
Il voto di fiducia sulle unioni civili di Denis Verdini ha provocato un doppio effetto, la tipica reazione di una legge fisica, come spesso accade in politica, quando le forze contrapposte si muovono; quel voto ha suscitato un piccolo grande terremoto nella sinistra del Pd e uno spostamento verso il centrodestra del governo. Matteo Renzi ha preferito glissare, derubricando la novità politica a banale episodio.
Il presidente del Consiglio però sa bene che la fiducia è un voto ben diverso da quelli già dati in precedenza da Ala, la formazione dell’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, ad alcuni provvedimenti del governo. Lo sanno bene anche i suoi avversari interni. La minoranza si è fatta sentire. Soprattutto i bersaniani, che hanno subito chiesto un nuovo congresso.
Nicola Stumpo è un esponente di questa corrente:
“Votare la fiducia non è una cosa normale. Dobbiamo aprire una discussione con un nuovo congresso perché questo fatto rischia di aprire una frattura oggettiva tra un’idea di governo di centrosinistra (anche se non ci sono i numeri) e l’ipotesi di un governo spostato decisamente nel centrodestra”.
Ma Denis Verdini entrerà organicamente in maggioranza?
“Questo lo deve escludere Matteo Renzi. Io credo che lui non debba entrare in questa maggioranza anche se ha votato in precedenza le riforme. Per questo vogliamo che si vada a una discussione seria e profonda, aprendo la stagione congressuale”.
Lei pensa che Renzi voglia sostituire i vostri voti con quelli di Verdini?
“Il tema è la natura del Partito democratico. La sinistra del Pd vuole fare parte di questo partito, esserne il centro, il motore, la futura maggioranza. È Renzi a dover dire cosa vuole fare del rapporto con Denis Verdini. Lui ha vinto un congresso con una mozione che diceva: mai più con la destra. Ora, deve rimanere fedele a quell’indirizzo, altrimenti tradirebbe le conclusioni dell’ultimo congresso”.