.519 guariti e dimessi. Questo il quadro che emerge a seguito del bollettino quotidiano del ministero della Sanità, elaborato sulla base di 294.411 tamponi effettuati contro i 179.278 di martedì 16 febbraio. A livello delle singole regioni, la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di nuovi casi (1.764).

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    Diesel Euro 5, il blitz della lega contro il blocco che sarebbe scattato a fine anno: rimandato al 2026, riguarderà solo le grandi città

    La Lega ha ottenuto il rinvio dell’entrata in vigore del blocco alle auto diesel euro 5. Con un emedamento al decreto infrastrutture è stata rimandata di un anno l’entrata in vigore del provvedimento, che era stato approvato dal governo in recepimento di una direttiva europea. Il blocco agi diesel più inquinanti scatterà a questo punto solo alla fine del 2026: e non riguarderà tutte le città oltre i 30mila abitanti ma sarà applicato solo alle grandi città di oltre 100mila. La Lega e Salvini in queste ore rivendicano questo come “un atto di buonsenso”. Una lettura diversa e opposta a quella che danno in queste ore le associazioni ambientaliste e molti osservatori. Ester Marchetti, direttrice del settore trasporto pulito di Transport and environment.

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    Per i lavoratori dei musei civici di Milano prima vittoria: 300 euro in più al mese e maggiori tutele

    I lavoratori e le lavoratrici dei musei civici milanesi hanno vinto la loro battaglia: ora saranno assunti con il contratto nazionale Federculture e non più quello Multiservizi. Significa, ad esempio, 300 euro al mese in più in busta paga e migliori tutele. I primi a beneficiare del cambio di contratto, dopo scioperi e proteste, saranno i lavoratori e le lavoratrici delle biglietterie. “Dopo due anni di lotta serrata all’interno dei Musei Civici di Milano arrivano le certezze sull’applicazione del CCNL Federculture nel primo appalto che va in scadenza, ovvero le biglietterie” spiega il sindacato USB Lavoro Privato che ha seguito la vertenza. “Dopo l’uscita del bando non solo con l’indicazione del Federculture, ma con anche tutte le altre garanzie fondamentali che abbiamo rivendicato con scioperi e in tutti gli incontri avuti con i consiglieri e con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio, è stata data comunicazione ai lavoratori che quanto scritto nel bando troverà corrispondenza nel cambio appalto di settembre”. L’obbiettivo di sindacato e lavoratori è ora quello di cambiare il contratto in tutti gli altri bandi in scadenza, a partire da quello degli operatori di sala che scadrà a maggio 2026. Roberto Maggioni ha intervistato Elena Lott di USB Lavoro Privato.

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