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L’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol, l’incontro fra i ministri degli Esteri di Kiev e Mosca e le altre notizie della giornata

Quartieri residenziali di Mariupol devastati dai bombardamenti russi, 9 marzo 2022. ANSA

Il racconto della giornata di mercoledì 9 marzo 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Oggi Mariupol è stata il centro dell’offensiva russa, nel pomeriggio un missile è esploso all’esterno dell’ospedale pediatrico della città. I russi continuano il raggruppamento delle loro forze a ovest della capitale Kiev in vista di un’offensiva. L’incontro di domani ad Antalya, in Turchia, fra i ministri degli Esteri russo e ucraino Sergei Lavrov e Dmytro Kuleba. A Chernobyl sarebbe saltata la corrente. Secondo Kiev, entro 48 ore potrebbero esserci perdite radioattive. Per Draghi, clima, energia e difesa sono le priorità per l’Unione europea e per l’Italia. La presa di distanza pubblica decisa da due delle grandi aziende i cui marchi comparivano sulla giacca di Salvini. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Un missile ha distrutto l’ospedale pediatrico di Mariupol

Oggi quattordicesimo giorno di guerra in Ucraina. Mariupol, nel sud est del Paese, è stato oggi il centro dell’offensiva russa. Nel pomeriggio un missile è esploso all’esterno dell’ospedale pediatrico della città, facendo gravi danni. Per le autorità locali ci sarebbero almeno 17 feriti. Secondo Kiev, l’attacco è stato opera di un aereo russo. Durissimo il presidente ucraino Zelensky, che ha chiesto nuovamente una No Fly Zone. La Nato però ha ribadito il suo no. Oggi, in una conferenza stampa a Washington, il segretario di stato americano Blinken e la ministra degli Esteri Truss l’hanno esclusa, assicurando solo l’invio di armamenti. La situazione a Mariupol è apocalittica, dice la Croce rossa internazionale.
Nelle case non ancora distrutte mancano cibo e gas per il riscaldamento, ogni notte si scende a 5 gradi sotto zero. Manca anche l’acqua potabile, per bere si fa sciogliere la neve, mentre continuano gli attacchi militari

Le truppe russe si preparano a entrare a Kiev

(di Michele Migone)
Oggi era stata proclamata una tregua di 12 ore, fino alle 20 ora italiana, per l’evacuazione dei civili da sei città ucraine. I corridoi non hanno funzionato, se non in un paio di casi. Da Sumy, una città a nord est di Kiev, sono partite con macchine private e bus centinaia di persone. Già ieri erano state evacuate 7000 persone. Donne bambine sono riuscite a lasciare Enerhodart, un centro nel sud. Ma sono gli unici casi in cui la tregua ha retto e le evacuazioni sono state permesse. Da Izyum, una città vicino a Kharkhiv, nell’Ucraina Orientale, nessuno è riuscito a scappare a causa, hanno detto le autorità locali, dei bombardamenti russi. Bombardamenti che poi sono stati estesi sulla stessa Kharkhiv. Infine, Il sindaco di Bucha, un comune nei sobborghi di Kiev ha detto che i pullman con i profughi a bordo sono stati bloccati dai soldati russi.

Per quanto riguarda le altre attività militari, secondo gli analisti, i russi continuano il raggruppamento delle loro forze a ovest della capitale Kiev in vista di un’offensiva che, secondo i loro piani, dovrebbe rompere le linee difensive ucraine. I loro tentativi di ricostruire la linea di approvvigionamento di munizioni e carburante sono contrastati dagli ucraini che colpiscono laddove riescono con la loro tattica che esclude lo scontro in campo aperto, ma che somiglia più a una guerriglia urbana. Le perdite dei soldati russi sono state molto significative. Gli ucraini dicono 11 mila soldati, ma si tratta di un numero probabilmente esagerato. Per il Pentagono, i soldati russi morti sarebbero stati tra i 2 e 4000 dall’inizio della guerra. Un numero molto alto. Tra di loro anche soldati di leva. Oggi il ministero della difesa russo ha dovuto ammettere che in Ucraina vengono usati anche i soldati di leva, cosa che Vladimir Putin fino solo a ieri smentiva categoricamente. Non si sa quanti siano i morti tra le forze armate ucraine, ma anche in questo caso si ipotizza che i caduti siano migliaia. Per i civili è una vera e propria strage. L’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’ONU ha fornito il bilancio fino a oggi: almeno 516 persone, ma secondo le autorità di Kiev sarebbero molte di più.

I negoziati Ucraina-Russia ad Antalya, in Turchia

(di Emanuele Valenti)
Non sono particolarmente ottimista per l’incontro di domani, in Turchia, tra i ministri degli esteri dei due paesi, Lavrov e Kuleba. È vero che si tratta del primo incontro ad alto livello.
Ed è vero che in queste ultime 24/48 ore ci sono state dichiarazioni – da entrambi le parti – che sembrano “aprire” al dialogo. Il ministero degli esteri di Mosca ha detto che l’obiettivo non è rovesciare Zelensky, e lo stesso presidente ucraino si è detto disponibile a parlare delle repubbliche separatiste del Donbass e della Crimea. Ma dobbiamo ricordare che nella pratica si tratta di territori che Kiev ha perso da tempo. E anche se non ci fosse stata l’invasione russa il governo ucraino non avrebbe probabilmente tentato di riconquistarli. Credo che la vera trattativa sia sulla neutralità di Kiev, niente NATO. Vista la situazione sul campo – dove gli stessi corridoi umanitari sembrano funzionali a un’avanzata militare – e vista la determinazione del Cremlino è probabile che la Russia voglia fare ancora qualche passo in più sul terreno prima di trattare sul serio. La presa di Kiev? Il suo assedio? Abbiamo sentito prima della drammatica situazione a Mariupol, ma – a proposito di determinazione russa – pare che anche a Kharkiv la distruzione provocata dai bombardamenti sia impressionante.

Chernobyll è rimasta senza energia, secondo Kiev si  rischia il rilascio di materiali radioattivi

Grande attenzione in queste ore anche su Chernobyll. Nella centrale nucleare, in mano alle forze russe, sarebbe saltata la corrente. Secondo Kiev, entro 48 ore potrebbero esserci perdite radioattive. Tuttavia, l’Aiea, l’agenzia Onu per l’energia atomica, ha rassicurato: “Non ci sono rischi per la sicurezza. I servizi essenziali dell’impianto sono garantiti da generatori di emergenza”.
Nicola Armaroli, ricercatore del Cnr, esperto di energia nucleare.


Il question time con Draghi su profughi, energia e le ricadute della guerra sull’economia

(di Anna Bredice)

L’accoglienza dei profughi, quasi 28 mila fino a oggi, al 90 per cento donne e bambini, la crisi economica con i rincari dei costi dell’energia e delle materie prime, a cominciare dal grano, con l’impegno, promette, di tutelare il potere d’acquisto; la ricerca di fonti energetiche alternative, e Draghi cita anche il nucleare, con un impegno tecnico ed economico concentrato sulla fusione a confinamento magnetico, per un primo reattore a fusione nel 2028. Sono tanti i temi che il presidente del Consiglio ha trattato nel Question time alla Camera dei deputati, incalzato dalle domande dei parlamentari, quasi in maggioranza rivolte alle conseguenze economiche ed energetiche in Italia causate dalla guerra in Ucraina. Draghi ha annunciato che l’Iva sarà ridotta del 5 per cento per le utenze del gas, saranno destinate poi altre risorse finanziarie per sostenere i rincari delle bollette. Non ha parlato dell’invio di armi, non è tornato su quell’argomento, l’aveva già fatto del resto con l’autorizzazione che il Parlamento ha dato la scorsa settimana, in ogni caso per Draghi, clima, energia e difesa sono le priorità per l’Unione europea e anche per l’Italia. Prioritario è svincolarsi dall’acquisto del gas dalla Russia, che anche dopo l’invasione della Crimea era aumentato di molto e questo, aggiunge, dimostra una sottovalutazione di politica estera. Il futuro sono le energie rinnovabili, ma serve una grande semplificazione, perché il grande ostacolo sono le procedure che rallentano l’aumento della produzione di rinnovabili, eolico e biometano, ma Draghi, come abbiamo visto, inserisce anche la ricerca sul nucleare finanziata a livello europeo anche dall’Italia. Per quanto riguarda i profughi, il loro arrivo aumenta di giorno in giorno, sono quasi 24 mila e per loro si stanno attivando i Comuni, la protezione civile e una rete diffusa di volontariato, per difendere, dice, i valori della dignità e della democrazia, sottolineando anche il coraggio dei cittadini russi che stanno manifestando il loro dissenso contro l’invasione in Ucraina.

Gli sponsor della giacca di Salvini si vergognano di lui

(di Luigi Ambrosio)

La reputazione nel mondo contemporaneo è tutto. Per fare politica. Come per fare affari.
Salvini è maestro nel giocarsi pezzi di reputazione politica con le sue uscite. La figuraccia rimediata ieri in Polonia è probabilmente la più fragorosa e drammatica autodistruzione di reputazione operata da un politico in un colpo solo. Quantomeno in Italia, quantomeno nell’epoca dei social.

Una grezza, come si direbbe nei palazzi romani, resa più drammatica oggi dalla presa di distanza pubblica decisa da due delle grandi aziende i cui marchi comparivano sulla giacca a vento esibita dal capo leghista in Polonia. Audi e Colmar hanno prodotto due comunicati che si somigliano molto, facendo pensare che qualche telefonata tra i rispettivi dirigenti sia intercorsa.
In sostanza le due aziende negano di avere mai deciso di sponsorizzare politici italiani e prendono le distanze da qualsiasi associazione del marchio con loro:  [CONTINUA A LEGGERE]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

In aumento il numero di contagiati dal covid in Italia. Nelle ultime 24 ore ci sono stati oltre 38mila casi accertati, con un tasso di positività in risalita all’11,2%. Una crescita di circa il 30% rispetto ad una settimana fa, in linea con i dati di ieri. Tornano però a scendere gli attualmente positivi, che ieri erano saliti.
156 i morti. In calo ricoverati nelle terapie intensive e nei reparti covid.

L’Austria ha sospeso la legge sull’obbligo vaccinale, una scelta arrivata a ridosso dell’allentamento delle restrizioni, con la fine dal 5 marzo scorso dell’obbligo di green pass nei negozi e quello di mascherina, che rimane solo in supermercati, farmacie, mezzi pubblici, ospedali e case di riposo.

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