Approfondimenti

Il Ddl sulle bollette e i bonus edilizi, gli studenti in piazza in tutta Italia e le altre notizie della giornata

studenti in piazza Roma

Il racconto della giornata di venerdì 18 febbraio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il governo investe altri 6 miliardi di euro nelle misure per limitare il peso dei rincari delle bollette: via libera del CdM al Ddl sulle bollette a quello sui bonus edilizi. Gli studenti e le studentesse di tutta Italia sono scesi in piazza, arrabbiati contro un governo, una politica, un sistema da cui si sentono ignorati, o peggio che li reprime quando cercano di alzare la voce. A Torino si allarga l’inchiesta sulle violenze all’interno del centro di detenzione per immigrati dove nel maggio scorso è morto un cittadino guineiano, il 23enne Moussa Balde. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Il punto sulla situazione in Ucraina

Le notizie sono in continuo movimento e anche interpretare le dichiarazioni delle due parti in gioco è difficile. Da un lato c’è la situazione sul campo, soprattutto nel Donbass e nelle repubbliche separatiste filo russe dove si moltiplicano le dichiarazioni di violazione del cessate il fuoco.
Noi proprio nella regione del Donbass abbiamo raggiunto il nostro inviato Emanuele Valenti che ci ha raccontato cosa è successo:

Come sentivate sia nel Donetsk che nel Lugansk hanno ordinato l’evacuazione dei civili verso la Russia.
Abbiamo chiesto a Fabrizio Dragosei, corrispondente per il Corriere della Sera da Mosca, come si può interpretare questa situazione:

Dall’altro lato intanto la diplomazia continua a colpi di dichiarazioni e smentite. Oggi Putin e il presidente Bielorusso Lukashenko si sono incontrati. Durante la conferenza stampa Putin ha parlato principalmente dello stretto rapporto che intercorre tra i due paesi, ma anche di un’apertura al dialogo con l’occidente. Più forti sono state invece le parole di Lukashenko, che ha apertamente parlato di guerra. Ha detto che l’irresponsabilità dei leader occidentali ha portato l’Europa sull’orlo di un conflitto, aprendo in qualche modo anche un fronte bielorusso in caso di attacco. In più, domani Lukashenko assisterà insieme a Putin alle manovre delle forze strategiche russe.
Oggi poi alle 20 ora italiana, Joe Biden sarà in videoconferenza con gli alleati di Nato e UE. Quello che uscirà potrà darci un’indicazione per capire se la linea diplomatica procederà -e quindi di apertura – o se le richieste di Mosca e Washington non troveranno una linea di contatto e quindi si andrà verso un punto di non ritorno.

Le contraddizioni del governo sui rincari delle bollette di luce e gas

Il governo investe altri 6 miliardi di euro nelle misure per limitare il peso dei rincari delle bollette. La parte più grande verrà dall’azzeramento degli oneri di sistema, poi ci sarà la riduzione dell’Iva e di altre tasse sul gas, quindi molte centinaia di milioni di euro saranno destinate alle imprese energivore. Una quota servirà ad aumentare il bonus sociale.
Il Ministro della transizione ecologica Cingolani ha annunciato interventi per aumentare la produzione nazionale di gas e portare al massimo gli stoccaggi. “Ci aspettiamo che i grandi produttori di energia condividano con il resto della popolazione il peso dei rincari, sul come ci stiamo riflettendo” – ha dichiarato Mario Draghi. Il che è in contrasto con quanto sta facendo il governo, che sta investendo risorse pubbliche per compensare i maxi profitti delle imprese e non interviene neanche dove sarebbe semplice farlo, per esempio con Eni, di cui detiene il 30%.
Oggi l’amministratore delegato di Eni De Scalzi ha annunciato i risultati del 2021, con un utile schizzato in alto del 400% rispetto al 2020, e ha detto che la società è pronta a investire per aumentare la produzione del gas in Italia. Duccio Facchini, giornalista di Altreconomia:


 

Gli studenti in piazza con testa, cuore e pancia

(di Luca Parena)

Per Lorenzo e Giuseppe, per una scuola libera dalle pressioni di aziende e poteri economici, per un’idea di futuro che i giovani vedono negata prima ancora di iniziare a costruirla. 
Nella manifestazione nazionale di oggi, in decine di città, gli studenti e le studentesse hanno portato in piazza testa, cuore, pancia. Arrabbiati contro un governo, una politica, un sistema da cui si sentono ignorati, o peggio che li reprime quando cercano di alzare la voce. Accorati al pensiero di due coetanei morti mentre erano in tirocinio, anche lucidi nell’allargare lo sguardo alle tante ingiustizie che vedono alimentarsi in Italia e nel mondo.
Contro i simboli della finanza, del profitto, contro le sedi locali di Confindustria gli studenti hanno lanciato vernice rossa, acceso fumogeni, sollevato cori e insulti.

La reazione ai problemi dell’alternanza scuola-lavoro, al prossimo Esame di Stato, ai mesi passati in didattica a distanza sono il terreno comune della protesta, ma da qui il discorso si è aperto anche a molto altro. Dai fondi statali indirizzati agli armamenti militari, alla violenza di genere, alla crisi climatica guardando verso lo sciopero trans-femminista dell’8 marzo e quello globale per il clima.
Molti dei giovani e delle giovani in piazza oggi per la scuola sono gli stessi che dedicano tempo ed energie per una società più equa, più rispettosa delle persone e dell’ambiente. 
Quello per cui lottano è il loro presente, il loro futuro. Molto di più rispetto a un voto in pagella o all’esame di maturità.

9 poliziotti indagati nell’inchiesta sul Cpr di Torino

(di Rita Rapisardi)

A Torino si allarga l’inchiesta sulle violenze all’interno del centro di detenzione per immigrati dove nel maggio scorso è morto un cittadino guineiano. Gli indagati sono ormai undici, di cui nove poliziotti. Nel centro di permanenza per il rimpatrio tra il 22 e il 23 maggio 2021 è morto Moussa Balde. Il giovane di 23 anni, migrante originario della Nuova Guinea, si è impiccato nell’Ospedaletto, un settore inizialmente pensato a scopi sanitari, composto da dodici celle di tre metri quadri, ma che di fatto è usato come luogo di isolamento allo scopo di mantenere la disciplina.
L’Ospedaletto, ora al centro dell’inchiesta, è stato chiuso dopo i primi accertamenti della procura, proprio per la sua natura repressiva che limiterebbe ancor più i detenuti. Gli undici indagati sono accusati a vario titolo di omicidio colposo e sequestro di persona, tra questi ci sono la direttrice della struttura e il medico responsabile. 

Moussa Balde, che secondo le relazioni si è impiccato con delle lenzuola, non doveva neanche esserci in quel Cpr, dopo che il 9 maggio era stato picchiato a Ventimiglia a colpi di spranga da tre italiani. Un’aggressione violenta a cui era seguito il ricovero ospedaliero che ha accertato la mancanza di documenti. A posteriori gli avvocati dell’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, confermano che a Moussa doveva essere riconosciuto lo status di rifugiato e ricevere adeguata assistenza psicologica.


Da anni associazioni e volontari denunciano la realtà dei Cpr: luoghi sovraffollati, al di sopra della giurisdizione vigente, con numerosi casi di autolesionismo e utilizzo di psicofarmaci per sedare i detenuti. Sono strutture dalla gestione poco trasparente e con alta presenza di forze dell’ordine – segnala da tempo il Garante per i diritti dei detenuti nelle relazioni annuali – in cui le regole minime per i detenuti sono costantemente violate.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Terapie intensive sotto quota mille, ulteriore calo dei casi settimanali, dell’incidenza, dell’indice di trasmissibilità e della pressione sugli ospedali in generale. Sono buoni i dati del monitoraggio settimanale del Ministero della Sanità, in linea con la discesa iniziata ormai tre settimane fa di tutte le curve epidemiche.
Questa sera il Ministro Speranza firmerà le ordinanze relative ai cambi di fascia. Per ora si sa, l’ha annunciato la vicepresidente Moratti, che la Lombardia tornerà da lunedì in zona bianca anche se tra i due regimi non ci sono sostanziali differenze. Nelle ultime 24 ore i casi rilevati sono stati 53mila, le vittime 314.

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    Fa troppo caldo: scioperano i lavoratori della Emmegi, che costruisce condizionatori a Cassano d’Adda

    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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