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Il calo dei ricoveri, gli inciampi del piano vaccinale, la ripresa delle borse ma non dell’occupazione e le altre notizie della giornata

ospedale centomila morti per covid

Il racconto della giornata di sabato 10 aprile 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Calano i ricoveri nei reparti covid e nelle terapie intensive, ma la campagna vaccinale mantiene un ritmo troppo lento. Le borse europee tornano ai livelli pre-covid, ma l’economia reale è ben lungi dal recupero. il primo bilancio dell’occupazione al chiostro del Piccolo Teatro è positivo e la protesta continua. Ci ha lasciati all’età di 95 anni Antonietta Romano Bramo, nome di battaglia: Fiamma. Tensione altissima al confine russo-ucraino: era dal 2014 che non si osservavano movimenti di truppe così consistenti.

Calano i ricoveri per covid 19 in Italia. La campagna vaccinale prosegue, ma è ancora troppo lenta

Sono 17.567 i nuovi casi di covid  in Italia nelle ultime 24 ore. 344 i morti. Il tasso di positività è al 5,4% in linea con quello di ieri che era al 5,2.  Più consistente il calo dei ricoveri – 45 in terapia intensiva e meno 492 nei reparti ordinari. Se dunque i dati epidemiologici segnano un miglioramento grazie alle chiusure delle settimane scorse la campagna vaccinale ancora stenta.

L’intera settimana non è andata bene, non si è arrivati nemmeno all’80 per cento dell’obiettivo prefissato per la fine del mese scorso, cioè  300 mila dosi quotidiane.E si caonferma il calo delle somministrazione nel fine settimana, oggi in Italia  i centri sanitari hanno chiuso quasi tutti alle 14 e quasi nessuno resta aperto fino alla sera tardi come promesso. Questa mattina è uscito il report del governo che certifica come un terzo degli over 80 non abbia ricevuto nemmeno la prima dose e solo un quinto delle persone tra i 70 e gli 80 anni l’abbia avuta.
Marco Catteneo direttore della rivista “Le Scienze”:

La campagna vaccinale procede in modo diverso a seconda delle regioni , per gli 80enni a fare meglio sono state la provincia di Trento e di Bolzano, che hanno vaccinato anche con il richiamo il 62,32% e il 62,33% della popolazione in questa fascia d’età seguite da molise  Molise  e la Basilicata. Tra le regioni più grandi sono sotto la media nazionale sia il Veneto, al 36,32%, sia la Lombardia al 37,64%. Peggio di tutti hanno fatto finora Sardegna e Toscana. E oggi a Milano sotto la sede della regione Lombardia c’è stata una manifestazione di protesta proprio contro  la gestione dell’emergenza covid nell’ultimo anno.

Le borse tornano ai livelli pre-covid, ma l’economia reale non è in buona salute

(di Lele Liguori)

Le borse europee sono ritornate ai livelli di prima dello scoppio della crisi pandemica.  Annullati i crolli di un anno. 

Durante la settimana l’indice delle 600 principali aziende europee è tornato al livello di febbraio 2020, prima di sprofondare nella crisi scatenata dai blocchi produttivi. Tra le borse europee quella di Milano è stata la borsa con i maggiori guadagni dall’inizio del 2021: +11,4%, un guadagno superiore anche a quello della borsa di Francoforte: +10,4%.

Nessuna euforia, invece, per quanto riguarda la situazione dell’economia reale. In Italia, qualche giorno fa, l’Istat ha rivisto i dati sulla disoccupazione, comprensiva anche dei lavoratori in cassa integrazione per  più di tre mesi. A febbraio sono stati persi 945 mila posti di lavoro rispetto ad un anno prima. 

Dunque, le borse recuperano i crolli, Milano fa meglio dell’Europa. Tutt’altra la situazione per il lavoro. 

La protesta degli artisti al Piccolo Teatro prosegue e segna la strada per altre realtà italiane

(di Ira Rubini)

Siamo sinceri: le due settimane che ormai sono trascorse da quando il Coordinamento Spettacolo Lombardia ha occupato affettuosamente il Chiostro del Piccolo Teatro Grassi di Milano, sono fuggite in un lampo. Con i suoi striscioni colorati, i totem pieni di post-it che riassumono le istanze di un settore drammaticamente trascurato dalle istituzioni nell’anno e passa di pandemia, con i bambini piccoli che giocano al centro del chiostro, mentre i genitori sono riuniti in una delle quotidiane, fluviali assemblee, questa tenace tribu di professionisti dello spettacolo ha spezzato il tempo sospeso, restituito senso al concetto di presenza (pur se distanziata) e rappresentato qualcosa di vivo in una Milano accartocciata sui ripetuti lockdown.

Nel Parlamento Culturale Permanente si sono avvicendati politici e direttori di teatri, piccole compagnie e celebri scrittori, esperti di sanità e bande di ottoni, tanti studenti di licei e università, divisi fra le lezioni in DAD e le attività del Piccolo Teatro Aperto. Si sono viste azioni sceniche partecipate, flash mob a base di trapani e tromba solista, osservatori occasionali e tante dirette di Radio Popolare, che ancora una volta si è trasferita là dove le cose succedono.

L’avventura continua, altri teatri e altri lavoratori dello spettacolo si sono associati al gesto, come il Mercadante di Napoli, oppure hanno preso spunto da Milano per offrire palcoscenici e scritture alle compagnie che non lavorano da un anno, come il Teatro Stabile di Torino. Qualcosa, forse, si muove. Sulla scena, nel presente, nella nostra mente di spettatori e cittadini orfani della magia. 

Addio alla partigiana Fiamma

È morta Antonietta Romano Bramo, la partigiana Fiamma: aveva 95 anni, era nata a Milano il 14 ottobre 1925. 

Lo ha annunciato il presidente dell’Anpi provinciale del capoluogo lombardo, Roberto Cenati, a cui abbiamo chiesto un ricordo della partigiana Fiamma:

 

Escalation militare al confine tra Russia e Ucraina

(di Emanuele Valenti)

Uno spostamento così importante di truppe russe a ridosso della frontiera ucraina, dicono alcuni analisti, non si vedeva dal 2014, quando scoppiò la guerra nel Donbass.

Oltretutto la Russia ha anche spostato in Crimea imbarcazioni militari dalla sua flotta nel Caspio e nelle prossime settimane, nel sud del paese, ci saranno grosse esercitazioni militari. 

Anche le dichiarazioni sono salite di tono. Negli ultimi giorni lo staff di Putin ha parlato più volte di un rischio di pulizia etnica nell’est dell’Ucraina, facendo un parallelo con le guerre jugoslave degli anni ’90, e dicendosi pronto a difendere la “sua popolazione”. In questi anni Mosca ha concesso il passaporto russo a centinaia di migliaia di persone nelle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk.

Da tempo quello nell’est dell’Ucraina è un conflitto congelato.

Tra il 2019 e il 2020 Mosca e Kiev avevano anche ripreso il dialogo e scambiato i prigionieri di guerra.

Ma nelle ultime settimane la linea del fronte nel Donbass è tornata attiva, l’OSCE ha denunciato interferenze sui suoi droni che monitorano il cessate il fuoco, il governo ucraino ha chiesto nuovamente l’adesione alla NATO.

Sulla carta è impensabile un intervento diretto e allo scoperto di Mosca, non ci fu nemmeno nel 2014. Così come un conflitto su larga scala.

Il Cremlino sta sicuramente lanciando dei messaggi all’Occidente, e testando una sua possibile risposta. I rapporti sono da tempo ai minimi storici. La vicenda Navalny si è aggiunta a tanti altri dossier e Putin ha precisato che la Russia non fa passi indietro.

Gli Stati Uniti stanno mandando nel Mar Nero due navi da guerra.

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