Erano in migliaia, con le giubbe rosse aziendali, in sciopero per la terza volta da ottobre. I lavoratori e le lavoratrici della Tim hanno manifestato a Milano in contemporanea a un corteo a Roma. Sono arrivati nel capoluogo lombardo da Piemonte, Liguria, Emilia, Toscana, Veneto, Friuli , oltre che dalla Lombardia. Si sono ritrovati davanti alla sede Tim di piazza Einaudi a Milano e hanno sfilato fino a piazza Affari.
Tre scioperi in cinque mesi, una protesta arrivata anche al festival di Sanremo “ma i mezzi d’informazione non parlano della nostra lotta – dicono i lavoratori – perché Tim è un cliente e un inserzionista importante per le maggiori testate”.
Ci sono tante storie dentro questa protesta. La motivazione generale è la revoca del contratto aziendale che ha portato a tagli su bonus, ferie, salario, buoni pasto. “Un’azienda in contratto di solidarietà da sei anni – hanno spiegato i rappresentanti sindacali della Slc Cgil che ha promosso lo sciopero – mentre l’azienda ha macinato 6,7 miliardi di utili”. C’erano i 200 lavoratori di Torino e Milano a cui pochi giorni fa è stato annunciato il trasferimento a Roma, c’erano i tecnici genovesi a cui l’azienda vorrebbe applicare il “controllo a distanza”, c’erano i toscani infuriati contro “i bonus dati ai manager”.
“Ci stiamo muovendo ora mentre ci tagliano salario e diritti”, spiegano i lavoratori. “Temiamo che questa politica di tagli porterà l’azienda verso il baratro”. Una protesta per i diritti e la qualità del lavoro.
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