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“Basta prendersela con le Ong che salvano vite”

È un’offensiva senza precedenti quella che si è scatenata contro le Ong, le organizzazioni non governative che con le loro navi salvano centinaia di vite nel Mediterraneo.

La Lega Nord, con Matteo Salvini, ha minacciato di “denunciare il governo italiano” per aver soccorso migliaia di persone al largo della Libia, chiedendo un’indagine parlamentare sulle Ong. Anche il leader dei Cinque stelle Beppe Grillo sul suo blog ha parlato “del ruolo oscuro delle Ong”. Ancora più pesante il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, secondo cui le navi delle Ong impegnate nel salvataggio sono i “taxi del Mediterraneo”. E ha aggiunto: “Chi dice che è inopportuno attaccarle, fa finta di non vedere il business dell’immigrazione”.

Tutto era iniziato il 15 dicembre del 2016, con un articolo del Financial Times. Il quotidiano britannico era venuto in possesso di un rapporto riservato di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, che parlava dei presunti legami tra i trafficanti di esseri umani e le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie. Ipotesi poi ripresa dal direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, che qualche settimana dopo in un’intervista a Die Welt aveva accusato le Ong di essere un fattore di attrazione (pull factor) per i migranti in fuga dalla Libia.

I sospetti di Frontex erano diventati poi elemento per la Procura di Catania, città in cui ha sede l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, per aprire un’indagine sulle Ong.

A tutte queste accuse e sospetti risponde il viceministro degli Esteri italiano Mario Giro, intervistato da Piero Bosio.

Viceministro, ancora in queste ore ci sono forze politiche che avanzano sospetti e denunce di legami tra Ong e trafficanti nel Mediterraneo. Lei che cosa dice?

“Il legame tra Ong e trafficanti è un problema che non esiste. La verità è che da qualche mese a questa parte le navi di Frontex si sono ritirate a nord di Malta e quindi sono rimaste solo le imbarcazioni delle Ong che vengono accusate di essere ‘pull factor’, cioè fattori di attrazione per le imbarcazioni con i migranti. In realtà il vero pull factor è la vicinanza dell’Europa all’Africa, cosa che credo non si possa cambiare. Chi accusa le Ong non conosce la verità di ciò che accade dall’altra parte del mare, in Africa, dove i ‘push factor’, cioè i fattori di spinta per partire, sono molto ma molto più forti di qualsiasi ipotetica attrazione da parte delle navi delle Ong. E questi fattori continueranno a esserci finché non avremo una politica integrata di gestione comune dei flussi insieme ai Paesi africani”.

Intanto c’è chi sostiene che le navi delle Ong entrano nelle acque libiche per prendere i migranti.

“No, questo non lo sostiene più nessuno, nemmeno la Procura di Catania, che oggi dice che si fermano ‘al limite’ (delle acque territoriali, ndr). Adesso è in corso un’indagine conoscitiva. Aspettiamo la magistratura, abbiamo piena fiducia. Se qualcuno ha fatto qualcosa che non doveva fare, naturalmente è giusto che venga punito ma io ho la ragionevole certezza che questi fatti finiranno in un nulla. Questa è una mia opinione, ovviamente aspettiamo la magistratura. In ogni caso abbiamo l’esigenza morale e politica di salvare le persone in mare e non prendiamocela con le Ong che fanno un ottimo lavoro, tra l’altro un lavoro che è monitorato passo a passo dal centro operativo della Guardia costiera che sta a Roma. Ogni movimento delle loro imbarcazioni è autorizzato dai permessi della Guardia costiera, quindi sarà facile rendersi conto di cosa si tratta”.

Lei dice questo ma Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, accusò le Ong di avvicinarsi troppo alle coste libiche e disse che “dobbiamo evitare di sostenere il business dei trafficanti andandoli a prendere”.

“Primo: il rapporto di Frontex è molto più complesso e le dichiarazioni di Leggeri non rispecchiano il rapporto di Frontex. Secondo: Frontex si è ritirato indietro e quindi loro vogliono coprire anche quello che stanno facendo o meglio quello che non stanno più facendo. Terzo: Leggeri mi dovrebbe spiegare prima di tutto perché scaricano tutti quanti in Italia e perché invece non si fanno carico dell’accoglienza anche in altri Paesi. Questo è il vero tema. Perché non è possibile che l’Italia rimanga l’unica a doversi far carico di tutti quelli che vengono salvati in mare. Leggeri nasconde questo fatto politico di primaria importanza, su cui vari governi italiani insistono da anni, e se la prende con i più deboli della catena che sono quelli che fanno un ottimo lavoro. Non mi sembra giusto”.

Come si spiega questa offensiva – chiamiamola così – da parte di Frontex sulle Ong?

“Prima ancora di Leggeri c’erano stati altri che avevano fatto alcune osservazioni in questo senso. Da un lato dà fastidio che ci siano delle entità indipendenti, come sono le Ong internazionali, che si interessano di un fatto che invece le polizie vorrebbero gestire in totale autonomia. Ma questo non è possibile, tutto avviene sotto gli occhi di tutti. Certamente la Libia è un inferno sotto ogni punto di vista. Il governo italiano sta perseguendo la via della riunificazione libica attraverso il negoziato e la trattativa. Ci vorrà del tempo. Naturalmente siamo tutti preoccupati di quello che succede nel Mediterraneo, però non si può fare nessun ragionamento al prezzo di vite umane”.

Osservando tutte queste polemiche contro le Ong non le pare che sia in atto una sorta di campagna di disinformazione sulle Ong, alimentando i sospetti su di loro?

“Quando, come adesso, si avvicinano le elezioni in maniera contemporanea in vari Paesi europei, il tema delle migrazioni, da qualunque punto di vista lo si voglia prendere, ritorna sempre in auge come questione politica. Io dico: togliamo il tema delle migrazioni dalle vicende politiche nazionali. Facciamone una vera politica europea così la smettiamo di strumentalizzare questo tema, che è di grande sofferenza umana, al fine di logiche politiche interne”.

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    1) “La gente non lascia Gaza City perché non sa dove andare o perché non può permetterselo”. Migliaia di persone restano nella città della striscia, mentre l’esercito continua a bombardarla. (Jacob Granger - MSF) 2) “Israele sta commettendo un genocidio, ma gli altri paesi hanno l’obbligo giuridico di fare tutto ciò che possono per impedirglielo”. In esteri la seconda puntata dell’intervista a Chris Sidoti, giudice della commissione Onu. (Valeria Schroter, Chris Sidoti - Commissione Onu d'inchiesta per i territori palestinesi) 3) La Francia ancora in piazza. Un milione di persone mobilitate dai sindacati per protestare contro la legge di bilancio di Bayrou. (Veronica Gennari) 4) La tragedia umanitaria della guerra in Sudan, e i sudanesi che resistono. Premiata in Norvegia una rete di associazioni comunitarie che lavorano per favorire l’ingresso di aiuti. (Irene Panozzo, analista politica) 5) Donald Trump alla corte britannica. La luna di miele tra Keir Starmer e il presidente Usa è soprattutto una questione di business. (Marco Colombo, giornalista) 6) World Music. Together for Palestine, il concerto organizzato da Brian Eno a Londra contro il genocidio. (Marcello Lorrai)

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    È morto a 91 anni Fausto Amodei, figura cruciale per la canzone popolare italiana che alla fine degli anni cinquanta aveva contribuito a fondare il Cantacronache, il primo esperimento di canzone politica “d’autore” in Italia. Tra i suoi capolavori 'Per i morti di Reggio Emilia', una delle canzoni popolari e politiche più suonate nelle piazze d’Italia. Ma "le sue canzoni sono riuscite ad andare ben oltre il suo nome” diventando parte dell’immaginario collettivo, ricorda il cantautore Alessio Lega ai microfoni di Radio Popolare. Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    In compagnia di Niccolò Vecchia telefoniamo ad Alessio Lega per ricordare, nel giorno della sua scomparsa, Fausto Amodei, un vero simbolo della canzone politica d’autore italiana. Segue mini live in studio con il giovane jazzista Francesco Cavestri in vista del suo concerto al Blue Note di martedì prossimo. Nella seconda parte siamo in compagnia di Piergiorgio Pardo, nostro ospite fisso per la rubrica LGBT, con cui parliamo del film “I segreti di Brokeback Mountain” e alcuni eventi del weekend. Concludiamo con una telefonata a Marina Catucci da New York, per commentare l’improvvisa sospensione dello show di Jimmy Kimmel dalla rete Abc, a seguito di una frase “scomoda” su Charlie Kirk detta dal conduttore in trasmissione.

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