Approfondimenti

Il cessate il fuoco temporaneo a Gaza, la preparazione della giornata contro la violenza di genere e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di venerdì 24 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La tregua tra Israele e Hamas, con il previsto scambio di prigionieri è finalmente realtà, dopo quasi due mesi di guerra e molte migliaia di morti; domani, nel giorno delle manifestazioni contro la violenza sulle donne, l’assassino di Giulia Cecchettin sarà estradato in Italia; è ancora scontro totale tra sindacati e governo, a colpi di scioperi e precettazioni; un emendamento al decreto “Cutro 2” allunga i tempi di possibile possibili per i minori.

La tregua tra Israele e Hamas è finalmente realtà

Dopo 49 giorni di guerra, da questa mattina, per la prima volta, a Gaza non si sentono le bombe. Dalle 7 è entrato in vigore il cessate il fuoco temporaneo e – come da accordi tra Hamas e Israele – sono stati rilasciati i primi 13 ostaggi israeliani sui 50 previsti e i primi 39 detenuti palestinesi su 150. Oltre ai 13 israeliani, Hamas ha oggi liberato anche 10 thailandesi e un filippino, rapiti a loro volta nei kibbutz il 7 ottobre, ma parte di un accordo separato.

Il racconto della giornata nel servizio di Martina Stefanoni:

Si sentono fischi, grida e clacson nel momento in cui 4 jeep della croce rossa internazionale con a bordo i 24 ostaggi liberati da Hamas attraversano il valico di Rafah, entrando in Egitto. A bordo delle jeep bianche e rosse, 13 ostaggi israeliani, 10 thailandesi e 1 filippino sono stati portati da Khan Younis a Rafah. Una volta in Egitto sono stati consegnati nelle mani dello Shin Bet, i servizi segreti israeliani, e portati al valico di Karem Shalom. Qui, nel buio della sera, spezzato solo dai fari delle auto, sono saliti a bordo di 4 elicotteri, che li hanno portati in 6 diversi ospedali, tutti nell’area di Tel Aviv, dove staranno per alcune ore in uno spazio separato dagli altri pazienti, prima di poter ricongiungersi con le loro famiglie. In attesa delle prime immagini, nel piazzale davanti al museo d’arte contemporanea di Tel Aviv, diventato il luogo di ritrovo simbolo delle famiglie degli ostaggi, la gente cantava e pregava.

Altre famiglie, però, hanno aspettato per tutta la giornata con il fiato sospeso. Sono le famiglie dei 39 prigionieri palestinesi che sono stati rilasciati dalla prigione israeliana di Ofer a Ramallah solo poco fa. Gli autobus della Croce Rossa hanno atteso fuori dal carcere, tutto il giorno, mentre centinaia di persone si sono radunate al check point più vicino, hanno acceso falò, pronti ad accogliere le 24 donne e i 15 minorenni, che a bordo dei bus hanno raggiunto il check point militare, prima di ricongiungersi alle famiglie. La polizia ha lanciato lacrimogeni nel tentativo di disperdere la folla. Ci sono genitori che non vedono i figli da mesi, altri da anni. Ma nessun festeggiamento, dice la mamma di uno di questi, non davanti alla morte e alla distruzione dei nostri fratelli a Gaza.

Con l’inizio della tregua, anche i primi camion con gli aiuti sono entrati dal valico di Rafah, e migliaia i palestinesi che si sono riversati in strada per tornare a casa, raggiungere amici e parenti, e tirare un sospiro per qualche ora.

Gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato volantini per avvertire la popolazione del sud di non tornare al nord. “La guerra non è ancora finita – si legge -. Tornare al nord è proibito e molto pericoloso!”. Questa mattina 2 persone sono state uccise mentre cercavano di passare nell’area sotto controllo israeliana, e altri 15 feriti.

Ieri, il ministro della difesa israeliano Gallant, aveva specificato che dopo la tregua, la guerra sarebbe continuata per almeno altri tre mesi.

La giornata contro la violenza di genere quest’anno ha un significato particolare

Presidi, flash mob, manifestazioni e il grande corteo di Roma: domani è il 25 novembre e questa data assume quest’anno una visibilità e una rilevanza particolari. Il caso di Giulia Cecchettin ha suscitato un dibattito sul tema della violenza di genere e del femminicidio che non ha precedenti recenti in Italia: e questo anche grazie anche alle parole della sorella di Giulia, Elena, e alla sua richiesta di fare rumore piuttosto che silenzio.
Domani dunque la manifestazione di Roma. Moltissime le adesioni, singole e di gruppo. Più tiepida l’adesione delle forze politiche e dei partiti: anche quelli di sinistra, i cui leader non saranno presenti a causa di “altri impegni”. Il commento di Anna Bredice:

Domani intanto sarà estradato in Italia Filippo Turetta, l’ex fidanzato di Giulia Cecchettin arrestato in Germania. L’accusa per lui è omicidio volontario, e gli inquirenti lavorano in questi giorni sull’ipotesi della premeditazione: oltre agli altri elementi raccolti nei giorni scorsi (i guanti, i sacchi neri, i coltelli in macchina) oggi è emerso che il ragazzo ha acquistato via internet del nastro isolante tre giorni prima del delitto che sarebbe compatibile con quello usato per zittire giulia dopo la prima aggressione.
Quell’aggressione fu segnalata da un testimone al 112, pur senza che questo portasse a un intervento, all’invio di una volante, che forse avrebbe potuto salvare la vita di Giulia Cecchettin. Di questo e della necessità di una maggiore formazione e sensibilità sul tema della violenza di genere tra le forze di polizia, Mattia Guastafierro ha parlato con Silvia Terrana, commissaria del nucleo tutela donne e minori della polizia locale di Milano.

 

Cgil e Uil ancora compatte contro il governo

Il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha firmato la precettazione per ridurre da 24 a 4 ore lo sciopero nazionale del trasporto locale proclamato per lunedì dai sindacati di base. Le organizzazioni chiedono aumenti degli stipendi, migliori condizioni di lavoro, tutela della salute e della sicurezza e protestano contro le privatizzazioni e appunto l’attacco al diritto di sciopero. La scorsa settimana il capo della Lega aveva ordinato un’altra precettazione, in quel caso contro Cgil e Uil, che oggi sono tornate in piazza per la loro mobilitazione contro la legge di bilancio. I due sindacati parlano di un’adesione media del 75% allo sciopero di oggi di otto ore, che ha coinvolto le aziende private nelle regioni del nord. Decine le manifestazioni. Maurizio Landini ha partecipato a quella di Torino. Il servizio dell’inviato Luca Parena:

“Non c’è solo da contestare una legge di bilancio, c’è da rimettere al centro il lavoro di qualità e la dignità delle persone”. Dal palco di Torino, Maurizio Landini ha concluso con un intervento lungo e articolato il corteo con cui Cgil e Uil hanno voluto gridare il loro dissenso al governo. “Un governo che attacca il diritto di lavoratori e lavoratrici di scioperare” ha detto Landini, prima con la precettazione sui trasporti del ministro Salvini poi con la convocazione proprio per oggi a palazzo Chigi per un tavolo di confronto, solo in un secondo tempo rinviato a martedì prossimo. Le manifestazioni nelle 40 piazze del Nord Italia sono state una risposta forte: a Torino, circa 10 mila lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati hanno portato in piazza le loro bandiere dei sindacati e le loro ragioni.
“Adesso Basta!” campeggiava sullo striscione in testa al corteo. Un “basta!” gridato per una lunga lista di punti: dal lavoro povero alle promesse tradite sulle pensioni, dai tagli alla sanità pubblica al vuoto di politiche economiche e industriali. “Basta femminicidi, violenze e disparità contro le donne” si è detto e ripetuto in strada e sul palco. Una lunga serie di “Basta!” che non sa di resa. Al contrario, vuole guardare a domani.

A Castel san Giovanni, nel piacentino, sede del primo magazzino aperto da Amazon in Italia, le proteste si sono incrociate a una mobilitazione internazionale legata alla multinazionale in una giornata-simbolo del commercio online, il black friday. Alberto Zucconi fa parte della Filcams Cgil di Piacenza:


Il nuovo “Cutro 2” è peggiore del decreto-migranti precedente

I migranti minorenni presenti in Italia potranno essere tenuti nei centri destinati agli adulti per un periodo di 5 mesi. Lo prevede un emendamento, approvato in sede di conversione del cosiddetto decreto Cutro 2: il provvedimento varato dal governo prevedeva che, in deroga al principio secondo cui i ragazzi hanno diritto a un’accoglienza separata per ragioni di sicurezza e di tutela, i minori potessero essere alloggiati nei Cas degli adulti per un periodo di massimo 90 giorni. L’emendamento approvato oggi, che porta la firma del deputato leghista Igor Iezzi, estende questa deroga di altri 60 giorni. In tutto, dunque, 5 mesi. Tra le altre misure previste dal decreto, che la camera approverà lunedì in via definitiva con voto di fiducia, c’è la possibilità di sforare la capienza dei centri per i migranti fino al 100%, raddoppiando dunque i posti senza modificare le strutture. Salvatore Fachile è un membro del direttivo dell’Asgi, associazione studi giuridici sull’immigrazione:

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