
La guerra in Ucraina prosegue come prima, anzi con più intensità di prima.
Negli ultimi giorni i russi hanno messo in campo gli attacchi dal cielo più pesanti dall’inizio dell’invasione. Ed è probabile che la tendenza sia questa anche nelle prossime settimane. L’economia di guerra messa in piedi da Putin ha portato a una produzione su larga scala, soprattutto di droni. Tra poco potrebbero esserne lanciati oltre mille al giorno.Il Cremlino non ha alcun interesse a fermarsi. Non sono servite a nulla le sei telefonate con Trump e i due incontri diretti con gli ucraini. O meglio sono serviti a riallacciare i rapporti con la Casa Bianca e a uscire dall’isolamento rispetto all’Occidente. Un grande risultato per Putin. Ora però le cose sembrano cambiare. Trump si è reso conto della complessità della situazione e almeno a parole sembra essere meno contento del rapporto con Mosca. Ma non è assolutamente chiaro come questo si possa tradurre dal punto di vista pratico. Più armi a Kyiv? Trump non ne ha mai chieste al Congresso. Altre sanzioni? I russi sono preprati al peggio.Arrivati a questo punto sembra pagare la strategia di lungo periodo decisa dai russi nei primi mesi di guerra. Andare avanti un passettino alla volta fino alla capitolazione di Kyiv, o almeno fino a quando verranno accettate le condizioni russe. In sostanza nessun passo indietro, nessun ritiro dai territori occupati, l’Ucraina paese neutrale.
Visto che però gli ucraini non hanno intenzione di alzare bandiera bianca non si vede la fine.
La novità di questi giorni sembra essere segnata dai rapporti tra Trump e Putin.
Nella sua guerra esistenziale contro l’Occidente il presidente russo sembra disposto a perdere la relazione speciale, appena ripresa, con la Casa Bianca. L’Ucraina per luio vale di più.