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Rifugiati: le Questure simili a Hotspot?

La denuncia arriva da Milano, ma potrebbe non essere circoscritta al solo capoluogo lombardo. Nell’ultimo mese la procedura per la richiesta di asilo sta cambiando e la Questura sembra allinearsi alle procedure  seguite negli Hotspot, i centri ideati dall’Unione Europea per identificare e registrare i migranti.

Secondo le testimonianze raccolte da Radio Popolare stanno succedendo due cose:

1) le domande di asilo vengono filtrate da un operatore che valuta se accoglie o respinge le domande prima che finiscano alla commissione giudicatrice competente;

2) gli avvocati sono esclusi da questa fase e non riescono ad assistere i propri clienti.

La conseguenza è un aumento del numero di migranti che entrano in Questura da richiedenti asilo ed escono da irregolari.  “Ci sembra una violazione del diritto d’asilo”, dicono dal Naga, associazione milanese che si occupa di migranti.

Nei prossimi mesi aumenterà il numero di migranti che transiterà dall’Italia, il Viminale ha chiesto alle prefetture di trovare almeno 15mila posti. È facile immaginare che aumenterà anche il numero di richieste di asilo e la quantità di pratiche da seguire.

“Viene impedito l’accesso agli avvocati ed è stato introdotto una sorta di filtro preventivo”, ci dice Pietro Massarotto, avvocato e presidente del Naga. “I richiedenti asilo firmano un foglio che sostanzialmente li equipara ai migranti economici, foglio che resta in Questura. Escono invece con un provvedimento di espulsione”. L’effetto diretto è quello di un taglio del numero di richieste di protezione internazionale. La legge prevede che la Questura debba inviare la documentazione alla Commissione territoriale e che sia poi quest’ultima l’unico organo competente a decidere sul riconoscimento dello status di rifugiato. La Commissione nel frattempo rilascia al richiedente un permesso di soggiorno per richiesta di asilo in attesa dell’esito della procedura. “Si entra in Questura da cittadini portatori di un diritto riconosciuto internazionalmente, si esce con una espulsione in mano”, dice Massarotto.

Ma cosa ha prodotto questo cambiamento? Agli avvocati è stato detto che sono entrate in vigore delle nuove direttive. Abbiamo chiesto anche noi chiarimenti alla Questura e siamo in attesa di una risposta.

Ascolta l’intervista a Pietro Massarotto

PIETRO MASSAROTTO Naga

Cristina Sebastiani è una consulente e collaboratrice dell’associazione Progetto Domu. Alcune delle persone che assiste sono incappate in questo filtro. “L’unica circolare che ho visto è stata quella per gli Hotspot, ma parla solamente di identificazione. Sembra che Milano e altre questure si stiano rifacendo a questa circolare”. Cristina è riuscita a essere presente in uno di questi casi, “ora abbiamo fatto ricorso perché fortunatamente ero presente e questo ci ha aiutati a scrivere la causa”. Sebastiani aggiunge che “ora i richiedenti asilo non si fidano e non fanno domanda, con la conseguenza di restare soli e invisibili”.

Ascolta l’intervista a Cristina Sebastiani

-CRISTINA SEBASTIANI

Ciascuna storia è un caso a se, ma in una situazione già complicata rischia di aumentare la confusione. “Chiediamo che questa situazione venga chiarita” – dice Massarotto – “intanto terremo ferme le domande d’asilo, ma è una situazione che rischia di diventare esplosiva”.

  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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