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Ha vinto l’Italia dei tabù

Abbiamo una legge sulle unioni civili. “Un fatto storico”, è stato definito. Un passo timido, senza coraggio, che non ci porta in Europa, ma ci fa rimanere in Italia, in questa Italia.

Il destino giuridico, le tutele delle centinaia di figli delle famiglie arcobaleno sono stati sacrificati in nome del calcolo politico e dei sondaggi d’opinione. In prospettiva, la possibilità di avere in un futuro l’istituzione del matrimonio omosessuale è stata già cassata con la volgare mossa di togliere dal testo del disegno di legge l’obbligo di fedeltà per gli omosessuali.

La pallina della roulette della legge è andata a fermarsi laddove la maggior parte delle forze politiche, alla fine, voleva che si fermasse: non ci sarà adozione del figlio del partner. Era il grande tabù. La maggioranza dei senatori non ha avuto il coraggio, o l’intenzione di violarlo. Troppe pressioni, troppi calcoli, troppi giochi tra i partiti, troppi pregiudizi.

In pochi si sono sottratti allo spettacolo di ipocrisia offerto dal Senato.

È vero: questa legge sarà un’importante e positiva novità per migliaia di coppie etero e omosessuali. Godranno di diritti che finora non avevano. Discriminati fino a oggi, in questo senso non lo saranno più. E per loro, questo sarà un concreto passo in avanti.

Ma è proprio questo il punto. Il disegno di legge era nato con lo spirito di porre fine a tutte le discriminazioni e alle sofferenze di un’importante minoranza sociale. Quello spirito è stato tradito con lo stralcio della stepchild adoption. Ci saranno genitori e famiglie di serie A e di serie B, ma soprattutto ci saranno bambini di seria A e di serie B. Una democrazia laica e avanzata tutela tutte le minoranze, non solo alcune.

  • Autore articolo
    Michele Migone
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