Approfondimenti

Concita De Gregorio e la guerra dei trentenni: “La politica non se ne occupa”

Concita De Gregorio

L’ultimo libro di Concita De Gregorio, In Tempo di Guerra, affronta un tema che per la politica sembra invisibile: le battaglie dei trentenni che si trovano in eredità un universo saturo e ostile lasciato così dalle generazioni precedenti.

Ne abbiamo parlato con la scrittrice e giornalista durante l’ultima edizione di Milano BookCity. L’intervista di Barbara Sorrentini.

Marco è un ragazzo di trent’anni che ti ha cercata per raccontarti la sua storia e la sua storia è al centro del tuo libro. Raccontaci chi è Marco, cosa fa, quali sono i suoi sogni.

Marco è proprio questo. È un ragazzo di trent’anni che un giorno mi scrive e mi dice: “Tutti le chiederanno cinque minuti del suo tempo. Io le chiedo una settimana del suo tempo perché la mia storia non riesco a riassumerla in cinque minuti”. Mi scrive una lettera molto bella e iniziamo a parlare, cominciamo prima dalla corrispondenza e poi ci vediamo. Nell’arco di due anni, questo è il tempo che mi è stato necessario per finire il lavoro di raccolta e di ascolto, ho cercato davvero di ricostruire la sua storia e di far confluire nella sua storia tutti quei frammenti di storie di trentenni che raccolgo quotidianamente nella rubrica delle lettere, dove moltissimi ragazzi mi scrivono per dirmi della loro battaglia.
Parlando con Marco questo è emerso con grandissima chiarezza: quella dei trentenni è una guerra di cui nessuno parla, una guerra non dichiarata e invisibile in cui ciascuno di loro è un soldato solitario. Tutti si occupano dei giovani, in maniera anche molto retorica, o degli anziani o dei cinquantenni senza lavoro, di Quota 100 e dell’evasione. Nessuno, nella politica attuale e anche nel discorso pubblico, parla mai dei trentenni.
Il trentesimo anno, ciascuno di noi lo sa, è quel primo confine in cui si tira una linea, si fa un bilancio. Alcune cose le hai già fatte, devi stabilire quali e dare una valutazione, devi decidere la direzione da prendere e se non c’è una strada davanti a te. È anche un momento molto pericoloso e molto delicato in cui ti puoi inabissare in una dimensione di chiusura e di isolamento. Oppure puoi andare a combattere altre battaglie. Andartene all’estero, farti la tua vita. Devi trovare il tuo posto.

Tu l’hai definita una generazione senza ideali, un po’ per il momento politico attuale e perchè nessuno pensa a loro. Poi c’è anche l’invasione dei social che cambia anche il tipo di rapporti e di relazioni. Ma quando noi avevamo trent’anni era diverso? Che differenze hai trovato?

Non si dice mai che una generazione è senza ideali, io non l’ho mai detto e quello che è uscito è una sintesi giornalistica. Marco è pieno di ideali. Marco è un volontario del Mondo Pulito, è uno che segue Friday For Future, è uno che vuole andare ad arruolarsi nell’esercito della Siria del Nord. È un ragazzo che cerca il suo posto nel Mondo e che lo cerca a posto dove qualcuno gli dà casa. Però nel dialogo con le generazioni dei suoi genitori e dei suoi nonni, lui mette in dubbio che questa sia la scelta giusta per lui e anche loro mettono in dubbio che questa sia la scelta giusta per noi.
Il libro nasce dalla sorprendente composizione familiare della vera e autentica famiglia di Marco, che nell’arco di tre generazioni tocca il Pantheon degli ideali del ‘900: una nonna santa in processo di beatificazione, un nonno dirigente del Partito Comunista, un’altra nonna medico. Un nonno che si occupa di lettere antiche, il bisnonno partigiano. Lui si chiede che cosa vuol dire avere 30 anni oggi? E che cosa è stato avere trent’anni per mio padre? Mio nonno? Il mio bisnonno? Quanto è diverso?
Lui è figlio di una generazione che viene dagli anni ’70, i suoi genitori hanno attraversato il movimento politico e le battaglie limitrofe alla lotta armate e poi si sono rifugiati in una vita nei boschi e sono finiti in una setta. Anche questo tema delle sette mi sembrava molto rilevante perché anche oggi le appartenenze chiuse sono quello che sostituisce un ideale grande o collettivo. O almeno succede nel nostro Paese, perché proprio in questi mesi nel resto del Mondo si cominciano a vedere di nuovo le piazze proprio di ragazzi dell’età di Marco.
Dal punto di vista dell’osservazione è una generazione interessantissima. Tu pensi che le capitane delle Open Arms o delle navi del Mediterraneo, la generazione che sta dando battaglia a Trump negli Stati Uniti, quella di Alexandria Ocasio-Cortez, la capitana della nazionale di calcio americana Megan Rapinoe hanno trent’anni, tu vedi che nel mondo i trentenni in qualche modo stanno segnando un cambiamento in questo momento. È in Italia che si fa ancora un po’ di fatica e la storia di Marco racconta quanto le generazioni precedenti abbiano consumato tutto in una cena e hanno divorato perfino gli avanzi senza lasciare nulla. È una politica a spegnimento quella che continua ad occuparsi di chi ha già qualcosa e deliberatamente e pervicacemente evita di guardare chi non ha niente né avrà niente tranne i lavoretti, le paghette e il precariato.
Però poi basta volgere lo sguardo all’indietro, ascoltare i nonni e ripercorrere la strada all’indietro in modo da ritrovare la fiducia e la speranza. L’unico posto in cui possiamo andare quando abbiamo trent’anni è avanti.

In questo libro sei molto presente anche tu.

Sì, lui mi faceva delle domande alle quali io non avevo risposte. Io poi sono una cultrice del dubbio e sono convinta che alle domande bisogna rispondere con altre domande. Non avevo risposte da dare ai suoi quesiti fondamentali, se non in qualche caso fare mea culpa per quello che riguarda la mia generazione. Anche la mia generazione è arrivata di fronte ad un pasto già mangiato. Noi siamo la generazione di Carlo d’Inghilterra, quella che non regnerà mai e continuerà a regnare in questo Paese simbolicamente. Anche passare il testimone è un compito e allora lui ha aperto la sua scatola dei desideri e dei sogni, io ho aperto il mio piccolo Pantheon. Lui mi raccontava le sue musiche e io gli raccontavo i miei autori, lui mi diceva dei suoi propositi e gli dicevo delle storie che ho raccolto nel corso della mia vita e che mi aiutano quando sono in difficoltà. Ci siamo scambiati i nostri gioielli.

Nella narrazione della politica c’è qualche nesso con Nella notte, il tuo libro precedente?

Sì. Nella Notte, la storia vera della politica attuale e del meccanismo del potere così come l’ho conosciuto sulla mia pelle, si concludeva con la lettera di una ragazza di 25 anni che diceva “Io non voglio fare né l’influencer né ritirarmi a coltivare bio nella casa dei nonni”, che sono le uniche due possibilità che si danno ad una ragazza tra i 20 e i 30 anni: o vendere se stessa e la sua immagine o ritirarsi in un Eden privato a ricreare un Mondo che però serve solo a me. Ho ripreso quel filo e ho deciso di raccontare diffusamente cos’è la battaglia di un trentenne, anche la battaglia degli affetti. Per la prima volta c’è un punto di vista maschile. Lui mi racconta della sua battaglia con le donne, le ragazze che gli mettono ansia e che non capisce. Mi spiega della famiglia e dei genitori, il difficilissimo rapporto con la generazione post-movimentista. Il difficilissimo rapporto con il Mondo fuori e con i suoi coetanei.
Certo anche per noi è stato così, ma non altrettanto. Quando Marco mette in fila i suoi trent’anni con tutti i trent’anni di altre epoche, effettivamente oggi l’orizzonte è tanto più chiuso, il cammino è tanto più incerto. E nella politica non c’è chi abbia messo sul tavolo del discorso pubblico l’interesse di chi oggi entra nella vita adulta.
Si parla sempre di Quota 100, che riguarda una porzione destinata ad essere sempre più esigua, perchè riguarda chi ha già lavorato ed ha avuto un reddito, chi prenderà la pensione. Marco si chiedeva “se la politica non si occupa di noi, perchè noi dovremo occuparci della politica?”. Questa è una di quelle domande a cui posso rispondere con una storia vera che può essere di ispirazione.

Foto dal profilo ufficiale di Concita De Gregorio su Facebook

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio domenica 09/11 08:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 09-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve domenica 09/11 10:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 09-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di domenica 09/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 09-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 07/11/2025 delle 19:47

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 07-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Ricciardi, il commissario antifascista che si ispira a Camus

    Nato dalla penna di Maurizio De Giovanni e presente in buona parte della sua opera letteraria, il Commissario Ricciardi ritorna nella terza stagione della serie a lui dedicata su Rai1 e sceneggiata dallo stesso autore dei romanzi. Diretto nel 2021 da Alessandro D’Alatri, seguito poi da Gianpaolo Tescari, per la seconda e la terza stagione, Ricciardi indaga nella Napoli degli anni ‘30 in pieno regime fascista, rifiutandone le regole imposte. “Ricciardi non è un protagonista tipico, è un anti-protagonista – spiega Guanciale -. È molto empatico e come il protagonista di La Peste di Camus, si preoccupa di fare bene il suo mestiere a prescindere dalle imposizioni che gli vengono fatte”. Sempre in cerca di giustizia, in una forma di resistenza al potere dittatoriale di Mussolini, molto presente nel contesto dei casi da risolvere. I fantasmi che si aggirano nella mente del Commissario, immaginati nei libri di De Giovanni, nella serie prendono forma durante le indagini. L’intervista di Barbara Sorrentini.

    Clip - 09-11-2025

  • PlayStop

    La domenica dei libri di domenica 09/11/2025

    La domenica dei libri è la trasmissione di libri e cultura di Radio Popolare. Ogni settimana, interviste agli autori, approfondimenti, le novità del dibattito culturale, soprattutto la passione della lettura e delle idee. Condotta da Roberto Festa

    La domenica dei libri - 09-11-2025

  • PlayStop

    Va pensiero di domenica 09/11/2025

    Viaggio a bocce ferme nel tema politico della settimana.

    Va Pensiero - 09-11-2025

  • PlayStop

    Apertura musicale classica di domenica 09/11/2025

    La musica classica e le sue riverberazioni per augurare un buon risveglio a “tutte le mattine del mondo”. Novità discografiche, segnalazioni di concerti, rassegna stampa musicale e qualunque altra scusa pur di condividere con voi le musiche che ascoltiamo, abbiamo ascoltato e ascolteremo per tutta la settimana.

    Apertura musicale classica - 09-11-2025

  • PlayStop

    Radio Romance di sabato 08/11/2025

    Canzoni d'amore, di desiderio, di malinconia, di emozioni, di batticuore. Il sabato dalle 21.30 con Elisa Graci

    Radio Romance - 08-11-2025

  • PlayStop

    Snippet di sabato 08/11/2025

    Un viaggio musicale, a cura di missinred, attraverso remix, campioni, sample, cover, edit, mash up. Sabato dalle 22:45 alle 23.45 (tranne il primo sabato di ogni mese)

    Snippet - 08-11-2025

  • PlayStop

    News della notte di sabato 08/11/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 08-11-2025

  • PlayStop

    Blue Lines di sabato 08/11/2025

    Conduzione musicale a cura di Chawki Senouci

    Blue Lines - 08-11-2025

  • PlayStop

    Il sabato del villaggio di sabato 08/11/2025

    Il sabato del villaggio... una trasmissione totalmente improvvisata ed emozionale. Musica a 360°, viva, legata e slegata dagli accadimenti. Come recita la famosa canzone del fu Giacomo: Questo di sette è il più grandioso giorno, pien di speme e di gioia: di man tristezza e noia recheran l'ore, ed il travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.

    Il sabato del villaggio - 08-11-2025

  • PlayStop

    Senti un po’ di sabato 08/11/2025

    Senti un po’ è un programma della redazione musicale di Radio Popolare, curata e condotta da Niccolò Vecchia, che da vent’anni si occupa di novità musicali su queste frequenze. Ospiti, interviste, minilive, ma anche tanta tanta musica nuova. 50 minuti (circa…) con cui orientarsi tra le ultime uscite italiane e internazionali. Da ascoltare anche in Podcast (e su Spotify con le playlist della settimana). Senti un po’. Una trasmissione di Niccolò Vecchia In onda il sabato dalle 18.30 alle 19.30.

    Senti un po’ - 08-11-2025

  • PlayStop

    Stay human di sabato 08/11/2025

    Ogni sabato, dalle 17.35 alle 18.30, musica, libri e spettacoli che ci aiutano a 'restare umani'. Guida spirituale della trasmissione: Fela.

    Stay human - 08-11-2025

Adesso in diretta