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The Great, la divertente rilettura della storia di Caterina di Russia

The Great

Qualche mese fa, su HBO negli Stati Uniti e poi qui in Italia su Sky Atlantic, è andata in onda una miniserie intitolata Caterina la grande: sontuosissima nei costumi e nelle ambientazioni, con una sempre straordinaria Helen Mirren nei panni della celebre sovrana, raccontava il regno di Caterina II di Russia, cominciando un paio d’anni dopo la sua presa del potere. Era una produzione molto elegante ma abbastanza tradizionale, la versione televisiva di un film biografico-storico in costume. Il 18 giugno, invece, su una piattaforma streaming che si chiama StarzPlay (e che anche se è meno nota di Netflix o Amazon Prime Video vanta un catalogo di serie interessantissime, da Years and Years a Castle Rock a Little Drummer Girl) arriva un’altra miniserie dedicata a Caterina II di Russia, la sovrana simbolo del “dispotismo illuminato”: s’intitola The Great e non potrebbe essere più diversa dalla versione con Helen Mirren.

Il sottotitolo recita “una storia occasionalmente vera”, e già dalle prime immagini è chiaro che questa non sarà una vera e propria serie biografica: Caterina qui è un’adolescente, ingenua e idealista, fin troppo simile a una teenager di oggi; la serie comincia con lei che giunge alla corte dell’imperatore Pietro III per diventare sua sposa. A interpretarla è Elle Fanning, giovanissima – è nata nel 1998 – e già una delle migliori attrici contemporanee: ha recitato, iniziando da bambina, in tantissimi film, tra cui Babel di Alejandro Gonzalez Inarritu, Super 8 di JJ Abrams, The Neon Demon di Nicolas Winding Refn, Somewhere e L’inganno di Sofia Coppola, Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen, Twixt di Francis Ford Coppola e nei blockbuster della Disney dedicati a Maleficent.

La sua Caterina di Russia è, cinematograficamente parlando, parente stretta della Maria Antonietta immaginata da Sofia Coppola nel suo film del 2006: anche se la vicenda si svolge nel Settecento, il modo in cui si comporta somiglia a quello delle adolescenti di oggi, e la messa in scena della corte è colorato, pop, punteggiato anche da qualche voluto anacronismo. Ma se il film di Coppola era soprattutto una delle fotografie di solitudine e immobilismo esistenziale care alla regista, The Great ha un’anima molto più satirica e politica: il suo autore è infatti Tony McNamara, che già firmato la sceneggiatura di La favorita, il film di Yorgos Lanthimos acclamato agli Oscar dello scorso anno.

Anzi, Lanthimos ha chiesto a McNamara di lavorare a La favorita proprio dopo aver letto la prima sceneggiatura di The Great, e la descrizione di una corte decadente e ignorante al limite della bestialità, dove l’esercizio del potere assoluto da parte di un sovrano egocentrico e incapace di provare alcuna empatia è del tutto fuori controllo.

Come La favorita, poi, anche The Great ha uno spirito fortemente femminista: la storia di Caterina, che scopre di non essere, per il consorte, niente di più di un fastidioso animale da riproduzione, e che, dopo aver meditato il suicidio, decide di organizzare un colpo di stato, rovesciare lo status quo e agguantare il potere per esercitarlo in modo illuminato risuona in modo potente con l’attualità. Anche perché la scrittura di McNamara è raffinata e piena di sfumature, e mette in luce tutte le contraddizioni, le difficoltà e anche gli errori che possono accompagnarsi a un tale percorso di autoaffermazione.

Iper consapevole e ironica, tra satira pop e commedia nera, The Great è molto autentica nello spirito, anche se pochissimo realistica nella resa. È il bello della tv contemporanea, così ricca di voci e sperimentazioni: c’è spazio sia per la convenzionalità della Caterina la grande di Helen Mirren sia per l’innovazione anticonformista della The Great di Elle Fanning.

Foto dalla pagina Facebook ufficiale della serie The Great

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    “Abbiamo sempre preferito la take imperfetta ma magica”: i Satantango raccontano il nuovo album

    Un debutto interessante quello dei Satantango, nuovo progetto shoegaze proveniente dalla provincia cremonese. Il duo, composto da Valentina e Gianmarco, è oggi passato a Volume per raccontare e suonare in acustico alcuni brani del nuovo album “Satantango”. Il titolo è lo stesso di un film ungherese del 1994 della durata di oltre sette ore: “l’ambientazione e le atmosfere sono molto simili a quelle che ci sono nei nostri posti”, spiega il duo. Tra shoegaze, dream pop e slowcore, l’album dipinge un immaginario bianco e nero tra malinconie di provincia e nebbia, cinema chiusi e un senso di innocenza perduta, ed è ricco di riferimenti a pellicole vintage come “Gioventù Amore e Rabbia”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive dei Satantango.

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