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La Cina investe 60 miliardi in Africa

Xi Jinping Uhuru Kenyatta

Si è concluso il summit sino-africano di Pechino con finanziamenti, prestiti, annunci di remissione del debito e tanti appalti per le imprese cinesi. La Cina blinda così la propria strategia della Via della Seta guardando oltre il suo ruolo di fabbrica del mondo.

Gabriele Battaglia, nostro corrispondente da Shenzen, ci fa un’analisi delle relazioni sino-africane e di come i cittadini cinesi vedono la partnership con i Paesi dell’Africa. L’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.

Inserisce questa nuova ondata di finanziamenti all’Africa come un passaggio sul suo grande progetto di apertura al Mondo, che è la Belt and Road Initiative. Una nuova via della Seta che è diventata un marchio di fabbrica cinese che non interessa soltanto l’Eurasia, ma anche l’Africa e il Sud America. È un po’ lo slogan che la Cina esporta. Con l’Africa in particolare la Cina ha il vantaggio di arrivare dopo gli altri, cioè di potersi specchiare in quello che è stato il colonialismo occidentale e cercare di non fare la stessa cosa, anche per ragioni di soft power e di marketing a livello internazionale. Ecco come si spiegano questi 60 miliardi, che potrebbero arrivare anche a 80 miliardi, che piovono sull’Africa, di cui una parte sono a fondo perduto. C’è anche un altro aspetto molto importante: la remissione del debito ai Paesi più poveri, non ancora specificati però. Si parte sempre con la grande dichiarazione di intenti da parte del numero uno, cioè Xi Jinping, poi tutto quello che è tecnico e che è la messa in pratica è lasciato ai dettagli successivi.

L’opinione pubblica cinese cosa pensa dell’Africa e degli africani?

A livello ufficiale, la Cina sta attuando una politica del sorriso nei confronti dell’Africa, concedendo tantissime borse di studio a studenti africani che possono venire in Cina a studiare. Questo è il classico due piccioni con una fava, perchè da un lato si fa bella con l’Africa e offre opportunità a questi studenti, dall’altro però è un’operazione di soft power, perchè questi ragazzi poi torneranno in Africa e diventeranno classe dirigente del proprio Paese e ricorderanno i loro anni in Cina.
Non mancano però i problemi. Alla cultura cinese, permettetemi la semplificazione, la pelle scura non piace: quando si parla di bellezza in Cina, la bellezza è chiara e questa cosa emerge spesso. Ci sono poi dei problemi perchè ci sono delle comunità di stranieri che fanno i loro commerci e per questo la gente è molto inquietata perchè, come succede anche nei Paesi occidentali, queste comunità hanno iniziato a creare dei problemi con l’immigrazione e così via. Nonostante questo però, direi che i cinesi in generale, soprattutto le nuove generazioni, sono molto orientati a sfruttare i benefici della globalizzazione, come girare il Mondo e avere tutti vantaggi che gli vengono offerti, ma anche vedersi garantita questa crescita continua che è un po’ il patto non scritto con cui il potere cinese mantiene il consenso da 40 anni a questa parte. È ovvio che queste nuove generazioni traggono beneficio da tutto ciò che arricchisce la Cina, anche se le cose stanno cambiando: il motore della Cina non è più necessariamente il motore industriale, la Cina non è più necessariamente la fabbrica del Mondo.

Xi Jinping Uhuru Kenyatta
Foto dal sito ufficiale del Forum on China-Africa Cooperation

RIASCOLTA L’INTERVISTA

intervista Gabriele Battaglia

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    Più che gelo siamo in glaciazione demografica, questione sociale per carità ma soprattutto politica, perché sono governi soprattutto di destra che la predicano, ma le politiche pro-natalità non stanno funzionando, perché sono cambiate le scelte, le prospettive e le possibilità dei nuovi genitori e la loro riduzione numerica è un dato di fatto storico non trasformabile con richiami ai valori della famiglia o con bonus bebè. Alessandra Minello, ricercatrice in Demografia al dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova, autrice per Laterza di “Senza figli. Scelte, vincoli e conseguenze della denatalità”) ci propone una lettura più solida di quella del dibattito politico sul tema. “È cambiato il modo in cui diamo valore e cerchiamo soddisfazione nella nostra vita. È una cultura che sta cambiando e parte dalle valutazioni di sé, dalle scelte appunto”. L’intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    Marina Berlusconi, una keynesiana (smemorata) a Segrate. In una lettera al Corriere della Sera di domenica scorsa la presidente di Fininvest e Mondadori ha denunciato lo strapotere mondiale delle Big Tech e ha vantato il sistema regolatorio pubblico vigente in Europa. «Quello delle Big Tech - ha scritto - è un potere che rifiuta le regole. E' concorrenza sleale bella e buona», ha scritto Berlusconi. La presidente Fininvest ha dimenticato la storia dell'impero industriale e finanziario che oggi controlla e guida. Una storia di norme ad personam: dai cosiddetti “decreti Berlusconi” emanati dal governo Craxi nel 1985, alla legge Mammì che certificò il monopolio TV privato, alla legge Gasparri del 2004. Nel suo articolo Marina Berlusconi ha scritto che «l’intreccio tra politica e Big Tech negli Usa è sotto gli occhi di tutti […] questi colossi non sono più solo aziende private, sono attori politici», ha sentenziato Berlusconi rimuovendo il fatto che il suo gruppo è ancora oggi l’azionista di fatto di un partito, oggi al governo, come Forza Italia. Pubblica ha ospitato Stefano Balassone, ex consigliere di amministrazione della Rai, già vice-direttore di Rai Tre, oggi produttore e autore televisivo.

    Pubblica - 22-10-2025

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    A come Atlante di mercoledì 22/10/2025

    Trasmissione trisettimanale, il lunedì dedicata all’America Latina con Chawki Senouci, il mercoledì all’Asia con Diana Santini, il giovedì all’Africa con Sara Milanese.

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    ILARIA BERNARDINI - AMATA - presentato da Barbara Sorrentini

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    DA RANUCCI AL SOLE 24 ORE: LIBERTA’, QUALITA’, CREDIBILITA’ DELL’INFORMAZIONE IN ITALIA

    Una bomba sotto l’auto di un giornalista d’inchiesta, lo sciopero di un’intera redazione contro la scelta del proprio giornale di affidare a una firma esterna l’intervista di punta alla presidente del Consiglio, i dati d’ascolto progressivamente in calo dei Tg della rete pubblica. Vari elementi illuminano in questi giorni lo stato di sofferenza dell’informazione in Italia, tra attacchi alla libertà e scossoni alla sua credibilità. Ospiti: Francesco Prisco, cdr del Sole 24 ore; Alessandra Costante, segretaria Fnsi; Francesco Siliato, Sociologo dei processi culturali e comunicativi, fondatore dello Studio Frasi. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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    Presto Presto - Interviste e Analisi di mercoledì 22/10/2025

    Glaciazione demografica, questione sociale per carità ma anche realtà storica non trasformabile con richiami alla famiglia, l'analisi di Alessandra Minello, ricercatrice in Demografia al dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova (l’ultimo suo libro da poco uscito per Laterza è “Senza figli. Scelte, vincoli e conseguenze della denatalità”). Le diseguaglianze nel lavoro, i salari poveri, la impossibilità di conciliare lavoro e vita per tutte 8e tutti) sono gli elefanti nella stanza demografica che il governo non vuole affrontare, ce ne parla Lidia Baratta, giornalista economica de l’Inkiesta, per cui cura la newsletter settimanale “forza lavoro” Insieme a 67 organizzazioni fra le più rappresentative del Terzo settore italiano la rivista VITA ha lanciato una campagna e un appello affinché il Governo si adoperi per togliere il tetto al 5 per mille, oggi alzato a 610 milioni dopo che il Tero settore ne ha persi 80 per il limite ancora più basso posto l'anno scorso, ce ne parla Stefano Arduini, direttore di Vita. Oggi è la Giornata Mondiale del Clima e il Giusto Clima, la nostra trasmissione dedicata al tema, vi propone una serata live con ospiti di ReCommon e GreenPeace e poi con un film: ce lo racconta Marianna Usuelli, redattrice della trasmissione.

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