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Che cosa è successo oggi? – Mercoledì 20 gennaio 2021

vaccini covid

Il racconto della giornata di mercoledì 20 gennaio 2021 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia al giorno dopo la fiducia incassata al Senato con Conte da Mattarella e le prime crepe all’interno di Italia Viva. La campagna di vaccinazione in Italia si ferma a causa dei ritardi di Pfizer: le dosi disponibili saranno riservate ai richiami mentre il COVID si diffonde a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica. Con la proposta di distribuire i vaccini in base al Pil, Letizia Moratti torna agli antichi vizi della destra economica. Alarm Phone denuncia un nuovo naufragio al largo della Libia con 43 vittime accertate. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

I dati dei contagiati continuano ad essere stabili, ma il numero dei morti è ancora altissimo: 524 nelle ultime 24 ore. 13.571 i nuovi positivi, un tasso che resta al 4,9% sui test effettuati. I posti letto occupati nelle terapie intensive sono 26 in meno, sempre costante però il numero dei nuovi ingressi, 152 nelle ultime 24 ore. E sono salite a 11 le regioni oltre la soglia critica del 30% di malati Covid in rianimazione.
La gran Bretagna intanto ha toccato un nuovo picco di morti arrivando a 1829 nelle 24 ore a fronte di circa 39mila nuovi casi. La Francia intanto ha escluso una riapertura degli impianti sciistici, ed ha annunciato che domani chiederà al consiglio europeo di istituire controlli sanitari alle frontiere tra gli stati dell’Unione.

Il giorno dopo la fiducia incassata al Senato

(di Luigi Ambrosio)

Conte va da Mattarella al Quirinale solo per riferire. Ma il Capo dello Stato le notizie le conosce già e non è un resoconto che gli serve. Vuole invece che Conte gli dia garanzie sulla tenuta della maggioranza. Per questo potrebbe dagli un tempo politico, una o due settimane, per verificarlo. Magari con un mandato oppure anche senza, in via informale ma sostanziale.
La strada è stretta. La metafora usata da Zingaretti il giorno prima del voto al Senato veniva ripetuta oggi da quelli del Pd nei corridoi del Palazzo.
La strada è stretta e dal vertice di maggioranza emerge una posizione che la rende ancora più difficoltosa: prima del rimpasto si devono costituire i gruppi parlamentari dei nuovi sostenitori di Conte.
“Pagare moneta vedere cammello” è la traduzione di un senatore. Formula non elegantissima ma chiara. Il problema è che dall’alta parte non c’è uno sprovveduto ma deputati e aree politiche che oggi sono più consapevoli del loro potere contrattuale. Lo erano già ieri, figuriamoci ora.
La maggioranza da sola non va da nessuna parte, e chi arriva non lo farà gratis.
Poi ci sono i maliziosi. Quelli che fanno notare che obbligare i nuovi entranti a fare il gruppo prima di trattare significherebbe decretare il fallimento del tentativo. Quasi la ricerca di un pretesto per chiuderla con Conte anche da parte di ambienti Pd.

Emergono le prime crepe dentro Italia Viva

(di Anna Bredice)

Comincini e Grimani sono due senatori di Italia Viva ed entrambi dicono oggi la stessa cosa: “Se Renzi decide un’opposizione feroce non ci stiamo, restiamo qui per lavorare perché si riapra uno spiraglio”. Sono le primissime crepe dentro la apparente compattezza del gruppo renziano al Senato fatto da 18 parlamentari, compatti finché ci si astiene, se Renzi deciderà di votare no, unendosi ai no di Salvini e Meloni ecco che ci sono già due senatori che se ne andranno e qualcun altro potrebbe seguirli. È un po’ il desiderio di Conte di poter prendere anche lì appoggi per il suo futuro gruppo, ma quando i due senatori di oggi aggiungono che lavorano per riaprire uno spiraglio, vuol dire però un’altra cosa, poter rientrare nella maggioranza attuale, ma senza Conte. Il timore del Presidente del Consiglio è che gli ex renziani nel Pd non abbiano abbandonato questa idea e inizino sin da oggi a chiedere una verifica di governo e un nuovo patto di legislatura, un po’ per metterlo sotto stress. Al di là dei sospetti, per i renziani però una prima occasione per riprovare a mettere in crisi il governo ci sarà la prossima settimana, il 27 gennaio, precisamente, quando si voterà la relazione annuale di Bonafede, un ministro che è sempre stato nel mirino di Renzi. A maggio all’ultimo minuto Renzi aveva votato con il governo la fiducia a Bonafede, accusato di una cattiva gestione delle carceri durante il Covid, fino a pochi minuti prima però i renziani minacciavano di votare la sfiducia, un altro esempio del logoramento che esiste da tempo dei rapporti di Italia viva e i cinque stelle, soprattutto nel tema della giustizia. Ma la prossima settimana il rischio è concreto, in commissione giustizia al Senato senza i renziani la maggioranza va sotto e se si vota no alla riforma del ministro della Giustizia sarebbe un incidente molto rischioso per Conte. per questo nel governo il timing è di una settimana per trovare maggiori appoggi al Senato con l’operazione volenterosi.

Mancano le dosi: si ferma la campagna vaccinale in Italia

Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, Pfizer non distribuirà all’Italia le dosi “tagliate” causa riorganizzazione della produzione prima del mese di febbraio. Si tratterebbe dunque di un ritardo più lungo dei 7 giorni che la multinazionale farmaceutica aveva assicurato come tempo massimo prima di tornare alle dosi previste. I due carichi di dosi, quello arrivato oggi e quello previsto per la prossima settimana, avranno dunque ancora un taglio di quasi un terzo. È un grosso problema per la campagna vaccinale italiana che di fatto si è fermata. Le regioni infatti stanno usando i vaccini disponibili per i richiami dell’oltre un milione di persone già vaccinate. Una scelta obbligata per non pregiudicare l’efficacia del vaccino. Il Veneto ha sollevato il rischio di non avere abbastanza dosi neppure per completare i richiami.

I casi di COVID nella pubblica amministrazione

(di Massimo Alberti)

Gli ultimi in ordine di tempo sono: il comune di Pomigliano, in provincia di Napoli, chiuso dopo 3 casi di positività, e il comune di Caldarola, in provincia di Macerata, idem. Il giorno prima era successo a MessinaServizi, e all’ufficio dei servizi sociali di Civitavecchia. Sono casi relegati solo nelle cronache locali, mai destano indignazione nazionale come gli assembramenti della movida. Un profilo Twitter gestito da un lavoratore pubblico, dietro lo pseudonimo Bioccolo, ogni giorno fa rassegna stampa dei piccoli e grandi focolai a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica. I cui lavoratori, spesso attaccati e denigrati, stanno pagando un prezzo altissimo al contagio. Secondo i dati Inail le denunce di infortunio sul lavoro nell’amministrazione pubblica sono il 9,2%, il 10,3% dei decessi. Appena dopo il settore sanitario. Inaccettabile che i contagi della seconda ondata siano più che nella prima, segno che sulla sicurezza si è agito poco e male. E qui si inserisce la questione del lavoro da casa. Al centro di una violenta campagna ideologica, al grido di fannulloni, vacanzieri, lo smart working è rimasto parzialmente e malamente applicato. Il 31 gennaio scade il decreto che prevede lavoro agile almeno al 50% del personale, ma lasciando la gestione a ciascuna amministrazione. Il fai da te non basta più, serve un ampliamento e una indicazione precisa dai ministeri competenti. è una questione di salute.

Letizia Moratti, il merito è la ricchezza

(di Claudio Jampaglia)

Dopo aver dato a Giuliano Pisapia del ladro d’auto e dell’amico dei terroristi, Letizia Bricchetto Arnaboldi Moratti perdeva le elezioni comunali milanesi del 2011 e nonostante l’annuncio che avrebbe guidato l’opposizione di centrodestra, lascerà la politica sei mesi dopo.
Torna ora, in vetta, chiamata a rilanciare il marchio della sanità lombarda e a raddrizzare Attilio Fontana, commissariandolo come futura candidata presidente. Ma è partita molto male in con gli antichi vizi: la richiesta di avere due staff personali, visto che ha due cariche, e una lunga lista di consiglieri, per cui ha già occupato un intero piano del pirellone, e non uno qualunque, quello che fu di Roberto Formigoni. Più che lady di ferro del centrodestra, Letizia Moratti si conferma lady consulenze. [CONTINUA A LEGGERE]

Naufragio al largo della Libia. 43 vittime accertate

(di Diana Santini)

Nel naufragio di ieri sera al largo delle coste libiche sarebbero morti 43 migranti. La conferma è delle nazioni unite. L’imbarcazione con a bordo 53 persone era partita il giorno precedente da Zuara, con il mare in tempesta. Dopo il ribaltamento del gommone c’è stato un intervento di soccorso, non è chiaro se della cosiddetta guardia costiera libica o di pescatori di passaggio: i superstiti sono solo dieci. Nelle ore che hanno preceduto il naufragio i parenti dei migranti avevano chiesto aiuto ad Alarm Phone ma non avevano saputo indicare la posizione esatta del gommone, rendendone impossibile l’individuazione. È il primo naufragio di questa portata di cui si ha notizia nel 2021.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Di palo in frasca - 04-12-2025

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    1) “Una delle cose più preoccupanti mai viste”. In audizione a Capitol Hill i deputati statunitensi ascoltano l’ammiraglio accusato di aver ordinato il doppio raid su un’imbarcazione venezuelana. (Roberto Festa) 2) Nessuno mette Modi in un angolo. Il premier indiano riceve Putin a Delhi nel tentativo di rimarcare la sua indipendenza in politica estera e di incunearsi nel rapporto tra Mosca e Pechino. (Nicola Missaglia - ISPI) 3) Congo, mentre Trump riceve alla casa bianca i leader congolese e ruandese per i nuovi accordi di pace, Stati Uniti e Unione Europea stanno finanziando la costruzione di una ferrovia per il trasporto di minerali critici. (Alice Franchi) 4) Francia, la strategia di Macron contro lo strapotere mediatico di Bolloré. La proposta del presidente di “etichettare” i media scatena una polemica sulla libertà di stampa. (Francesco Giorgini) 5) World Music. Nusantara Beat, la band indonesiana-olandese che fa rivivere il pop dell’isola del pacifico. (Marcello Lorrai)

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    Greenwich Village, anni ‘60: un tuffo nel passato con Elijah Wald

    Questa settimana Elijah Wald è in Italia per portare sul palco, tra Milano, Torino e Piacenza, le sue storie su Bob Dylan e il Greenwich Village di New York. Chitarrista folk blues ma anche narratore e giornalista musicale, attraverso canzoni e racconti Wald ripercorre nel suo spettacolo il cammino di Dylan e dei tanti personaggi di quel periodo irripetibile. Da Woody Guthrie a Pete Seeger, da Eric Von Schmidt a Dave Van Ronk - quest’ultimo anche protagonista del film dei fratelli Coen “A proposito di Davis” e realizzato partendo proprio dal memoir scritto da Wald. Oggi Elijah è venuto a trovarci a Radio Popolare per raccontarci la sua storia e suonarci alcuni brani tra Mississippi John Hurt, Paul Clayton e Victor Jara. Ascolta l’intervista e il MiniLive di Elijah Wald.

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    Una mostra fotografica ripercorre i 50 anni di Radio Popolare. Dal 14 dicembre a Milano

    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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