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Tasse giù, economia su: scommessa o azzardo?

“Come l’anno scorso continuiamo a fare una Legge di Stabilita’ in cui il deficit si riduce e il debito diminuisce, ma allo stesso tempo forniamo sostegno espansivo alle famiglie e alle imprese. Quindi è la quadratura del cerchio“. Parola del Ministro dell’Economia Piercarlo Padoan. Quella del Governo sarà un scommessa vincente o un azzardo? Saranno i prossimi mesi a dirlo.

Per una compiuta valutazione dei contenuti della manovra bisognerà attendere il testo vero e proprio,  ancora non disponibile. Ormai un malcostume che si ripete ogni anno. Per ora è stata presentata a colpi di tweet dal Presidente del Consiglio: bozze e proiezioni stanno circolando, ma si attendono i particolari. E il diavolo spesso si nasconde nei dettagli.

L’entità della Legge di Stabilità è di 26,5 miliardi di euro, cui se ne potrebbero aggiungere altri 3 se l’Europa accettasse la richiesta italiana di compensare le spese sostenute per i migranti. Ipotesi improbabile, come ha ammesso lo stesso Matteo Renzi, anche se la partita è ancora aperta. Quasi metà della manovra è in deficit ed è vincolata per evitare che scattino le clausole di salvaguardia. Queste ultime sono un paracadute finanziario che entrano in funzione nel caso in cui i tagli non risultassero sufficienti. Nell’eventualità, si andrebbero a prendere i soldi con aumenti dell’Ivae delle accise sui carburanti, più con la riduzione di detrazioni e deduzioni fiscali. Finora questo pesante rischio è stato scampato, ma la mina vagante delle clausole di salvaguardia è stata solo rinviata al 2017, e senza una solida crescita potrebbe esplodere. Ed è proprio sulla crescita che punta il Governo.

La Renzieconomics si potrebbe riassumere in uno slogan: “Tasse giù, economia su”. L’intervento del Governo sulle tasse ha l’obiettivo di rilanciare le imprese , rendendole piu competitive, e la domanda interna. Ma se ci sono provvedimenti utili in questa direzione, ce sono alcuni che non convincono, altri iniqui o pericolosi. Positivo è aver portato al 140% l’ammortamento degli investimenti. Un’operazione che spingerebbe le imprese a puntare su nuovi macchinari e sull’ innovazione. Sarebbe efficace anche l’anticipo del taglio dell’imposta sul reddito Ires al 2016, ma questo è vincolato dalla decisione di Bruxelles sui 3 miliardi chiesti in piu dall’Italia per i migranti. Altrimenti se ne riparlerà nel 2017. Utile anche l’eliminazione della tassa sui macchinari imbullonati , i grandi impianti ancorati a terra. Confermato , se pur ridotto, lo sgravio fiscale per le assunzioni: dagli attuali 8mila euro annui si scende del 40% per il 2016, e del 75% nel 2017.

Meno tasse anche sulla casa, con la cancellazione per tutti sulla prima abitazione di Tasi e Imu, e sui terreni agricoli con un costo complessivo di oltre 4 miliardi di euro.  Il provvedimento, che contiene anche una parte palesemente iniqua, visto che riguarderà anche case di lusso e le ville, viene contestato da Bruxelles che ha chiesto di privilegiare prima l’abbattimento del costo del lavoro. Ma Matteo Renzi tira dritto, sapendo che ne trarrà dei consensi, investendo su un messagio semplice ed efficace nella comunicazione: via per sempre e per tutti la tassa sulla prima abitazione.  Quella sulla casa appare un’operazione dagli effetti molto incerti sull’economia, ma sicuramente efficace sul piano elettorale. L’impatto sui consumi, lo ha detto anche Bankitalia, sarà modesto, mentre  è “molto difficile che contribuisca, in modo significativo, a favorire le compravendite delle case e l’edilizia”, sostiene il centro studi Nomisma, tra i più autorevoli in materia.

C’è poi un altro punto controverso: il ritocco verso l’alto della soglia di cash tollerato. Prima dell’avvento della Renzieconomics era mille euro, ora 3 mila. Tra i contrari, figure autorevoli come il presidente dell’ ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) Raffaele Cantone: “Sbagliatissimo invece aver innalzato il tetto dell’uso del contante a 3000 euro”. “Un regalo agli evasori e un favore soprattutto al riciclaggio”, rincara la dose l’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco.

Vincenzo Visco
Vincenzo Visco

Intervista a Visco

A pagare il conto di parte della manovra restano il pubblico impiego e, per ora, le Regioni. Per i dipendenti pubblici, dopo 6 anni di fermo contrattuale, sbloccato dalla sentenza della Corte Costituzionale del giugno 2015 , sono stati stanziati solo 200 milioni di euro per i rinnovi. Si tratta di un aumento medio mensile di circa 8 euro lordi. Alle Regioni sono stati sfilati 2 miliardi dall’aumento del Fondo Sanitario Nazionale, violando i patti che erano stati concordati.

In generale si tratta di una manovra nordista che non sostiene il Sud , che continua a rimanere fuori dalla scelte strategiche del Governo. Le promesse di Renzi per il Sud, in buona parte, sono rimaste chiacchiere, infatti. Due mesi fa il capo del Governo, visti i disastrosi dati dello SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ndr), che certificavano come il Sud stesse peggio della Grecia, aveva promesso con grande enfasi che gli sarebbe piaciuto un Pd che uscisse con un Masterplan (documento d indirizzo strategico, ndr) per il Mezzogiorno. E ci attaccò anche un hashtag: #zerochiacchiere. Ma del Masterplan finora nemmeno l’ombra: l’assenza ha suscitato le proteste dei pur moderati Giovani di Confindustria.

E’ infine una manovra che fa troppo poco contro le povertà e le diseguaglianze, rispetto alla drammatica dimensione del problema: nel 2014, 1 milione e 470 mila famiglie era in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8% della popolazione residente). Dopo due anni di aumento, l’incidenza della povertà assoluta si mantiene stabile con un percentuale al Sud (8,6%), doppia di quella del Nord. I dati sono dell’ISTAT (Istituto nazionale di statistica).

SCHEDA – Quanto potrebbero costare le misure:

26,5 miliardi di cui:

  • 16,8 miliardi per sterilizzare le clausole di salvaguardia
  • 3,7 miliardi per la cancellazione tassa prima casa
  • 400 milioni per parziale abolizione Imu agricola
  • 500 milioni per eliminazioni tassa su impianti imbullonati
  • 1 miliardo per contrasto povertà e altre misure sociali
  • 1,5 miliardi per sgravi assunzioni e ammortamenti
  • 250 milioni per la cultura e merito,
  • 150 milioni per la Terra dei Fuochi
  • 120 milioni per Cooperazione sviluppo
  • 200 milioni per il Pubblico Impiego
  • 600 milioni altre voci

Le coperture

  • 13 miliardi dall’ aumento  del deficit (che sale dall’1,4 al 2,2% )
  • 5,5 miliardi da spending review ( revisione e tagli di spesa)
  • 2 miliardi dal rientro dei capitali ,con la voluntary disclosure
  • 1 miliardo da aumento prelievo sui giochi
  • 600 milioni da cancellazione delle province
  • 4,9 miliardi da maggiori entrate per via della crescita economica prevista (+1,6%)
  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Per i lavoratori dei musei civici di Milano prima vittoria: 300 euro in più al mese e maggiori tutele

    I lavoratori e le lavoratrici dei musei civici milanesi hanno vinto la loro battaglia: ora saranno assunti con il contratto nazionale Federculture e non più quello Multiservizi. Significa, ad esempio, 300 euro al mese in più in busta paga e migliori tutele. I primi a beneficiare del cambio di contratto, dopo scioperi e proteste, saranno i lavoratori e le lavoratrici delle biglietterie. “Dopo due anni di lotta serrata all’interno dei Musei Civici di Milano arrivano le certezze sull’applicazione del CCNL Federculture nel primo appalto che va in scadenza, ovvero le biglietterie” spiega il sindacato USB Lavoro Privato che ha seguito la vertenza. “Dopo l’uscita del bando non solo con l’indicazione del Federculture, ma con anche tutte le altre garanzie fondamentali che abbiamo rivendicato con scioperi e in tutti gli incontri avuti con i consiglieri e con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio, è stata data comunicazione ai lavoratori che quanto scritto nel bando troverà corrispondenza nel cambio appalto di settembre”. L’obbiettivo di sindacato e lavoratori è ora quello di cambiare il contratto in tutti gli altri bandi in scadenza, a partire da quello degli operatori di sala che scadrà a maggio 2026. Roberto Maggioni ha intervistato Elena Lott di USB Lavoro Privato.

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