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Sunday Blues diventa un film d’animazione: la lettera d’amore di Paul Andrejco

Sunday Blues Film

Questa è la storia di come un artista americano è entrato casualmente in contatto con una trasmissione di Radio Popolare ed è finito per farci un film.

Paul Andrejco è un regista, designer, autore e burattinaio statunitense, insegna tecniche e teorie dell’animazione complessa alla Parson University di New York. In America è conosciuto per le sue produzioni di programmi educativi e di intrattenimento per l’infanzia, ma ha al suo attivo anche cortometraggi dark e web series dissacranti, e con PuppetHeap, la società che ha fondato a Hoboken, in New Jersey, proprio di fronte a Manhattan, è uno dei pionieri del digitale unito a questa forma d’arte tradizionale. Fra i suoi clienti ci sono Disney, i Muppets, Fox, J.P. Gaultier, Sesame Studio e questo è solo l’inizio di una lunghissima lista.

Tramite amici comuni Andrejco ha conosciuto a New York Marina Catucci, corrispondente dagli Usa del Manifesto e collaboratrice di Radio Popolare, e ha preso parte ad alcuni dei mitici brunch durante i quali la corrispondente e seria analista politica Marina Catucci, per un quarto d’ora verso le 14.45 ora locale, si trasforma in La Catucci, presenza fissa di Sunday Blues, la trasmissione della domenica sera di Luca Gattuso e Davide Facchini. Ogni domenica da ovunque si trovi, che spesso è un tavolo del brunch, La Catucci va in onda in collegamento telefonico con Sunday Blues, raccontando gli Stati Uniti usando lo stesso registro sarcastico e surreale che caratterizza la trasmissione.

Un brunch dopo l’altro Andrejco si è talmente appassionato a questa trasmissione visionaria, e al seguito di ascoltatori che riusciva a generare, da voler vedere di persona una delle feste della radio, e lì si è innamorato non solo di Sunday Blues, ma di Radio Popolare stessa, della sua comunità di ascoltatori, e di quella idea di sinistra che alimenta e rappresenta.

Da qui nasce il cortometraggio d’animazione Sunday Blues Apocalypse che, per dirla con parole di Andrejco è “Una lettera d’amore a Milano, a Radio Popolare, a Sunday Blues e ai suoi ascoltatori, a quell’idea di amicizia, di solidarietà e di appartenenza di cui chiunque sano di mente vorrebbe far parte“.

Negli studi dove solitamente Andrejco produce il ranocchio Kermit e l’uovo parlante Marvie, ha ricostruito gli studi di Radio Popolare, i burattini di Davide Facchini e Luca Gattuso e l’ologramma di Marina Catucci, è tornato a Milano ed ha filmato Giancarlo Nostrini, ha coinvolto Francesco Tragni per tutta una serie di problemi tecnici, si è appassionato all’armadillo di Cecilia Di Lieto, e alla fine ha realizzato un cortometraggio da grand guignol horror che è un piccolo gioiello di animazione, creato con più tecniche sapientemente mischiate, con tocchi poetici e lo stesso stile surreale e lisergico del trio Facchini-Gattuso-Catucci. In tutto, a momenti alterni, ci ha lavorato per 3 anni, imparando anche un po’ d’italiano montando i 15 minuti di video che costituiscono il prodotto finale.

La première di questo film non poteva essere che durante una festa di Radio Popolare: il 10 giugno alle 23.00 al teatro La Cucina. Il film verrà replicato due volte, domenica 11 alle 17.00 e alle 17.30, ma essendoci di mezzo Andrejco che ama mischiare i media, il 10 giugno alle 23.00 ora italiana, 17 ora di New York, Sunday Blues Apocalypse verrà trasmesso anche dal canale YouTube della ditta di Andrejco, PuppetHeap.

In attesa del 10 giugno anche sul suo canale Instagram verranno caricati dei brevissimi estratti del film. Su entrambe le piattaforme ci sono anche le altre produzioni di questo artista prolifico e onirico che, senza parlare la lingua, da Hoboken, New Jersey, è riuscito a capire l’essenza di una trasmissione radiofonica italiana e a farne un piccolo capolavoro.

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    Redazione
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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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