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Stop all’allargamento della Nato a est. Putin vorrebbe un impegno scritto dall’Occidente per fermare la guerra

Russia Putin ANSA

La domanda è la stessa dei giorni scorsi. Alle parole di Trump seguiranno i fatti? Il presidente americano ha criticato pubblicamente Putin per ben due volte nel giro di due giorni, lunedì e martedì. “Deve essere impazzito, stiamo pensando a delle sanzioni” e poi “sta giocando col fuoco”.

Quindi ci saranno sul serio misure concrete contro la Russia? Oppure la Casa Bianca sta semplicemente pensando a una exit-strategy? Il Dipartimento di Stato ha confermato che il presidente americano è sempre più frustrato per lo stallo sul fronte diplomatico e per l’atteggiamento di Mosca, che proprio dopo la telefonata tra Trump e Putin della scorsa settimana ha intensificato in maniera importante gli attacchi sul territorio ucraino.

I russi hanno tutto l’interesse a mantenere aperti i canali di comunicazione con la Casa Bianca. In fondo Trump, proprio attraverso il confronto diretto, gli ha ridato legittimità internazionale. La cosa non era scontata. Anche per questo hanno risposto con molta cautela: probabilmente il presidente americano non è stato informato molto bene sul contesto della guerra tra Russia e Ucraina.

Il Cremlino sa bene che gli americani e in generale gli occidentali considerino inaccettabile quello che sta facendo in Ucraina, ma allo stesso tempo ha finora calcolato di poterlo fare quasi senza conesguenze. Ha valutato esserci un margine di manovra sufficiente per andare avanti con la guerra. Sulla carta – le ultime dichiarazioni di Trump – quel margine si sta riducendo, ma in realtà le scelte della Casa Bianca sono così imprevedibili che tutto è possibile.

Secondo l’agenzia Reuters Putin avrebbe chiesto all’Occidente, tra le altre cose, una serie di condizioni per fermare la guerra. La principale sarebbe un documento scritto nel quale i leader occidentali si impegnino a non allargare ulteriormente a est la NATO – il riferimento indiretto è proprio all’Ucraina ma anche a Moldavia e Georgia, in sostanza le ex-repubbliche sovietiche. Questo è un punto fermo per i russi. Lo dicono da diversi anni. E lo considerano un po’ come il passaggio che dal loro punto di vista potrebbe rimediare al tradimento degli americani dopo la famosa promessa verbale ai sovietici nel 1990.

Reuters cita tre fonti russe, secondo le quali Putin sarebbe sì disposto a un accordo ma non a ogni costo e soprattutto, in presenza di condizioni favorevoli sul campo, sarebbe in realtà pronto ad andare avanti e persino a intensificare la guerra, nonostante il quadro economico interno – tra sanzioni e calo del prezzo del petrolio – non sia dei migliori.

C’è una differenza rispetto a quanto successo fino a pochi mesi fa. Gli attori coinvolti si stanno parlando, anche russi e ucraini. Oltretutto in un periodo nel quale la guerra sul campo è sempre più intensa – abbiamo già citato i pesantissimi bombardamenti russi, ma ci sono anche lanci di droni ucraini. Ci sono due piani, che in realtà si sovrappongono in continuazione: quello militare e quello politico-diplomatico. Il rischio è che Putin usi il secondo solo per ottenere risultati sul primo, quello militare. A meno che Trump, appunto, non decida di agire.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    Fermín Muguruza é il fondatore dei Kortatu e dei Negu Gorriak. Ma é molto di più. É sintesi tra arte e militanza, tra creatività ed impegno, tra lotta e racconto. Ha fatto musica in basco, raccontato il mondo, viaggiato in lungo ed in largo. É un esempio. É in Messico in queste ore per il tour mondiale per i 40 anni di carriera. Andrea Cegna l’ha incontrato ed intervistato per Jack.

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