Approfondimenti

I piani del governo Meloni per la Giustizia, la Russia sospende l’accordo sull’export del grano e le altre notizie della giornata

Meloni Nordio ANSA

Il racconto della giornata di sabato 29 ottobre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Nel primo Consiglio dei Ministri operativo, quello di lunedì prossimo, il governo Meloni si occuperà di giustizia. E si annuncia un giro di vite in senso giustizialista col carcere ostativo e la costruzione di nuovi penitenziari. Con l’elezione di Nicola Zingaretti e le sue consequenziali dimissioni da presidente della Regione Lazio è iniziata la corsa per la definizione di quella che sarà la coalizione di centro-sinistra, in campo per le prossime elezioni regionali di gennaio 2023. Gli eventi delle ultime ore in Crimea confermano l’assoluta imprevedibilità di questa guerra e ci dicono che la Russia è in difficoltà sul campo e nella gestione della sua macchina militare. In Brasile si chiude la campagna elettorale: domani il ballottaggio tra l’ex presidente Lula da Silva e il presidente uscente Jair Bolsonaro. In Iran, invece, il capo dei Pasdaran Hossein Salami annuncia un’ulteriore stretta alle manifestazioni.

Ergastolo ostativo e nuovi penitenziari: i piani del governo per la Giustizia

Nel primo Consiglio dei Ministri operativo, quello di lunedì prossimo, il governo Meloni si occuperà di giustizia. E si annuncia un giro di vite in senso giustizialista.
Anzitutto l’ergastolo ostativo. Verrà confermato. La presidente del consiglio Meloni lo aveva detto nei suoi interventi alla Camera che il carcere a vita senza possibilità di riscatto è un principio a cui tiene molto. Eppure la Corte Costituzionale si era di recente espressa contro l’ergastolo ostativo. Per Meloni evidentemente sfidare la Consulta non è un problema, sapendo che quella è la strada per guadagnare consensi a destra e non solo a destra.
E non è finita perché nel mirino c’è anche la riforma della Giustizia. La sua entrata in vigore slitterà, dal 1° novembre al 30 novembre almeno. Il testo, firmato dalla ministra Cartabia, prevede anche misure alternative al carcere. La motivazione formale è una serie di difficoltà che incontrerebbero gli uffici amministrativi nella sua applicazione. Sempre Meloni, a proposito di carceri, annunciando la costruzione di nuovi penitenziari, ha detto: “Non si combatte il sovraffollamento depenalizzando”.

La retromarcia su Roma per non dimenticare dove la storia peggiore è avvenuta

(di Chiara Vitarli)

Le parole di Filippo Tommaso Marinetti rimbombano in Corso Venezia a Milano, davanti a quella che era la sua casa. Fondatore del movimento dei futuristi, dice una targa sul muro dell’abitazione. La targa non riporta, però, che Marinetti nel 1919 fondò in quello stesso edificio il circolo degli Arditi. Bastoni, sassi e violenza contro i cortei socialisti – queste le azioni del suo circolo – e poi l’assalto al giornale Avanti insieme ai fascisti. 


La retromarcia ha proprio ripercorso una geografia del fascismo e dello squadrismo a Milano, anche in quei luoghi dove nessuna scritta pubblica lo ricorda. Più di cinquecento persone hanno ascoltato nomi, storie, volti. Come quello di Teresa Galli, la prima vittima del fascismo. Operaia, fu raggiunta alla testa da un proiettile negli scontri durante l’assalto alla sede dell’Avanti. La retromarcia ha fatto tappa proprio alla sede del giornale, e ha affisso a un muro la gigantografia del suo volto. 


L’ultima tappa è stata in piazza san sepolcro. Mussolini fondò lì i Fasci italiani di combattimento. La retromarcia è stata questo: camminare dove la storia peggiore è avvenuta, per lasciare spazio alla Memoria.

Nel Lazio il PD guarda al post Zingaretti

Con l’elezione di Nicola Zingaretti e le sue consequenziali dimissioni da presidente della Regione Lazio è iniziata la corsa per la definizione di quella che sarà la coalizione di centro-sinistra, in campo per le prossime elezioni regionali di gennaio 2023. Il campo largo, l’alleanza programmatica del PD allargata ai 5 Stelle nel Lazio, è di fatto una realtà che lavora già da due anni. Le fasi che hanno portato alla caduta del governo Draghi, che hanno visto il PD e i 5 Stelle contrapporsi e il risultato raggiunto dai 5 Stelle, potrebbero però mettere a rischio il replicarsi di uno schema che, almeno pubblicamente, è l’unico in grado di impedire l’affermarsi della Destra a livello regionale.
Il PD laziale però sta vivendo una fase lunga di crisi stagnante che si riverbera nell’impossibilità di individuare un candidato unitario. I competitor al momento sono due: Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità che ha gestito l’uscita della Sanità del Lazio dal commissariamento e poi la pandemia COVID, e Daniele Leodori, vicepresidente sostenuto da una parte significativa del PD, i consiglieri espressione delle province del Lazio. Entrambi i candidati sanno di doverla spuntare uno sull’altro in tempi strettissimi e ciò rende attrattiva e significativa una possibile alleanza con Carlo Calenda. Oltre a loro c’è chi come la consigliera Marta Bonafoni, capogruppo della lista civica per Zingaretti, difende e rivendica lo strumento delle primarie come unico momento di affermazione democratica per la scelta del candidato di una coalizione, capace di ascoltare e attrarre tanti anche tra quelli che alle ultime elezioni non sono andati a votare. Nell’ultima scadenza elettorale nel Lazio il 36% degli elettori non si è recato al seggio.

4 navi da guerra russe colpite a Sebastopoli. Mosca sospende l’accordo sull’export del grano

(di Emanuele Valenti)

A prescindere dalla dinamica e dalle responsabilità di quanto successo oggi in Crimea, gli eventi delle ultime ore confermano l’assoluta imprevedibilità di questa guerra e ci dicono alcune cose. 

La Russia è in difficoltà. Lo è sul campo e lo è nella gestione della sua macchina militare. Ricordiamo che solo venerdì sera il ministro della difesa, Shoigu, aveva annunciato la fine della mobilitazione parziale, con il richiamo di 300mila riservisti.
 Ma Mosca si muove su più piani, e come in una partita a scacchi cerca di usare ogni evento, anche quelli per lei negativi, a suo vantaggio.
 Da qui la sospensione della partecipazione nell’accordo sulle esportazioni dei prodotti agricoli ucraini. Una carta potentissima per fare pressione sulla comunità internazionale e soprattutto sull’Occidente, contro il quale sta combattendo, seppur indirettamente, in Ucraina.
Nella vicenda della Crimea ci potrebbe essere da parte di Mosca anche disinformazione e propaganda – ancora non lo sappiamo – che rimangono tra gli strumenti preferiti del Cremlino. Lo conferma anche l’accusa ai britannici di aver provocato l’incidente al gasdotto Nord Stream.


In tutto questo rischia di saltare l’accordo che negli ultimi tre mesi aveva permesso a Kyiv di esportare i suoi cereali, fondamentali per il mercato alimentare mondiale. L’Ucraina è il primo produttore globale di olio e semi di girasole, il terzo di mais, il quinto – 10% del mercato – di grano. 
L’intesa dello scorso luglio – mediata da Nazioni Unite e Turchia – andrebbe rinnovata prima del 19 novembre. Da giorni i russi dicevano che c’erano troppi ostacoli alle loro esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti – previste nell’accordo. Le sanzioni internazionali avevano creato una serie di problemi, dalla mancanza di polizze assicurative a al divieto a usare diversi porti. Forse il Cremlino avrebbe puntato i piedi lo stesso, anche senza la Crimea.

L’Iran annuncia un’ulteriore stretta alle manifestazioni

“Non scendete in piazza, quella di oggi sarà l’ultima giornata di manifestazioni”. È la frase minacciosa pronunciata in Iran dal capo dei Pasdaran Hossein Salami. Le proteste però non accennano a fermarsi. Il servizio di Farian Sabahi:


 

Le ultime ore della campagna elettorale in Brasile

Alla vigilia delle elezioni in Brasile, con il ballottaggio tra l’ex presidente Lula da Silva e il presidente uscente Jair Bolsonaro, il Partito dei lavoratori di Lula ha annunciato che un suo dirigente locale della provincia di San Paolo è stato ucciso ieri a colpi d’arma da fuoco da un commando di sicari. 
Le indagini in corso non hanno fornito ancora una pista per risalire ai responsabili. Intanto i due candidati chiudono in queste ore la campagna elettorale. Da San Paolo il nostro collaboratore Federico Larsen:


 

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    Bolsonaro deve mettere il braccialetto elettronico. Trump minaccia il Brasile “fermate il processo”

    La Corte Suprema Brasiliana ha imposto all'ex presidente Jair Bolsonaro una serie di misure cautelari, tra cui l’obbligo di portare un braccialetto elettronico e di non contattare diplomatici stranieri. La corte ha motivato la decisione con l’elevato rischio di fuga dell’ex presidente, sotto processo per un tentativo di colpo di stato nel 2022. Sulla vicenda pesano anche i rapporti di Bolsonaro e di suo figlio con Donald Trump, che dopo aver imposto al paese dazi al 50% pubblica una lettera per dire che il processo “deve interrompersi immediatamente”. L’intreccio tra politica, economia e relazioni internazionali rende particolarmente tesa l’atmosfera in Brasile.Ne abbiamo parlato con il nostro collaboratore Alfredo Somoza.

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    Epstein Files: spunta una lettera di Trump

    La notizia che pubblica il Wall Steet Journal è clamorosa. Il quotidiano finanziario di New York ha reso pubblica una lettera che Trump scrisse a Jeffrey Epstein, morto in carcere dove era rinchiuso con accuse di traffico sessuale tra minorenni, per il suo 50esimo compleanno in cui si faceva esplicita allusione all’intesa tra i due per via del rapporto con le ragazze di Epstein. La lettera è contenuta in un album con le lettere di altri amici di Epstein. Trump scrisse un immaginario dialogo tra i due in cui alludeva alle avventure sessuali come il piu forte legame della loro amicizia, corredato dalla foto di una ragazza nuda. Trump ha reagito alla solita maniera: è una fake news, ha detto, e ha annunciato una causa al giorrnale e all’editore Rupert Murdoch. Poi ha detto che il ministero della giustizia renderà noti i documenti su Epstein. In realtà il complotto degli Epstein Files fu alimentato proprio dagli ambienti della Alt Right statunitense che sostiene Trump. E lo stesso Trump ha accusato di nuovo i democratici. Mario Del Pero, professore alla univeristà Science Po.

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    19 luglio 1992, la strage di via d’Amelio a Palermo. Il giudice Paolo Borsellino viene ucciso in un attentato insieme ai suoi agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosìna, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traìna. A 33 anni dalla strage nuove polemiche segnano l’anniversario. La prima. L’Associazione dei parenti delle vittime delle mafie ha protestato una decina di giorni fa contro il governo Meloni per aver trasferito 43 milioni di euro dal fondo per le vittime delle mafie al finanziamento dei giochi olimpici di Milano-Cortina. La seconda vicenda – la principale – è quella che riguarda la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie, presieduta da Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia, fidata collaboratrice di Giorgia Meloni sui temi della criminalità organizzata. La Commissione antimafia è bloccata per un veto della maggioranza di destra contro due suoi componenti dell’opposizione, i senatori dei Cinque Stelle ed ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho. In particolare, l’ex procuratore generale di Palermo Scarpinato è osteggiato dai parlamentari della destra perché le sue denunce sulle stragi del 1992-93 coinvolgono anche esponenti dell’estrema destra e dell’eversione nera. Roberto Scarpinato è stato ospite oggi a Summertime. Lo ha intervistato Andrea Monti.

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