In Iran l’alta partecipazione alle elezioni, come previsto, ha favorito Rouhani e il blocco riformista. I settori più liberali della società iraniana tendono a votare meno rispetto a quelli tradizionalisti, per non legittimare un regime che non riconoscono. Questa volta invece, spaventati dalla avanzata dei conservatori, sono andati a votare, in sostanza accettando un sistema che vorrebbero radicalmente diverso. Ben oltre quello che può offrire il riformista-moderato Hassan Rouhani.
In questo passaggio politico, in queste elezioni presidenziali, c’è la risposta a una delle domande che ci facciamo spesso in Occidente: per quale motivo i giovani iraniani, soprattutto loro, istruiti, colti, aperti al mondo esterno, rimangono all’interno di questo sistema? Per quale motivo non si ribellano?
Pur non essendo un regime completamente totalitario – pensate alla Corea del Nord – l’Iran è una teocrazia, dove i vertici religiosi controllano tutto: società, cultura, politica ed economia. Lasciano però uno spazio dove il presidente possa definire l’indirizzo politico, interno e internazionale. Da qui l’importanza di queste elezioni. Ma la cornice è sempre la stessa, il presidente della Repubblica Islamica si deve muovere rispettando paletti e confini che non dipendono da lui.
Se escludiamo chi ha lasciato il paese, e non sono in pochi, i settori liberali hanno accettato anche loro di muoversi all’ interno di questo spazio. Ribellarsi è troppo pericoloso. “Impossibile”, ci hanno ripetuto in questi giorni.
Quindi l’approccio di Rouhani che – ricordiamo – è un riformista-moderato è la cosa più liberale che l’Iran si possa permettere. E le sue aperture, a loro volta, garantiscono la stessa stabilità del regime, che sa bene come ogni tanto ci voglia una valvola di sfogo.
Tutto il resto – come il sanguinoso intervento in Siria o l’accordo sul nucleare – non dipendono dal presidente. La stabilità iraniana, una rarità in questa regione, dipende anche da questo delicato equilibrio politico e sociale. Mentre lo scontro con il fronte più oltranzista, ovviamente, non è finito. Il candidato conservatore a queste elezioni, Ebrahim Raisi, potrebbe diventare in futuro la Guida Suprema, la massima carica nella gerarchia iraniana.