Approfondimenti

La strage nella miniera di carbone in Turchia, lo sfruttamento nel distretto tessile di Prato e le altre notizie della giornata

miniera Turchia ANSA

Il racconto della giornata di sabato 15 ottobre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. In Turchia sono almeno 41 gli operai morti in seguito ad un incidente nella miniera di carbone di Amsara. Il distretto del tessile di Prato continua a produrre storie di lavoro che riportano all’800. In questi giorni al centro delle mobilitazioni sindacali ci sono due vicende, molto indicative di come si lavora e in che clima, anche perché identiche a molte altre già accadute. L’associazione familiari e amici di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci respingono la strumentalizzazione che il neo-presidente del Senato La Russa ha fatto nel discorso di insediamento. Matteo Salvini sta provando ad uscire dall’angolo in cui si è messo dopo il risultato fallimentare delle elezioni, con le ultime settimane inaspettatamente a lui favorevoli.

Turchia, 41 operai morti nella miniera di carbone di Amsara

Da quasi 24 ore i soccorritori stanno lavorando per estrarre i lavoratori rimasti intrappolati tra le macerie, portandoli con le barelle fino alle ambulanze. Sono almeno 41 gli operai morti in seguito ad un incidente nella miniera di carbone di Amsara, un’esplosione a circa 300 metri sotto il livello del mare causata da un grisou, cioè una miscela di gas che si forma spontaneamente nelle miniere di carbone che esplode al contatto con l’aria. Le operazioni di soccorso degli operai sono ormai concluse, ma l’incendio sta continuando a divampare, con nubi di fumo che si stanno diffondendo in tutta la regione di Bartin. Data la gravità dell’evento, il presidente turco Erdogan ha fatto visita allo stabilimento.
La paura è che il numero di morti possa aumentare, dato che al momento ci sono ancora 11 persone in ospedale ricoverate in gravi condizioni.
Già in passato erano state denunciate le scarse condizioni di sicurezza nelle quali i lavoratori turchi spesso si trovano, in particolare dopo la strage del 2014 avvenuta in una miniera a Soma, dove 301 operai persero la vita a causa di un incendio per un cortocircuito.
Da anni le condizioni dei lavoratori turchi sono denunciate dai sindacati locali, ma nulla sembra cambiare, e la strage della miniera di Amsara ne è un esempio. Queste le parole di Kivanc Eliacik, responsabile delle relazioni internazionali della confederazione turca dei sindacati progressisti:


 

Lo sfruttamento nel distretto tessile di Prato

(di Massimo Alberti)

“Sono un italiano onesto, che cazzo capite, trovatevi un altro lavoro e andate pregare alla moschea” dice il titolare di un’azienda a 3 operai che si erano rivolti al sindacato perché stufi di fare 12 ore di lavoro con contratti di 4 ore. Oppure il licenziamento “al citofono”. Sono solo le ultime delle tante storie di sfruttamento che continuano ad emergere dal distretto del tessile di Prato, e che sembra riportino all’800. O forse, invece, sono proprio l’emblema della modernità.

In questi giorni al centro delle mobilitazioni sindacali ci sono due vicende, molto indicative di come si lavora e in che clima, anche perché identiche a molte altre già accadute, e che hanno in comune l’allergia di molti imprenditori per il sindacato.

Dopo settimane di proteste e presidi la Guardia di Finanza ha deciso di andare a vedere cosa succede in due aziende: la Iron&Logistics, nel cuore del distretto tessile di Prato, e la Ritorcitura2000, a pochi chilometri da Prato, a Montemurolo, nel pistoiese.

Alla Iron&Logistics il presidio permanente dura da 2 settimane, dopo il licenziamento di 22 lavoratori, pakistani e nigeriani, che si erano iscritti al SiCobas. L’accusa del sindacato, è di aver creato una società ad hoc, dove l’azienda ha trasferito tutti i lavoratori non iscritti al sindacato, lasciando quelli “sgraditi” nella vecchia società, come anticamera del licenziamento, poi avvenuto lunedì 3 ottobre. [CONTINUA A LEGGERE]

Salvini prova a uscire dall’angolo in cui era finito dopo le elezioni

(di Alessandro Braga)

Nel ruolo, per lui inconsueto, di mediatore tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, Matteo Salvini sta provando, in parte riuscendoci, ad uscire dall’angolo in cui si è messo dopo il risultato fallimentare delle elezioni. Non che i problemi per il segretario leghista siano tutti risolti, ma le ultime settimane sono state, inaspettatamente, a lui favorevoli.
L’elezione di La Russa al Senato, senza i voti di Forza Italia, ha permesso di rinsaldare l’asse, ultimamente alquanto incrinato, tra lui e la leader di Fratelli d’Italia. Salvini ha portato a casa, a meno di cambi dell’ultimo momento, i ministeri che gli interessavano. Intanto ha ottenuto che Giancarlo Giorgetti, se andasse all’economia, non verrebbe conteggiato in quota Lega ma come tecnico. Ha fatto un passo indietro sul Viminale, certo, ma in quella casella se davvero dovesse andarci Matteo Piantedosi, non gli andrebbe male. Per lui si parla delle Infrastrutture, altro posto chiave per i leghisti, che si porterebbero a casa anche l’agricoltura, con Centinaio, la famiglia con Simona Baldassarre e gli affari regionali con Calderoli. Tra l’altro quest’ultimo toglierebbe il posto a un esponente del Veneto, sponda Zaia. E anche l’elezione di Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera può essere vista come una rivalsa di Salvini sull’ala dei governatori. Fontana è sì veneto, e accontenta così la base del nord-est scioccata dal risultato elettorale, ma è anche un rivale di Zaia, e di fatto è una vittoria personale di Salvini. Che non può comunque dormire sonni tranquilli, ma almeno può stare un pochino più sereno.

La fase decisiva per la formazione del governo

Dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, si entra nella fase decisiva per la formazione del governo, sulla quale lo scontro tra Meloni e Berlusconi è destinato a pesare. Il mancato voto di Forza Italia a La Russa è stato il punto in cui questo è emerso con evidenza. Oggi è spuntato un nuovo appunto di Berlusconi, un altro foglietto che lascia capire il ruolo di Renzi nelle elezione di La Russa. Un ruolo che il leader di Italia Viva, che nega, avrebbe nel tentativo di influenzare il nuovo governo da un’area centrista. E poi c’è quell’elenco negli appunti del Cavaliere, dove la Meloni viene definita supponente, prepotente, arrogante. Lei ieri sera ha risposto di non essere ricattabile.

L’associazione familiari e amici di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci risponde a La Russa

L’associazione familiari e amici di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, i due attivisti del centro sociale Leoncavallo uccisi a Milano il 18 marzo del 1978 mentre conducevano un’inchiesta sui legami tra neofascisti e traffico di eroina, respingono la strumentalizzazione che il neo-presidente del Senato La Russa ha fatto nel discorso di insediamento, dove ha paragonato i due attivisti al neofascista Sergio Ramelli.
“Associazione Familiari e amici di Fausto e Iaio, preso atto della dichiarazione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa riguardante Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, pur comprendendone il senso istituzionale, desidera sottolineare che i due ragazzi non si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. 

L’assassinio maturò in un preciso momento storico (rapimento Moro) negli ambienti dell’estrema destra. Fausto e Iaio non caddero per caso e benché non si sia giunti ad una verità giudiziaria è chiara a tutti quale fu la verità storica e politica. 

Fausto e Iaio sono nel cuore degli antifascisti da oltre 40 anni e questa Associazione chiede che la loro memoria venga rispettata riconoscendo il loro sacrificio e collocandolo nel giusto contesto. Questo riconoscimento passa necessariamente dalla verità storica e non solo da quella giudiziaria” scrivono in una nota.

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 27/11 19:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 27-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 27/11 18:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 27-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 27/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 27-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 27/11/2025 delle 19:47

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 27-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Uscita di Sicurezza di giovedì 27/11/2025

    La trasmissione in collaborazione con la Camera del Lavoro di Milano che racconta e approfondisce con il vostro aiuto le condizioni di pericolo per la salute e la sicurezza che si vivono quotidianamente nei luoghi di lavoro. Perché quando succede un incidente è sempre troppo tardi, bisognava prevedere e prevenire prima. Una questione di cultura e di responsabilità di tutte e tutti, noi compresi. con Stefano Ruberto, responsabile salute e sicurezza della Camera del Lavoro di Milano.

    Uscita di Sicurezza - 27-11-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di giovedì 27/11/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 27-11-2025

  • PlayStop

    La Scala condannata per il licenziamento della lavoratrice che gridò Palestina libera

    Il Teatro Alla Scala di Milano dovrà pagare tutte le mensilità dal licenziamento alla scadenza naturale del contratto a termine alla Maschera che era stata licenziata dopo aver urlato - mentre era in servizio - “Palestina libera” lo scorso 4 maggio prima del concerto alla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lo rende noto il sindacato di base Cub che ha seguito la vicenda. La sentenza è del tribunale del Lavoro. Per la Cub si è trattato di un “licenziamento politico”. Spiega il sindacato: “Lo abbiamo sostenuto fin dall'inizio che gridare ‘Palestina libera’ non è reato e che i lavoratori non possono essere sanzionati per le loro opinioni politiche”. La Cub ora chiede anche il rinnovo del contratto della lavoratrice, nel frattempo scaduto. “Ora il teatro glielo rinnovi per evitare altre cause” ci dice Roberto D’Ambrosio, rappresentante sindacale della Cub.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 27/11/2025

    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 27-11-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di giovedì 27/11 18:33

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 27-11-2025

  • PlayStop

    A Gaza il genocidio non è finito

    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di giovedì 27/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 27-11-2025

  • PlayStop

    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 27/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 27-11-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 27/11/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 27-11-2025

  • PlayStop

    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

    Clip - 27-11-2025

Adesso in diretta