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Balzani: “Majorino sarà il mio vicesindaco”

“Se sarò sindaco, Pierfrancesco Majorino sarà vice. Tanti ci chiedono un vero gioco di squadra, ieri ce lo ha chiesto anche Giuliano Pisapia. Sarei onorata di averlo in squadra”. Francesca Balzani lancia il ticket durante il confronto all’auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare.

Così la vicesindaco di Milano risponde alla domanda su chi vorrebbe nella sua squadra tra i concorrenti alle primarie. Mai durante questa campagna elettorale l’annuncio era stato così chiaro, per quanto atteso da parete degli elettori. Pierfrancesco Majorino risponde marcando ancora le differenze con Balzani, sulla necessità di mettere più risorse nel welfare e sul prgetto della gratuità dei mezzi pubblici di superficie. “Se cambierai idea, ti vorrò in squadra con me”, dice. E lancia invece Ada Lucia De Cesaris, numero due di Pisapia prima di Balzani ed ex assessore all’Urbanistica, nella sua squadra.

Otto domande in tutto, più un appello. Due minuti per rispondere e due diritti di replica utilizzati su tre. In un’ora e mezza i quattro candidati si sono messi a confronto sia sul futuro della città sia sul profilo personale.

Le priorità

Quali saranno i primi provvedimenti da sindaco? Comincia Francesca Balzani: “Riorganizzazione della macchina comunale”, da tradursi con un’unica agenzia per la gestione delle case popolari (“no a cittadini di serie A e di serie B”). Quale punto del programma degli avversari è destinato a restare una vuota promessa elettorale? “Il reddito minimo garantito”, tra i punti centrali del programma elettorale di Majorino.

Giuseppe Sala punta invece a una serie di “macroazioni, più che a provvedimenti specifici. “Dobbiamo rimediare a quello che è successo sugli scali ferroviari”, dice l’ad di Expo. La partita è ferma, al momento. La parola chiave è “rigenerazione”: miglioramento dei servizi, spostamento di San Vittore dal centro città (“una ferita da sanare”, definisce Sala la condizione del carcere) e la chaimata a raccolta dei privati per recuperare risorse.

“Una cosa che si può fare nei primi dieci minuti: far scrivere fuori da Palazzo Marino ‘Milano città antifascista’”. Così Pierfrancesco Majorino sottolinea la propria identità. E dice: “I 30 milioni destinati agli interventi per la Galleria spostiamoli alle periferie”. Altra priorità: le 9.400 case vuote che restano. Invece sul progetto dei biglietti gratis per l’Atm è demagogico, per Majorino.

Antonio Iannetta: “Dobbiamo fare un’agenzia di 134 Comuni per migliorare gli spostamenti a Milano, a nche di chi viene in città solo per lavorare”. Al contrario, l’outsider boccia in pieno la proposta di Majorino di vendere San Siro per fare cassa sulle politiche sociali. A differenza dell’incontro al Dal Verme, Iannetta all’auditorium di radio popolare è stato brillante e combattivo.

Il Partito della Nazione e l’eredità di Pisapia

Il dibattito si scalda ancora sul tema Expo: Balzani e Majorino chiedono a Giuseppe Sala di presentare il bilancio di Expo. “L’avrei depositato prima di presentarmi”, commenta Balzani. “Sala, caccia il bilancio”,  lo incalza invece Majorino. “Prendentevela con me, ma tenete Expo fuori dal dibattito politico”, è la replica dell’interessato. “Ho capito che non c’è riconoscenza in politica, ma questa vostra insistenza non è uno schiaffo solo a me, ma ad un magistrato della Corte dei Conti e un collegio di sindaci”, aggiunge. La polemica sul bilancio “è surreale”: “In natura il bilancio si consegna ad aprile. Chi ne capisce di bilancio sa che ci sono dei tempi”. Nell’ultimo passaggio, Sala ha sottolineato l’impatto positivo di Expo anche nell’immagine della città di Milano e di impatto suin posti di lavoro in più in città.

L’endorsement di Pisapia, per quanto non un segreto, non è piaciuto ai candidati. Balzani esclusa, ovviamente. La vicesindaco in carica sottolinea: “Sono orgogliosa del voto di Pisapia. C’è invece chi ha quello di Denis Verdini”. Una frecciata diretta a Beppe Sala che ha incassato il sostegno del parlamentare di Ala, che si è schiarato per il manager. E Sala si difende ancora: “Non ho mai sentito Verdini in vita mia. Cerchiamo di mantenere un profilo di correttezza tra di noi”. Majorino sottolinea ancora la distanza dall’idea del Partito della nazione, cercando di proporsi in chaive anti-Sala e riprendendo un tema caro a Giuliano Pisapia: “Almeno a Milano, teniamolo lontano. E convinciamo gli amici romani a fare lo steso: il pericolo è la piazza del Family Day che abbiamo visto ieri”.  L’amministratore di Expo, però, ha dicharato che vorrebbe Majorino nella sua squadra, vista la competenza in temi – come il sociale – nei quali Sala è debole. L’ad di Expo ha poi affermato che a lui interessano solo i temi di Milano e che i giochi politici nazionali non lo riguardano.

 

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    Non è arrivata nessuna proposta alternativa. Quella presentata da Inter e Milan è rimasta l’unica offerta per l’acquisto dello stadio di San Siro e delle aree vicine al “Meazza”. Il Comune di Milano lo ha comunicato, alla mezzanotte del 30 aprile, alla scadenza dell’avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni d’interesse. Un esito prevedibile, dal momento che la finestra è rimasta aperta per poche settimane. Ora proseguiranno i lavori della Conferenza dei servizi, già iniziati quando potevano arrivare anche altre proposte. Il fronte di chi si oppone ai piani dei due club e a come la giunta comunale sta gestendo la vicenda tenta ancora di interrompere il percorso avviato. Oggi il comitato Sì Meazza, dopo aver già fatto un esposto alla Procura, ha inviato alla Corte dei conti una segnalazione perché indaghi per danno erariale, chiamando in causa il Comune. Luigi Corbani del comitato Sì Meazza spiega perché ha depositato questa segnalazione.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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