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Crisi. Dietro le parole, la lotta per le poltrone, dai soldi europei ai vaccini

renzi crisi

Ascoltando le parole pronunciate in pubblico dai leader politici dopo le consultazioni con il presidente della Camera, una sintesi la si poteva immaginare. Anzi, si poteva immaginare un “punto di caduta”, espressione che è tornata a circolare con forza nel Palazzo.

Siamo disposti a fare la nostra parte su un documento scritto” ha detto Renzi. Prima di lui aveva parlato Vito Crimi: “Solennemente e pubblicamente sottoscritto” aveva detto il portavoce dei 5 Stelle a proposito del programma del nuovo governo. Quasi che i due si fossero divisi una frase da pronunciare un pezzo per uno. Stabilire tutto prima, scrivere tutto. Il contratto, insomma, l’altra parola che ritorna per dire che, a parole, si vorrebbe definire anzitutto il cosa fare e poi il chi lo debba fare. Nella cornice del “no ai veti”. Anche Zingaretti ha elencato un che fare e dai soldi europei alla sanità alle riforme, chi non lo sottoscriverebbe?

Allora perché litigano? Verrebbe da chiedersi ascoltandoli Per i soldi europei. E per gli “assetti”. Cioè i posti di potere.

Renzi vuole cambiare il Recovery Plan, la gestione della pandemia e in particolare le vaccinazioni. La scuola e la giustizia. Ma come si fa a fare queste cose senza il potere, è la domanda rivolta a Renzi. Lunghissima risposta per dire che no, ora si discute delle cose. Poi dei nomi. Quindi, tradotto, i posti sono tema cruciale. Da Conte in giù. Zingaretti cita Conte solo per dire che si deve ripartire dalla maggioranza che lo ha sostenuto. Il 5 Stelle aveva appena finito di dire che Conte non si discute. Renzi ha detto che va bene Conte o un istituzionale. Ecco, qui le parole divergono parecchio.

Conte è in discussione, circolano nomi, a sera spunta Gentiloni, commissario europeo all’economia, critico col recovery ma piddino. Un “punto di caduta”, appunto. E poi Boschi al posto di Azzolina alla scuola e i due cavalli di battaglia di Renzi, i soldi europei, per cui Italia Viva vuole un ministero o una figura creata ad hoc, tipo un ministro del recovery plan, magari, indicibile adesso, con lo stesso Renzi.

E un commissariamento del commissario al COVID, Arcuri, magari con l’attuale consulente del ministero della Salute, Ricciardi, a cui dare la gestione dei vaccini. Recovery e vaccini sono le vetrine che Renzi sogna. Gli altri lo sanno e non gliele vogliono concedere.

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    Luigi Ambrosio
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