
Il contesto diplomatico intorno a Gaza è cambiato molto velocemente, in parte contro ogni previsione. Il fattore principale il coinvolgimento diretto di Donald Trump, ma visto il profilo del presidente americano, sappiamo, bisogna essere sempre molto prudenti. E poi, se pure in un contesto diverso, con parecchie variabili che sembrano convergere verso un qualche tipo di accordo o adesso o mai più, gli ostacoli sono sempre gli stessi. Sì.
Se sia possibile superarli o superarli almeno alcuni, lo capiremo dopo i colloqui che cominciano oggi in Egitto. Israele e Hamas dovranno sostanzialmente concordare il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio della liberazione di diversi detenuti palestinesi. Un passaggio che dovrebbe venire contestualmente a un cessate il fuoco e un primo ritiro molto parziale dell’esercito israeliano.
Per questo ci sarebbe già un’ipotesi che al momento bloccherebbe ancora il movimento di circa un milione di civili. Questioni pratiche, gestioni logistiche, ma che saranno il termometro di questa nuova inaspettata fase della guerra a Gaza. Da qui si capirà se le parti avranno la volontà di andare avanti con la trattativa su tutti gli altri punti della proposta americana.
Il vero nodo, se questa prima parte del negoziato, appunto, dovesse andare a buon fine, sarà il tema delle armi di Hamas. Come insegnano altri conflitti, seppur molto diversi da quello israelo-palestinese e da un certo punto di vista anche meno complessi, non si tratta di una questione che si possa risolvere in poco tempo. Insomma, il percorso è tutto in salita.