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Vaccini in Lombardia: l’unione di inefficienze non ha portato Aria nuova, anzi

Vaccini Lombardia - Attilio Fontana ANSA

Aria, Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti. Una sigla sconosciuta al pubblico, ottenuta dall’unificazione delle precedenti Arca, Azienda regionale centrale acquisti, Lombardia Infrastrutture, stazione appaltante per grandi opere, e Lombardia Informatica, azienda per i servizi digitali. La prima non è mai stata considerata un esempio di efficienza e velocità, le altre due hanno inanellato scandali, salvataggi e prestazioni tecnologiche non avanzate.

Il tentativo di costruire Aria da parte della giunta regionale leghista di Roberto Maroni è stata quella di superare le precedenti dimenticabili esperienze. Invece i venticinque anni appena passati hanno peggiorato la situazione che aveva già radici pre Tangentopoli: un giovane pubblico ministero Antonio Di Pietro indagò su Lombardia Informatica, che già allora non controllò adeguatamente la spesa sanitaria regionale. Sono i primissimi anni ‘90.

Negli oltre tre lustri di giunte di Roberto Formigoni la società di affidamenti diretti di commesse tecnologiche si è resa famosa per i costi elevati e i lunghi tempi di elaborazione della carta dei servizi, l’odierna tessera sanitaria. Fu pure scelta una tecnologia obsoleta per cui la gran parte dei lombardi non ha mai prenotato digitalmente le prestazioni, perché era necessario avere un apposito lettore. A Lombardia Informatica erano stati affidati i centralini per la prenotazione delle prestazioni sanitarie, inizialmente si trovavano a Paternò, in provincia di Catania.

Dietro al nome Aria si nasconde una spartizione politica molto forte. L’azienda è sempre stata alle dipendenze dell’assessorato al bilancio, da tempo saldamente in mano alla Lega, oggi con l’eclissato dalla scena pubblica Davide Caparini. Solo così il Carroccio ha accettato di lasciare l’assessorato alla sanità a Forza Italia, oggi a Letizia Moratti con il consulente Guido Bertolaso, entrambi in piena fase scarica responsabilità dopo due mesi di lavoro. Che poi questi pilastri del sistema Regione siano stati tra le infrastrutture del declino e dei disservizi della Lombardia, è divenuto ora chiaro a tanti. Il caro prezzo di non aver selezionato dirigenti capaci non era neanche immaginabile, però i lombardi hanno continuato a votarli con entusiasmo nonostante inefficienze e scandali già noti.

Fa ancora più effetto che questo avvenga nella Regione dove tra gli atenei c’è il Politecnico di Milano, tra le università italiane più conosciute a livello internazionale, e dove ci sono il Policlinico di Milano e di Pavia, sei secoli di esistenza, tra i maggiori centri di cura e ricerca sanitaria, europei.

  • Autore articolo
    Fabio Fimiani
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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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