Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Mercoledì 27 gennaio 2021

Commissione Europea

Il racconto della giornata di mercoledì 27 gennaio 2021 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia e nel Mondo agli eventi in Italia per il Giorno della Memoria. Cosa emerge dai dati COVID nel nostro Paese mentre in Europa è scontro aperto tra Commissione Europea e AstraZeneca sulla fornitura dei vaccini contro il COVID-19. In Francia Sanofi ha firmato un accordo storico con il suo concorrente tedesco BioNTech per accelerare la produzione del vaccino e la sua distribuzione in Europa. La sindaca di Torino Chiara Appendino è stata condannata nel processo per i fatti di piazza San Carlo. Il Libano è al quarto lockdown e la rabbia sta montando in tutto il Paese. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi


Oggi sono 15.204 i test positivi, il rapporto torna sopra il 5%. I morti sono 467. I posti letto occupati in terapia intensiva sono diminuiti di 20, gli ingressi giornalieri sono 115, il numero più basso di gennaio. Ma le regioni oltre la saturazione delle Ti sono salite da 8 a 9,se nn sbaglio si è aggiunto il Lazio dove i medici iniziano ad essere assai preoccupati. Ma i continui cambi di raccolta dei dati rendono complicato avere un’idea sul reale andamento della pandemia.

Cosa emerge dai dati COVID in Italia

(di Massimo Alberti)

Ci sono 2 dati tangibili: i morti, ed il flusso di ingresso in terapia intensiva. Sono entrambi dati che sui quali si continuano a non vedere variazioni significative. 471 la media di morti quotidiani a gennaio. Da inizio anno non si è mai scesi sotto una media di 150 nuovi ricoverati gravi a settimana. Numeri che da soli bastano a dire che il virus continua a correre, e che il sistema a zone, tra chiusure e riaperture, difficilmente consente di scendere sotto questo costo in vite umane, Sui contagi, gli analisti di dati sembrano concordi nel vedere la fine degli effetti delle limitazioni di natale e le prime indicazioni di risalita. Davide Tosi, dell’università dell’Insubria, nota un leggero aumento di casi negli ultimi giorni, presto per dire se si tratti di una tendenza. Anche secondo il fisico Giorgio Battiston e lo statistico Livio Fenga i numeri ancora alti dell’epidemia potrebbero essere la spia dei primi effetti delle riaperture del 7 gennaio. Per Battiston l’Rt nazionale sta infatti risalendo intorno all’ uno. Circa 480mila contagiati attuali sono 10 volte più che in settembre, ed è la causa dei molti morti che registriamo ogni giorno, ricorda Battiston. Gli studiosi continuano a basarsi sui tamponi: dal 15 gennaio infatti nel computo ufficiale sono entrati anche i test antigenici di 3a generazione. Che hanno sensibilità diversa ed affidabilità più bassa soprattutto sui falsi negativi. Ovviamente il rapporto test/positivi è crollato. Gli antigenici, hanno un tasso di positività dello 0,95%, I tamponi intorno al 10. Vengono infatti effettuati su campioni fortemente differenziati per esposizione al rischio o con sintomi precursori gli uni e in buone condizioni fisiche gli altri. Come mescolare mele e pere, dicono gli esperti. Dalla loro introduzione, le regioni hanno usato sempre meno tamponi e sempre più antigienici. Ieri, per la prima volta, il numero di antigenici ha superato il numero dei tamponi. Di fatto una sottostima della pandemia che rischia di generare decisioni sbagliate sulle misure da adottare.

Consultazioni. Il PD farà a Mattarella il nome di Conte

(di Anna Bredice)

Domani alle 18.30 il PD farà il nome di Conte a Mattarella, chiederà che il Presidente del Consiglio uscente possa rientrare a Palazzo Chigi, con un governo ampio, che lo metta al riparo dai ricatti e dall’instabilità provocata da Renzi. Si attendeva la linea del PD sintetizzata dal Segretario, perché tante sono state le voci anche discordanti in questi giorni nel partito. Non c’è più come nei giorni scorsi un no al ritorno di Italia viva nel governo, “non ci sono veti“, dice Zingaretti, ma ci sono invece subbi sulla affidabilità di Renzi dopo aver aperto una crisi irresponsabile. Zingaretti quindi avvalora l’operazione di Conte di cercare il sostegno di nuove forze in Parlamento, quel gruppo di europeisti nato questa mattina e che nel pomeriggio ha visto altri due ingressi. Ma ci sono anche sfumature nel discorso del segretario del Pd, il nome è Conte, ma avverte “sarebbe insufficiente affidarsi ad un nome se in questi giorni tutti non compiono passi avanti“, che tradotto vorrebbe forse dire che se ci sono ostacoli, il pd dovrà prenderne atto e accettare che Conte non è il candidato di tutti. Area riformista, la corrente che rappresenta gli ex renziani nel partito democratico si è detta soddisfatta, rispetto ad un no a Renzi Zingaretti ha aperto, ma il segretario del pd avverte ancora il pericolo di elezioni anticipate, non è più Conte o voto, le elezioni rappresentano ora un pericolo da evitare.

Caos vaccini. È scontro tra l’UE e AstraZeneca

È ormai scontro aperto tra Commissione Europea e AstraZeneca sulla fornitura dei vaccini che entro la settimana dovrebbero essere approvati dall’Agenzia Europea del Farmaco. Pascal Soriot, amministratore delegato della casa farmaceutica, intervistato da Repubblica, nega l’ipotesi di una vendita di dosi fuori dall’Unione, respinge gli obblighi contrattuali sulle forniture sostenuti da Bruxelles e ribadisce che prima verrà fornita la Gran Bretagna, che ha firmato prima il contratto. Tutt’altra la ricostruzione della Commissione, secondo cui gli sviluppatori di vaccini hanno obblighi morali e contrattuali, e non c’è logica di priorità nel contratto di pre-acquisto, ha detto la commissaria europea alla salute. Questa sera dovrebbe esserci una nuova commissione tra la multinazionale e la commissione. I ritardi di fornitura annunciati da AstraZeneca stanno provocando forti ritardi nella campagna di vaccinazione di tutta Europa.

Vaccini in UE. Sanofi firma un accordo con BioNTech

(di Luisa Nannipieri)

Il laboratorio farmaceutico francese Sanofi ha firmato un accordo storico con il suo concorrente tedesco BioNTech per accelerare la produzione del vaccino e la sua distribuzione in Europa. L’azienda ha promesso di mettere a disposizione una parte del suo apparato produttivo per l’imbottigliamento del siero della Pfizer destinato al mercato europeo. L’operazione su grande scala dovrebbe cominciare tra luglio e agosto nello stabilimento Sanofi di Francoforte, che si trova non lontano dalla sede della BioNTech, e dovrebbe permettere di condizionare 100 milioni di dosi entro fine anno, di cui il 15% sarà destinato alla Francia. L’accordo arriva dopo settimane di pressione del governo di Parigi, deluso dai ritardi del laboratorio sullo sviluppo del suo vaccino e dall’annuncio di Sanofi di voler eliminare 400 posti da ricercatore negli stabilimenti francesi. Ma anche dopo che sia Pfizer che AstraZeneca hanno annunciato importanti ritardi nella consegna delle dosi all’Unione Europea per problemi di produzione. La potenza di fuoco di Sanofi dovrebbe rassicurare parzialmente Bruxelles, che sospetta i laboratori di vendere oltreconfine le dosi prodotte sul territorio europeo nascondendosi dietro ai problemi tecnici e che proprio per questo ha annunciato la creazione di un meccanismo di controllo sulle esportazioni dei vaccini.

Giorno della Memoria

Oggi in tutta Italia si è celebrato il Giorno della Memoria. 76 anni fa, il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’armata Rossa arrivarono per prime nella città Polacca di Auschwitz, dove scoprirono il campo di concentramento e l’orrore del genocidio nazista. Oggi sono state centinaia le iniziative, tutte a distanza per il COVID. Al Quirinale la cerimonia con il presidente della Repubblica Mattarella:

Presenti anche la presidente dell’UCEI, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni e Sami Modiano, sopravvissuto all’Olocausto che ha raccontato ancora una volta la sua storia agli studenti collegati in video conferenza:


 

Torino, condannata la sindaca Chiara Appendino

La sindaca di Torino Chiara Appendino è stata condannata a un anno e sei mesi nel processo con rito abbreviato per i fatti di piazza San Carlo. Stessa condanna per altri 4 imputati.
Era il 3 giugno 2017 quando un’ondata di panico collettivo tra la folla che stava assistendo alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid causò il ferimento di oltre 1.600 persone e la morte di due donne.
A scatenare la calca una rapina con dello spray urticante messa a segno da 4 giovani già condannati a oltre 10 anni di carcere. Secondo il Giudice la decisione di organizzare la proiezione fu politica e quindi direttamente riferibile alla sindaca, un’organizzazione che per l’accusa fu fatta in fretta e male. Insieme alla sindaca sono stati condannati il suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’allora questore Angelo Sanna, l’ex presidente di Turismo Torino Maurizio Montagnese ed Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di parte della progettazione. Per tutti l’accusa è di disastro, omicidio e lesioni colpose. “Pago un gesto fatto da altri, sono fiduciosa di far valere le mie ragioni nei prossimi gradi di giudizio” ha commentato Appendino a caldo. Si tratta del secondo verdetto negativo per la prima cittadina di Torino, che lo scorso settembre era stata condannata a 6 mesi per falso in atto pubblico e in quell’occasione aveva annunciato che non si sarebbe ricandidata come sindaco alle prossime elezioni che si svolgeranno in primavera.

COVID-19, record nel Mondo. Ma è una pessima notizia

Ieri erano stati superati i 100 milioni di casi, oggi i 18mila morti in un giorno. La pandemia di covid a livello mondiale continua ad essere in piena espansione. Secondo i calcoli dell’agenzia AFP dall’inizio di gennaio la mortalità è notevolmente accelerata. E gli Stati vanno verso nuove contromisure, anche per poter gestire la campagna vaccinale. Un “lockdown molto rigido”, il terzo per la Francia, è fra gli scenari allo studio del governo. Alla riunione degli ambasciatori della Ue, la Germania ha chiesto di inasprire i criteri per definire le cosiddette aree rosso scuro, ad alto rischio Covid. Altri paesi europei si sono già detti d’accordo. Boris Johnson ha annunciato al Parlamento di Londra il bando dei viaggi in 22 Paesi. Anche oggi in Gran bretagna oltre 1700 morti.

Quarto lockdown in Libano: scontri e proteste nel Paese

(di Emanuele Valenti)

Quando la pandemia fa esplodere situazioni già molto critiche, a prescindere dall’emergenza sanitaria, dal punto di vista economico, sociale e politico. Uno degli ultimi esempi arriva dal mondo arabo, dal Libano.
Negli ultimi giorni ci sono state proteste in diverse zone del paese. La più grossa a Tripoli, nel nord, una città storicamente segnata dalle divisioni etnico-religiose. Il governo ha mandato l’esercito e ci sono state decine di feriti.
Il Libano sta vivendo il suo quarto lockdown. La chiusura delle attività commerciali ha dato il colpo di grazia a un sistema economico da tempo sull’orlo del collasso. La metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, oltre un terzo dei libanesi è disoccupato, le banche hanno limitato al massimo le transazioni.
In un paese che vive in buona parte di economia informale – 6 milioni di abitanti, di cui oltre un milione di profughi siriani – le restrizioni anti-Covid hanno aggravato la condizioni di chi faceva molta fatica anche prima della pandemia.
La rabbia dei libanesi arriva però da lontano. Le piazze di Beirut e Tripoli si riempiono da quasi un anno e mezzo, dall’autunno del 2019, contro una classe politica corrotta e incapace e un sistema costituzionale ingessato sulle divisioni etnico-religiose.
L’incapacità della politica libanese è stata evidente nella mancata prevenzione della gigantesca esplosione del porto di Beirut la scorsa estate.
Il governo – da tradizione nel pieno di una crisi politica – ha concluso un accordo con Pfizer per l’acquisto di 2 milioni di vaccini. I primi dovrebbero arrivare la prossima settimana. Chissà come saranno le piazze…

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Promemoria per i tempi di manovre di bilancio. Più soldi guadagni e maggiori sono i benefici fiscali che ricevi dal governo. E’ il capolavoro politico-fiscale che il governo Meloni è riuscito a realizzare con l’ultima legge di bilancio, ora in discussione in parlamento. Ha scritto l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), istituzione indipendente, nei giorni scorsi: «la riduzione dell’aliquota legale dal 35 al 33 per cento, nell’intervallo di reddito tra 28.000 e 50.000 euro, produce un beneficio fiscale differenziato che cresce al crescere del reddito». Ripetiamo: il taglio delle aliquote Irpef ha prodotto «un beneficio fiscale differenziato che cresce al crescere del reddito». Una manovra regressiva, che fa aumentare le disuguaglianze. Alla stessa conclusione è arrivata anche l’Istat e la Banca d’Italia. Ma il governo Meloni ha preso le distanze da queste conclusioni. Pubblica oggi ha ospitato l’economia Maurizio Franzini e la sociologa Enrica Morlicchio. Di fronte alle politiche della destra al governo che aumentano esplicitamente le disuguaglianze, abbiamo deciso di partire dai fondamentali con i nosti ospiti: che cos’è l’uguaglianza? Cosa significa parlare di uguaglianza in un paese che la prevede fin dalla sua Costituzione (articolo 3)? Quali meccanismi ha messo in moto l’esecutivo per una manovra “di classe”?

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