Approfondimenti

Ben Harper ci racconta “Call it what it is”

Ben Harper fu uno dei primissimi musicisti a suonare dal vivo per Radio Popolare. Erano gli albori di quello storico programma che si chiamava Patchanka e un giovane esordiente chitarrista e cantante afroamericano ci suonò un paio di pezzi live.

Da allora i nostri incontri sono stati frequenti e regolari. Così, ritrovarlo, qualche anno dopo l’ultima volta, con un disco che segna anche il ritorno di Harper con la sua prima band, gli Innocent Criminals, è stata l’occasione anche per ricordarci di cose che ci siamo detti nelle nostre precedenti chiacchierate.

Sullo sfondo, un disco, Call it what it is, che prende il nome da una canzone in cui si citano i nomi di Trevon Martin, Ezel Ford, Michael Brown: tre dei tanti ragazzi afroamericani uccisi dalla polizia americana. Così come quel Rodney King che ispirò una delle prime grandi canzoni di Ben Harper, “Like a King”.

13263891_1101617773233040_8451006752395587232_n

Benvenuto a Ben Harper a MiniSonica, bentornato soprattutto ai microfoni di Popolare Network. In una delle ultime volte in cui ci siamo incontrati ci avevi parlato del tuo primo disco con i Relentless 7, ci spiegavi allora come avessi bisogno di provare cose nuove, suoni nuovi, di come fosse importante per te mettere da parte gli Innocent Criminals, la tua prima band. Nella tua vita hai avuto modo di suonare e di registrare con diversi gruppi, oltre che da solo: questo ritorno con gli Innocent Criminals che sapore ha? E’ una reunion? O invece pensi che in realtà non vi siate davvero mai lasciati?

BH: Credo di poter dire che al 50% sia una reunion e al 50% semplicemente un tornare indietro a qualcosa che sapevo che prima o poi avrei ritrovato.

Cosa diresti per spiegare, dal tuo punto di vista, l’unicità degli Innocent Criminals?

BH: Gli Innocent Criminals hanno un suono molto particolare, che potremmo quasi definire un genere a sé stante, ma che certamente possiamo descrivere come un incontro di tanti altri generi musicali. E poi suono con loro da così tanto tempo, che quello non può che essere un contesto creativo davvero unico per me.

E da band leader quanto pensi di essere responsabile di questo suono così particolare e caratteristico del gruppo?

BH: E’ difficile da dire, penso che possa cambiare da disco a disco, forse addirittura da canzone a canzone. A volte potrei dirti che l’equilibrio è di nuovo 50 a 50, altre volte invece penso che possa essere 90 a 10. Dipende sempre dal disco. In questo disco in particolare dire che siamo al 50 e 50. Al tempo stesso però è anche il 100%, perché questo disco non potrebbe suonare così, se non lo avessi fatto con loro: è una di quelle situazioni in cui il risultato è decisamente superiore alla somma delle singole componenti.

Hai condiviso con il gruppo anche parte della composizione e degli arrangiamenti, o sei arrivato in studio con tutte le canzoni già più o meno pronte?

BH: Proviamo a vedere questo disco come se fosse una torta, e proviamo a tagliarla a fette cercando di ricostruire i vari strati. Direi che un terzo della torta è fatto di canzoni già pronte: “When sex was dirty” era finita, “All that is grown” era completa, anche “Bones” era completa. Poi c’erano le canzoni che avevo scritto, ma che avevano bisogno di qualche tocco finale da parte della band; e poi l’ultimo terzo è composto da canzoni che la stessa band ha portato in studio. Questa credo che sia una giusta descrizione di questo album.

Una delle prime cose che ho notato, ascoltando questo tuo nuovo disco, è come sia vario, eterogeneo. Ed è una cosa che mi piace molto: molti dischi del passato considerati classici erano fatti così, i musicisti si sentivano liberi di mettere una dietro l’altra quattro canzoni una diversissima dall’altra…

BH: Sono contento che qualcuno finalmente se ne accorga! E’ proprio così, era così per i Beatles, per i Pink Floyd, per i Led Zeppelin o per Stevie Wonder, era considerato una cosa normale. Adesso invece sembra quasi che tu sia matto a voler mettere insieme canzoni così diverse l’una dall’altra. Comunque penso di essermi sempre sentito libero di poter fare così, se prendiamo ad esempio uno dei miei dischi più conosciuti, Fight for your mind, cioè il mio secondo disco, contiene canzoni come “God Fearing Man”, “Ground on Down”, “Another Lonely Day”, “Gold to Me”…i miei dischi sono stati quasi sempre molto vari, a parte forse quelli con i Relentless 7 o con Charlie Musselwhite, con cui faccio solo blues. Ma i miei dischi da solo o quelli con gli Innocent Criminals sono sempre stati molto liberi. Penso che forse oggi questa varietà si noti di più, semplicemente per il fatto che c’è più attenzione intorno a me. È più facile fare dischi eterogenei quando si è meno conosciuti, quando poi arriva l’attenzione e il successo sono cose che si notano di più: senza volermi vantare di qualcosa, cerco solo di raccontare come stanno le cose. Le persone ascoltano la tua musica in modo diverso in base a come ti percepiscono, si chiama psico-acustica, è una cosa che esiste davvero!

Ricordo di aver scoperto la tua musica grazie a una canzone, “Like a King”, in cui cantavi il nome di Rodney King, ucciso dalla polizia. Oggi, in “Call it what it is”, la canzone che dà titolo all’album, canti i nomi di altri ragazzi afroamericani uccisi nello stesso modo, vent’anni dopo. Come ti senti a dover scrivere ancora canzoni così?

BH: E’ molto doloroso, vorrei non dover scrivere queste canzoni. Mi piacerebbe poter evitare di essere un “giornalista musicale” in questo senso. Ho paura di dover dire che rispetto a vent’anni fa le cose non siano cambiate abbastanza, verrebbe quasi da dire che non siano cambiate affatto. Ma ora, con l’invenzione dei telefonini con le videocamere, questa condizione cambierà velocemente. Deve cambiare, perché tutti siamo filmabili, dovunque andiamo, ogni giorno.

Le vittime afroamericane della violenza della polizia, di cui canti in “Call it what it is”, sono morte durante la presidenza di Barack Obama, il primo presidente afroamericano della storia del tuo paese. Oggi si parla incessantemente del rischio che uno xenofobo di destra come Trump possa diventare presidente: ma quanto può influire un presidente degli Stati Uniti su questi aspetti, sul modo in cui un ragazzo nero viene trattato per le strade della città in cui vive?

BH: Quel che posso dirti è che se io fossi il presidente, le cose cambierebbero molto velocemente. Ed è molto frustrante invece rendersi conto di quanto il cambiamento sia lento quando deve arrivare dall’alto. Il cambiamento sembra sempre dover passare da altre strade, come in Egitto ad esempio: da 1 milione di persone per strada, non da quell’una che sta in cima alla collina. Penso che le persone che si trovano in mano un potere così grande, poi si accorgano anche della sua fragilità intrinseca. Dev’essere strano essere l’uomo più potente del mondo, e sentirsi per molte cose impotente. Qualcuno lo definirebbe un paradosso.

Pensi che ti impegnerai nella prossima campagna elettorale? E come?

BH: Per evitare che Trump diventi presidente? Sì. Ma sono cose che faccio soltanto per me stesso, magari le persone che mi seguono non saranno per niente d’accordo con quello che dirò, ma questo non farà che rafforzare le mie convinzioni. Ho sempre scritto e cantato per me stesso, sperando che qualcuno potesse condividere quello che dicevo. Poi c’è stato qualcuno che mi ha chiesto di scrivergli una canzone, come Taj Mahal o Solomon Burke, ed è stato anche divertente. Di solito però parto sempre dal desiderio di scrivere una canzone per me stesso. Anche perché è così bello quando fai qualcosa per esprimere te stesso e in quel modo riesci ad esprimere anche il pensiero di qualcun altro.

Abbiamo iniziato l’intervista ricordandone una fatta insieme qualche anno fa. Me ne ricordo un’altra, qualche anno prima, in cui parlammo invece di basket, della tua passione per i Lakers e per Kobe Bryant. Ti saluterei chiedendoti di raccontarci come hai vissuto il suo ritiro, se pensi che cambierà il tuo modo di vivere questo sport…

BH: E’ un avvenimento importante quando un tuo eroe dello sport si ritira. E lui per me è stato il primo dell’età adulta: quando ero molto più giovane c’erano Kareem, Magic Johnson, James Worthy, fino a Michael Jordan. Ma con Kobe è stato diverso, ho visto dal vivo la sua prima partita e la sua ultima. Continuerò ad amare i Lakers, ovviamente, ma sono un po’ triste.

Ascolta l’intervista integrale con Ben Harper

Ben Harper: intervista a MiniSonica

  • Autore articolo
    Niccolò Vecchia
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio sabato 26/07 13:00

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 26-07-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve sabato 26/07 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 26-07-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di sabato 26/07/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 26-07-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 25/07/2025 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 25-07-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Soulshine di sabato 26/07/2025

    Soulshine è un mix eclettico di ultime uscite e classici immortali fra soul, world music, jazz, funk, hip hop, afro beat, latin, r&b, ma anche, perchè no?, un po’ di sano rock’n’roll. L’obiettivo di Soulshine è ispirarvi ad ascoltare nuova musica, di qualsiasi decennio: scrivetemi i vostri suggerimenti e le vostre scoperte all’indirizzo e-mail cecilia.paesante@gmail.com oppure su Instagram (cecilia_paesante) o Facebook (Cecilia Paesante).

    Soulshine - 26-07-2025

  • PlayStop

    Suoni d'estate di sabato 26/07/2025

    Suoni d'estate è la trasmissione che ogni sabato vi porta nei principali festival italiani ed europei: le anteprime, le voci e gli inviati per raccontare al meglio la musica dal vivo di questa estate 2024.

    Suoni d’estate - 26-07-2025

  • PlayStop

    Rock in Opposition di sabato 26/07/2025

    Rock in Opposition è un programma di Contatto Radio - Popolare Network condotto da Alessandro Volpi e curato da Federico Bogazzi. Racconta i tanti legami che uniscono la musica alla storia politica italiana ed internazionale, partendo dall’idea che proprio il linguaggio musicale è stato centrale nel definire molte delle vicende della discussione, e ancor più della narrazione pubblica degli ultimi cinquant’anni. Quest’estate lo potete ascoltare anche su Radio Popolare in una selezione di dieci puntate. Tutti gli altri episodi li trovate a questa pagina

    Rock in Opposition - 26-07-2025

  • PlayStop

    Geografie sommerse - quarto episodio

    Nel cuore delle favelas di Recife, in Brasile, esiste un gruppo che lavora ogni giorno per restituire dignità, voce e possibilità ai bambini e ragazzi delle periferie: si chiama Pé no Chão. Ne parliamo con Jocimar Borges, educatore e attivista, che racconta come la pedagogia degli oppressi, la capoeria e la presenza sul territorio possano trasformare la realtà sociale a partire dal basso.

    Geografie sommerse - 26-07-2025

  • PlayStop

    I girasoli di sabato 26/07/2025

    “I Girasoli” è la trasmissione di Radio Popolare dedicata all'arte e alla fotografia, condotta da Tiziana Ricci. Ogni sabato alle 13.15, il programma esplora eventi culturali, offre interviste ai protagonisti dell'arte, e fornisce approfondimenti sui critici e sui giovani talenti. L’obiettivo è rendere accessibile il significato delle opere e valutare la qualità culturale degli eventi, contrastando il proliferare di iniziative di scarso valore e valutando le polemiche sulla politica culturale.

    I girasoli - 26-07-2025

  • PlayStop

    Il Verziere di Leonardo di sabato 26/07/2025

    I 70 anni della Latteria di Valtorta (Bg). Alla festa per l’anniversario della piccola cooperativa dell’Alta Valbrembana abbiamo intervistato: l’ex presidente, casaro veterano, e allevatore Silvano Busi; il consigliere di amministrazione Beppe Stefanelli; la presidente del Consorzio del Formai de Mut dell’Alta Val Brembana Francesca Monaci; e l’ex vice presidente di Slow Food Lorenzo Berlendis, promotore dei presidi Agrì di Valtorta e Stracchino all’Antica delle Valli Orobiche.

    Il Verziere di Leonardo - 26-07-2025

  • PlayStop

    Di Pietro: non è tangentopoli, ma è un problema politico

    Urbanistica Milano. E’ attesa per la prossima settimana la decisione del giudice per le indagini preliminari sulla richiesta di arresti della Procura della Repubblica. Il GIP in questi giorni ha interrogato le sei persone per cui è stata chiesta la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari. Luigi Ambrosio ha chiesto all’ex pubblico ministero dell’inchiesta "Mani Pulite" a Milano, Antonio Di Pietro, se ci sono differenze e fatti analoghi rispetto a 30 anni fa.

    Clip - 26-07-2025

  • PlayStop

    La gioia in tavola - 26/07/2025

    Con Federica Giordani, direttrice e fondatrice di vegolosi.it e la chef Sonia Maccagnola. Modera Cecilia di Lieto. Il meglio della festa di Radio Popolare, All You Need Is Pop del 6, 7 e 8 giugno 2025

    All you need is pop 2025 - 26-07-2025

  • PlayStop

    Letti e lettini di sabato 26/07/2025

    Un'estate speciale richiede uno speciale appuntamento settimanale dedicato ai suggerimenti di lettura: in ogni puntata un personaggio della cultura propone i suoi "must" da leggere in estate e un libraio o una libraia indipendenti propongono alcuni titoli tratti dal loro scaffale.

    Letti e lettini - 26-07-2025

  • PlayStop

    Itaca di sabato 26/07/2025

    Itaca, viaggio nel presente. I giornali, l’attualità, il colloquio con chi ci ascolta. Ogni sabato dalle 8.45 alle 10.30.

    Itaca - 26-07-2025

Adesso in diretta