Approfondimenti

Salvini raduna il popolo leghista a Pontida, le ultime sul nubifragio nelle Marche e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di domenica 18 settembre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. L’ultima domenica prima del voto il popolo della Lega si trova nel pratone di Pontida e riscopre il federalismo. Salvini per recuperare fa promesse nello stile di Berlusconi: “Aboliremo il canone Rai”. Intanto Letta con i sindaci del Pd a Monza tenta di mobilitare i sostenitori scoraggiati. In un documento del 2016 della Regione Marche sono previsti i lavori di contenimento del fiume Misa. Ma non sono mai stati fatti. Più volumi di quanto già previsto, con generosità, dal piano di governo del territorio di Milano: è quanto emergerebbe dall’ultima richiesta depositata da Milan e Inter per la variante urbanistica San Siro, che prevede l’abbattimento dell’attuale stadio. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

I lavori sul Misa erano già previsti, ma non sono mai stati realizzati

I lavori sul fiume Misa nelle Marche erano previsti, ma non sono stati mai realizzati. La conferma arriva da un documento della Regione datato 2016. “Risulta evidente – si legge nel “Assetto di progetto per la media e bassa valle del Misa – che siano necessari diversi interventi per potere mettere in sicurezza il Fiume Misa in particolar modo all’interno dell’abitato di Senigallia e poco a monte dello stesso”. Quali interventi? Lo stesso documento lo dice: Per ridurre “il più possibile la portata di picco che attraversa il centro di Senigallia”, si aggiungeva, bisogna intervenire mediante “laminazione e aumentare il più possibile la capacità di deflusso” in città.
Dunque, interventi per mettere in sicurezza il fiume che ora è esondato, causando un disastro e 11 vittime – al momento – accertate. Quegli interventi non sono mai stati realizzati. Così come tutti i progetti che negli anni, addirittura dal 1982, avrebbero dovuto realizzare opere di contenimento del fiume e che per burocrazia, lungaggini sui bandi, espropri bloccati, fondi stanziati e non spesi, non sono mai state fatte.
Ascoltiamo Mario Di Vito, cronista del Manifesto sul posto.

 

Il popolo leghista vuole (ancora) il federalismo

(di Alessandro Braga)

È il più grande raduno politico di popolo di questa campagna elettorale, dice Salvini appena salito sul palco, mentre sul prato di Pontida sventolano bandiere di “Prima l’Italia” insieme a quelle di San Marco, del Friuli e col sole delle Alpi, in un mix piuttosto paradossale di nazionalismo e indipendenza. Il popolo leghista vuole parole chiare, chiede che il Nord torni protagonista. I giovani veneti a un certo punto appaiono con le bandiere della Serenissima, e urlano “Veneto Libero!”. Dal palco Fedriga e Zaia chiedono maggiore autonomia, Calderoli si lascia andare a un “Bergamo nazione tutto il resto è meridione”. Salvini prova a ricompattare il suo popolo, nel momento forse più difficile della sua carriera politica. Parla di bollette e di Italia, parla di autonomia e diversità. Occhieggia agli imprenditori del nord e alle popolazioni del sud, in un fragile equilibrismo. La firma dal vivo di governatori e ministri leghisti degli impegni programmatici leghisti, dalla flat tax all’autonomia differenziata, sembra un tentativo di dimostrare unità, almeno apparente, del movimento. Il prato di Pontida è oggettivamente pieno e non era scontato. I leghisti ci credono, non vedono, o fingono di non vedere, le difficoltà del loro Capitano, in particolare nei rapporti con Giorgia Meloni. Lui la nomina una sola volta, ma implicitamente le manda un paio di messaggi: quando dice che se Mattarella lo vorrà lui con gioia farà il presidente del consiglio, o quando indica, senza fare nomi, chi farà il ministro nel prossimo governo. “La Lega lavora con onestà nel centrodestra ma non è disposta a piegare la testa sui nostri valori”, dice. Lancia l’abolizione del canone Rai, parla di pensioni e caro energia, nucleare e inviolabile diritto alla vita. Insomma, preme, nemmeno tanto, sull’acceleratore, per risollevare le sorti di una Lega in discesa. Tra una settimana, si saprà se sarà stato sufficiente.

 

Tre bimbi evacuati dalla Humanity 1, restano 398 migranti a bordo

Due bimbi di un anno e mezzo ed uno di 4 mesi sono stati evacuati oggi per ragioni mediche dalla Humanity 1, che si trova in attesa di un porto, al largo del tratto di mare tra Catania e Siracusa, con 398 migranti soccorsi a bordo. “Sono indeboliti a causa della situazione stressante e della mancanza di latte in polvere adatto. Le loro tre madri, esauste, non possono infatti allattare al seno”, spiega la ong Sos Humanity, aggiungendo che “la situazione a bordo resta critica. C’è bisogno di un porto subito”.

 

La Commissione europea propone di tagliare i finanziamenti all’Ungheria di Orban

Continua lo scontro tra Bruxelles e Budapest. La Commissione europea oggi ha proposto di tagliare i finanziamenti all’Ungheria. Un taglio del 65% dei fondi di coesione per un valore di 7 miliardi e mezzo. Questo perché – dice la commissione – le violazioni allo stato di diritto del governo Orban rimangono, a dispetto delle promesse fatte dal capo del governo ungherese. Da Budapest hanno risposto che è pronto un pacchetto di riforme che sarà approvato entro novembre e che dovrebbe andare incontro alle richieste europee. Se questo non verrà fatto sempre da Bruxelles dicono che le conseguenze saranno pesantissime per l’Ungheria: potrebbero essere sospesi anche i fondi del Recovery Plan, quindi i soldi previsti per far fronte al dopo pandemia.

Le ultime richieste di Milan e Inter per San Siro

(di Michelino Crosti)

Slitta la procedura di dibattito pubblico per il nuovo progetto dello stadio di San Siro voluto da Milan e Inter. L’inizio era previsto per questa settimana invece è stato rinviato a data da destinarsi. Mancherebbe il via libera da parte della Commissione nazionale dibattito pubblico. Nel frattempo emergono particolari in qualche modo sconcertanti, il primo sarebbe che grazie una interpretazione il limite massimo di edificabilità passerebbe dallo 0,35 allo 0,41 mq per metro quadrato. Poi lo stadio Meazza verrebbe abbattuto completamente, non resterebbero neppure le vestigia della sua esistenza, come annunciato inizialmente.
Ci sarebbe da sottolineare anche il basso numero di posti disponibili per il pubblico 46 mila, a cui andrebbero aggiunti 13 mila per i vip. Va infatti considerato che oggi mediamente le partite delle due squadre milanesi vedono la presenza di 66 mila tifosi, questo fa pensare che i biglietti saranno molto più cari.
Un altro elemento sconcertante è la cifra che le squadre pagheranno al Comune per i 280 mila metri quadri di aree libere di proprietà di Palazzo Marino, oltre allo stadio Meazza, che vale 85 milioni di euro, valutazione dell’UTE, e possibilità edificatorie per quasi 100 mila mq di superficie lorda di pavimento. Il tutto per 2 milioni ogni 12 mesi per 90 anni, oggi Milan e Inter per lo stadio pagano al Comune 10 milioni all’anno.
Vi sarebbe poi un conflitto di interessi, perché nel consiglio di amministrazione del Milan c’è il direttore di Webuild che è la società che ha raggruppato le principali imprese italiane di costruzioni, e che già hanno costruito alcuni degli stadi dei prossimi mondiali di Dubai. L’ultima delle novità riguarda l’annuncio fatto dal sindaco Giuseppe Sala che sarebbe per la ristrutturazione del Meazza, un vero ripensamento, visto che in passato aveva giustificato l’intervento edilizio delle squadre per compensare i costi della operazione.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    L’Europa e il bellicismo crescente delle sue classi dirigenti. L’ultimo caso, quello dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e la postura aggressiva che dovrebbe tenere la Nato. Cosa possono fare il pensiero e la cultura della pace per contrastare l’escalation bellicista e la normalizzazione della violenza? Le risposte possono non essere quelle consuete, soprattutto perché in Occidente stiamo assistendo ad un cambio delle coordinate geopolitiche costruite negli ultimi ottant’anni. Un esempio. Il settimanale «The Economist» ha scritto nella sua rubrica di geopolitica «The Telegram» apparsa oggi sulle pagine online: «In Europa le preoccupazioni per l’inaffidabilità dell’America sotto Donald Trump stanno lasciando il posto a un timore più grande: che, pur presentandosi come il campione della civiltà occidentale, egli consideri ormai le democrazie occidentali reali come avversarie. “Nella Washington di oggi” - scrive il nostro editorialista di The Telegram - l’Europa “è spesso descritta con maggiore disprezzo rispetto alla Cina o alla Russia”. Pubblica oggi ha ospitato Donatella Della Porta, scienziata della politica, e Agostino Giovagnoli, storico.

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