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Una cittadinanza onoraria è per sempre?

In Italia ci sono decine di comuni dove Benito Mussolini è cittadino onorario. Onorificenze arrivate quasi tutte nel 1923 e nel 1924 per tributare il Duce di due fatti tutt’altro che da tributare: il primo anniversario della marcia su Roma e il decimo dell’inizio della Prima Guerra mondiale. Atti politici furono quelli di quegli anni per celebrare a testa bassa il capo del fascismo, atti politici sono quelli fatti oggi per decretare finita l’onorificenza del cittadino Mussolini.

Sono tante le città che hanno cancellato il Duce da quell’elenco, tra i casi più noti quello del 2009 a Firenze, dove l’allora sindaco Leonardo Domenici tolse la cittadinanza onoraria a Mussolini e negli stessi giorni la diede a Beppino Englaro. Revoche ci sono state anche a Torino, Rivoli, Anzola, Salorno, per citare alcuni casi. Altrove, come a Ravenna e Varese, le revoche sono state bocciate in consiglio comunale.

L’ultima città in cui se ne sta discutendo è Bergamo, dove l’Isrec, l’Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, ha chiesto al sindaco Giorgio Gori di revocare la cittadinanza onoraria data a Mussolini il 24 maggio 1924. Lo ha fatto tramite una raccolta firme promossa insieme alla rete Aldo dice 26×1, all’ANPI, ai Giovani democratici e al Comitato Antifascista. “Una richiesta partita da giovani di sensibilità diverse tra loro, come i ragazzi dei centri sociali e i Giovani democratici del PD” ci dice Elisabetta Ruffini, presidente dell’Isrec.

Storia e memoria, uso pubblico della storia, un dibattito aperto. “Bisogna fare una distinzione tra storia e memoria” dice Elisabetta, “la memoria è qualcosa che si costruisce nel presente e vive con noi”. L’Isrec è un istituto storico e ovviamente non ha alcuna intenzione di cancellare pezzi di storia o distruggere atti storici. Ogni giorno l’Isrec racconta la storia, la cataloga, la conserva, la porta nelle scuole. Revocare la cittadinanza onoraria significa “aggiungere un nuovo pezzo di storia e fare la storia nel nostro presente”. La cittadinanza onoraria a Mussolini resterà nei registri del comune di Bergamo legata a quella scelta fatta nel 1924, ma oggi “vorremmo produrre un nuovo atto storico che faccia i conti con quel passato”. Fare la storia oggi, appunto. Con un atto politico, su una questione specifica come quella della cittadinanza onoraria.

L’Istituto ha chiesto più volte in passato alle varie amministrazione comunali di valutare la possibilità di revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini. “Questa volta siamo usciti in maniera così forte e pubblica perché ce l’hanno chiesto ragazzi giovani e di sensibilità diversissime tra l’oro” dice Elisabetta. “Dalla rete Aldo dice 26X1 attiva nei centri sociali ai Giovani democratici del PD che siedono nel Comitato Antifascista”.

La traccia della cittadinanza resterà, così come resterà la storia e il contesto di quella scelta. “Che nel 1924 sia stata data è un fatto storico e non finirà nell’oblio. Per noi revocare non è cancellare ma fare i conti con il passato. E in Italia fare i conti con il passato fascista sembra essere una delle cose più difficili da fare”.

Ascolta l’intervista integrale ad Elisabetta Ruffini, presidente dell’Isrec:

Elisabetta Ruffini presidente Isrec

 

“Chiedere la revoca della cittadinanza onoraria di Bergamo a Mussolini non è un atto di revisionismo storico, ma di memoria attiva in cui si esprime la volontà di ridire insieme ai giovani di Bergamo che il nostro paese è antifascista e che non c’è posto tra i suoi cittadini onorari per i dittatori” è scritto nell’appello che introduce la raccolta firme. “Se il fascismo ha rotto il processo democratico con cui era nata l’Italia e l’ha reso una dittatura, noi oggi cittadini dell’Italia repubblicana non abbiamo paura di fare i conti con il nostro passato e non intendiamo scegliere né facili assoluzioni né comode scorciatoie”.

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha già risposto che per lui la cittadinanza onoraria non deve essere revocata. “Ci viene chiesto di cancellare un fatto politico ormai consolidato e storicizzato, come molti altri, nella storia della città. Capisco molto bene il senso della richiesta ma non mi sento di condividerlo; di più, lo sento politicamente molto datato” ha scritto Gori in una lettera. “Se la storia è memoria, quegli avvenimenti – ancorché criticabili in base alla nostra sensibilità di oggi – meritano d’essere preservati. Perché si sappia com’era Bergamo nel 1924. Proporre invece la cancellazione è dunque a mio giudizio un errore, che nonostante le comprensibili motivazioni denuncia in fondo una mancanza della necessaria distanza dai fatti della storia, quasi una sorta di rivincita a posteriori che però non cambierebbe nulla”.

  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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