Approfondimenti

La possibile svolta nel conflitto in Ucraina, il rischio di una guerra a colpi di atomica e le altre notizie della giornata

Ucraina Kiev ANSA

Il racconto della giornata di venerdì 25 marzo 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Nel trentesimo giorno di guerra in Ucraina le bombe comunque continuano ad esplodere. Mariupol è ormai quasi completamente distrutta e i bombardamenti sono continui anche a Kharkiv, ma la Russia è riuscita a congiungere il Donbass con la Crimea. Dall’inizio dell’invasione russa il rischio che qualcuno usi l’atomica, o che scoppi una guerra a colpi di atomica, è diventato più concreto e le parole di Biden sembrano confermare questo rischio. Papa Francesco, intanto, si è schierato in modo chiaro e deciso non soltanto contro la guerra in Ucraina, ma anche contro l’aumento delle spese militari annunciato da molti Paesi del Mondo. Oggi in tutto il Mondo sono tornati in piazza i ragazzi e le ragazze di Fridays For Future, che domani torneranno in piazza a Firenze per il corteo indetto dai lavoratori dell’ex GKN. La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza considerata storica dalle associazioni che si occupano di violenza sulle donne e sui minori. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

La Russia congiunge il Donbass alla Crimea e la svolta nel conflitto potrebbe essere vicina

Dopo giorni di stallo sia militare sia diplomatico oggi è stato un giorno che forse può rappresentare una svolta nel conflitto.

 Fonti ucraine hanno confermato infatti che i russi sono riusciti a congiungere il Donbass con la Crimea, attraverso la parte orientale della costa sul Mar d’Azov. 

Contemporaneamente l’Ucraina sostiene di avere guadagnato nuove posizioni attorno a Kiev, spingendo più indietro l’esercito di invasione e allontanandolo dalla capitale, verso est e verso nord. 

Queste notizie di fonte ucraina coincidono, per una volta, con le dichiarazioni del Ministero della Difesa russo, secondo il quale l’esercito di Mosca ora si concentra sulla “completa liberazione del Donbass”, come l’ha definita lui, quindi non più sugli sugli altri obiettivi, pur non escludendo che Kiev e altre città possano essere di nuovo bombardate, con lo scopo – secondo Mosca – di evitare che dall’Ucraina occidentale arrivino rinforzi a est e a sud.


In altri termini potremmo essere di fronte a un assestamento militare: se fosse stabile, i russi rinuncerebbero alla conquista totale del Paese dopo aver ottenuto l’obiettivo di congiungere il Donbass alla Crimea, compresa Mariupol, e dopo essersi presa la costa sud-est ucraina, con il controllo completo del Mar d’Azov. 

Quanto questo ipotetico equilibrio possa riaprire la trattativa non è facile da prevedere. I russi potrebbero sedersi al tavolo rivendicando di aver raggiunto un obiettivo importante in termini di territorio, gli ucraini dicendo di aver respinto l’avanzata sulla loro capitale e sulla gran parte del territorio del Paese.


Finora però Kiev ha sempre escluso di poter accettare uno smembramento del territorio nazionale. 

Il Ministro degli Esteri russo Medinsky oggi ha detto che Mosca vuole un “trattato globale”, ma ha aggiunto che “è improbabile la conclusione di un accordo”, e che “lo stato attuale delle cose nei negoziati non suscita ottimismo” anche se ha aperto all’ipotesi che “l’Ucraina riceva garanzie di sicurezza da terze potenze se non si unisce alla NATO”.


Secondo il Guardian le dichiarazioni di oggi della Russia sarebbero di fatto una proposta all’Occidente di spartizione dell’Ucraina, con le regioni dell’est e la costa sud di fatto annesse a Mosca in cambio di un possibile cessate il fuoco. 

Ma non si sa, al momento, né come questa ipotesi di spartizione comprenderebbe Odessa (finora saldamente in mano a Kiev) né se la proposta è onesta o al contrario è solo un modo per raccogliere le forze e poi lanciare una nuova offensiva sul resto del paese invaso.

Bombardamenti continui su Mariupol e Kharkiv

Le bombe comunque continuano ad esplodere. Mariupol è ormai quasi completamente distrutta e le circa 100mila persone rimaste in città vivono in condizioni catastrofiche. Secondo il sindaco almeno 300 persone sarebbero morte sotto le macerie del teatro distrutto. Anche a Kharkiv, nell’est del paese, i bombardamenti sono continui e oggi hanno colpito anche un’area intorno all’ospedale policlinico della città provocando almeno 4 morti. Noi qui abbiamo raggiunto Alfredo Bosco, fotografo freelance:


 

Il rischio di una guerra a colpi di atomica è diventato più concreto?

Oggi la Presidente della Commissione Europea Von der Leyen e quello degli Stati Uniti Biden hanno annunciato un accordo per aumentare la fornitura di gas americano al nostro continente. Poi Biden si è spostato in Polonia, dove ha incontrato una parte dei soldati americani presenti nel paese. Di fronte a loro ha parlato della guerra in Ucraina: “La posta in gioco – ha detto – è la democrazia nel mondo”. Sempre oggi il Wall street Journal ha scritto che Biden avrebbe cambiato idea su un impegno preso in campagna elettorale: quello di minacciare l’uso di armi nucleari solo di fronte al rischio o alla certezza del loro utilizzo da parte di altri. Secondo il quotidiano il presidente si è spostato su una linea più tradizionale per la politica americana, secondo cui l’uso di armi atomiche può essere ipotizzato anche in risposta a minacce non nucleari, per esempio legate ad armi convenzionali. In generale dall’inizio dell’invasione russa il rischio che qualcuno usi l’atomica, o che scoppi una guerra a colpi di atomica, è diventato più concreto. Ne abbiamo parlato col sociologo Marco Revelli:


 

Le dure parole del Papa contro l’aumento delle spese militari

Oggi il Papa è tornato a parlare del conflitto in Ucraina, definendolo “una guerra crudele e insensata che minaccia il mondo. Notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi”, ha detto Francesco, che ieri era intervenuto sul tema delle spese militari.

(di Andrea Monti)

Papa Francesco ci ha abituato a dichiarazioni forti, a effetto, perfette dal punto di vista mediatico. È il caso delle parole pronunciate ieri sull’aumento delle spese militari, un tema di cui in Italia i partiti politici discutono proprio in questi giorni. “Io mi sono vergognato – ha detto – quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2% del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzia!”.
Questa era la notizia, una delle notizie di ieri, che però sui giornali in edicola stamattina ha trovato spazio solo in alcuni casi. “Avvenire” e “Il Fatto Quotidiano” l’hanno messa in apertura, quindi in grande evidenza. “Il Manifesto” ha inserito un richiamo nella parte bassa della prima pagina. “La Stampa” ha dedicato al Papa un articolo di alcune colonne a pagina 17. Su “Corriere della Sera” e “Repubblica” qualche riga, rispettivamente a pagina 15 e 14. Ancora meno aveva fatto ieri sera il TG1, omettendo completamente di citare Francesco, come invece hanno fatto gli altri telegiornali della Rai. Ognuna di queste scelte è legittima e ogni testata giornalistica commette degli errori, Radio Popolare compresa, ovviamente. Secondo noi il Papa che dice no all’aumento delle spese militari – con quelle parole, in questo momento – è una notizia, e lo è anche lo spazio che ha trovato (o non ha trovato) sui mezzi di comunicazione.

I ragazzi di Fridays For Future si uniscono al corteo del lavoratori dell’ex GKN

In tutto il mondo, e anche in decine di città italiane, oggi sono tornati in piazza i ragazzi dei Fridays For Future. Sciopero per il clima, ma declinato anche in relazione agli altri temi di attualità, dalla guerra al nodo dei combustibili fossili. Domani, in una sorta di staffetta intesa a unire le lotte per il clima e quelle per il lavoro e la giustizia sociale, si svolgerà a Firenze il corteo indetto dai lavoratori dell’ex GKN a cui parteciperanno anche i Fridays For Future. Tante le adesioni anche dal mondo della cultura e dello spettacolo. Tra loro anche l’attore/scrittore Stefano Massini:


 

La storica sentenza della Cassazione contro la sindrome da alienazione parentale

La Cassazione ha emesso una sentenza considerata storica dalle associazioni che si occupano di violenza sulle donne e sui minori. Riguarda la vicenda di Laura Massaro, una donna che per 10 anni ha lottato nelle aule di giustizia affinché non le togliessero il figlio. L’ex marito, denunciato per violenza e stalking, ha sostenuto che il bambino non lo volesse vedere perché vittima della sindrome di alienazione parentale, cioè istigato dalla madre a respingerlo. Anni di perizie, giudizi, interventi anche violenti della forza pubblica per collocare il bambino in una casa famiglia e la decadenza della responsabilità genitoriale. La Cassazione ha annullato quella decisione, scrivendo parole chiare sul ruolo delle istituzioni coinvolte nelle separazioni. Vicende come questa sono molto più diffuse di quanto si pensi. 

Ilaria Boiano è avvocata della associazione Differenza Donna, che ha composto il collegio difensivo:


 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

A una settimana dal primo step di allentamenti delle misure anti-COVIV, che scatteranno il 1° aprile, il monitoraggio settimanale del Ministero della Sanità conferma la ripresa dei contagi. Per la prima volta da diverse settimane a questa parte l’RT, l’indice di riproduzione della malattia, è tornato sopra quota 1, segno che l’epidemia è in una fase di espansione. Aumenta anche l’incidenza dei casi, che torna prossima a 900 per 100mila abitanti. L’aumento dei contagi non si riflette ancora nel dato sulla pressione ospedaliera, che è il criterio sulla base del quale si decidono i cambi di fascia: ragion per cui dalla prossima settimana anche la Sardegna passa in fascia bianca, insieme a tutte le altre regioni e province autonome. Dalla prossima settimana il sistema dei colori sarà abolito.

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    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Secondo episodio: La guerra non è popolare. L’Europa si riarma con 800 miliardi. In questi anni aveva già raddoppiato la propria quota di spese militarti, soprattutto comprando dagli Stati Uniti. Lo faremo di più, visto che Trump disinvestirà dalla Nato e dall’Europa. E’ la “fine delle illusioni”, come dice Von der Leyen, di essere garantiti dalla pace, perché d’ora in poi bisognerà usare la forza. E intanto si educa la popolazione con manuali che dicono: “In caso di guerra…”. La propaganda è altissima perché non c’è nulla di più antipopolare e antidemocratico della guerra e la militarizzazione d’Europa è tutta sulle spalle dei suoi cittadini. Con Michele Paschetto di EMERGENCY vi racconteremo come in Afghanistan in più di venti anni di guerre le cure abbiamo svolto un ruolo straordinario di mediatore. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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