
Ruggero Toffolutti lavorava in unʼazienda dell’indotto dell’acciaieria di Piombino. Il 17 marzo del 1998 muore schiacciato da un ingranaggio. Il 23 dicembre dello stesso anno, Valeria Toffolutti Parrini fonda un’associazione a suo nome. Obiettivo: evitare che anche solo a una persona tocchi quanto accaduto a Ruggero.
In Italia sono decine, forse anche centinaia, un censimento preciso non esiste, le realtà nate da familiari di vittime del lavoro, diffuse nella provincia, nei piccoli centri. Siamo, del resto, il paese dove ogni 8 ore una persona muore sul lavoro. È un pezzo di impegno civile ed associazionismo che, spesso lontano da riflettori, retorica e pietismo, prova a tenere alta l’attenzione su un tema che si finge dimenticare con un lavoro capillare, che sia andare nelle scuole, in un campetto da calcio, a un convegno.
“Andare al lavoro è un diritto, tornare a casa ancora di più” è il motto dell’associazione Angelo di Napoli, morto nel 2019 a 35 anni schiacciato da un trasformatore. La sua compagna, Carmen Cannistra, ha fondato l’associazione proprio con l’obiettivo di andare a spiegare ai ragazzi, che presto si affacceranno al lavoro, che rifiutare attività che li mettano in pericolo è un loro diritto. Trasformare il lutto ed il dolore nell’impegno perché non accada ad altri, per dare un nome a quelli che spesso sono solo numeri.
Nel 2023 per provare a coordinare tante realtà sparse è nata l’associazione familiari di vittime del lavoro di Medicina Democratica, la portavoce è Lalla Quinti, che ha perso il padre il circostanze mai chiarite nel maggio del 2016. Queste ed altre storie le trovate nel podcast Morire di Lavoro, le storie di chi resta, sul sito di Radio Popolare.