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Il futuro incerto del Movimento 5 Stelle, la crescente tensione per l’isolamento di Kaliningrad e le altre notizie della giornata

conte

Il racconto della giornata di mercoledì 22 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Dopo lo strappo di Luigi Di Maio, questa sera tocca a Giuseppe Conte parlare del futuro del movimento 5 stelle. La destra vuole alzare la soglia di reddito per chiedere il ricongiungimento familiare per i lavoratori stranieri. Si stanno alzando i toni dello scontro tra Russia e Occidente su Kaliningrad. Mosca ha parlato nuovamente di possibili azioni concrete, che vadano oltre la diplomazia. Se pure a fatica, i russi continuano ad avanzare nella regione del Lugansk. Un terremoto di magnitudo 6.1 ha colpito il sudest dell’Afghanistan. Il parlamento europeo ha approvato la riforma sullo scambio delle quote di emissione di Co2. Il governo è pronto a dichiarare lo stato d’emergenza per la siccità come chiesto dalla Conferenza delle Regioni. Donato Marti è morto cadendo dal ponteggio su cui era costretto a lavorare a 72 anni. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Dove va Conte? Che fa?

(di Luigi Ambrosio)

Mentre Conte convocava le telecamere davanti a un ristorante in zona Campo Marzio per dire che rimane fedele a Draghi e che continuerà ad appoggiare il Governo, alla Camera e al Senato i colleghi di maggioranza si ponevano il problema di come redistribuire gli incarichi quando i 5 Stelle lasceranno la maggioranza.
I leghisti citavano addirittura il manuale Cencelli, la tecnica di spartizione dei posti tra correnti democristiane emblema dell’odiata Prima Repubblica. Quelli del Pd erano appena un po’ più cauti e prevedevano che sì, Conte continuerà ad appoggiare il Governo ma dall’esterno. Pure questa, una formula tipica della Prima Repubblica.
Del resto Conte deve condurre il Movimento nella fase finale della legislatura all’insegna della tattica “di lotta e di governo” e di nuovo siamo in piena logica da Prima Repubblica, che evidentemente non è mai davvero terminata e da cui in questa fase non si sfugge. Di lotta e di governo significa che va bene l’appoggio a Draghi, va bene ribadire che si sta fedelmente ancorati al campo occidentale ma i voti perduti sono talmente tanti che in qualche modo ci si deve pure differenziare, si deve affermare una discontinuità. Draghi invece ieri ha dimostrato che non intende fare alcuna concessione a nessuno. Conte compreso.
“Così non va bene, così ci mettete in difficoltà” ha detto in maniera poco pacifica un deputato di Liberi e Uguali a Debora Serracchiani durante una pausa dei lavori alla Camera stamattina. Il Governo aveva appena alzato un muro contro una serie di emendamenti. Non è Draghi quello in difficoltà del resto ma sono i suoi sostenitori. Di Maio che ora ha il problema di dove andare coi suoi scissionisti. Conte che riparte da un consenso ai minimi storici. Il Pd che si chiede come farà a tenere tutti insieme in una alleanza elettorale che già non stava benissimo e oggi è devastata dalla scissione grillina.
“A settembre si dovrà parlare di temi concreti” ripetono tutti. Per ora, è il trionfo dei giochi di Palazzo, cioè l’esatto contrario. Meloni guarda, ringrazia e conta i voti

Il nuovo punto di svolta del Movimento 5 Stelle

La parabola del Movimento 5 stelle avrà stasera un nuovo punto di svolta. Dalle piazze del Vaffa ai comitati di cittadini, dai primi eletti a livello locale, al successo travolgente alle elezioni del 2018. I due governi Conte, l’entrata nel governo tecnico, ora la scissione.
Cosa ha portato a questo esito?
Ne abbiamo parlato con Antonella Seddone, docente di sistema politico italiano all’università di Torino



La prima vittima della scissione del 5 stelle rischia di essere il progetto del Pd di Enrico Letta di campo largo. “Sono sereno” ha detto il segretario pd – “Non si parte dalle alleanze”.
Intanto con insistenza si continua a parlare di un nuovo grande centro, con nomi che vanno da Di Maio a Calenda, da Giorgetti a Carfagna. Della partita secondo i rumors sarebbe anche Giuseppe Sala. Roberto Maggioni

 

La destra fa di tutto per rendere i ricongiungimenti familiari sempre più difficili

(di Claudio Jampaglia)

Quanto vale vostro figlio? Quanto vale vivere con lui? Ve lo siete mai chiesto? Un lavoratore o più probabilmente una lavoratrice straniera in Italia deve chiederselo perché la legge non le permette di ricongiungersi con un figlio anche piccolissimo se non ha un minimo di reddito. Secondo il testo unico sull’immigrazione è variabile a seconda del numero di persone del nucleo familiare, bastano 9mila euro se siete in due, ce ne vogliono più di 18mila in quattro. Poi dovete dimostrare anche di avere a disposizione una casa idonea e una assicurazione sanitaria, basta anche quella nazionale. E poi dovete aspettare, più di un anno a Milano, 22 mesi a Reggio Emilia e così via… Per Fratelli d’Italia e per la Lega però non è abbastanza e così attraverso le regioni Friuli Venezia Giulia e Lombardia, hanno chiesto che venga aumentata la soglia di reddito per poter ricongiungere figli e genitori. E si stanno molto arrabbiando con Emilia Romagna e Campania che chiedono approfondimenti prima di sottoscrivere la richiesta al governo di modificare il testo unico sull’immigrazione. A parte il fatto che ormai è chiaro come la conferenza delle regioni sia un altro Parlamento con una sua agenda politica. Tema costituzionalmente non da poco. Ma il punto è che anche in Italia la nuova frontiere dell’odio politico e dell’allarme sicurezza riguarda i minori. Contro cui ormai la Lega e Fratelli d’Italia puntano il dito quotidianamente: i ragazzini delle risse e delle baby gang e tutto quello che stiamo sentendo salire dalla cloaca dei media e politici di questa destra che confonde fatti di criminalità e delinquenza con il razzismo. Prepariamoci perché la campagna elettorale della destra sarà contro i ragazzini neri, arabi, soprattutto ricongiunti. Altro che cittadinanza per le seconde generazioni.

Vi spieghiamo il razzismo insito in questa legge, prendete il caso di un ricercatore universitario, una scienziata per esempio che viene in Italia a lavorare, il ricongiungimento con i suoi tre figli solo se è europea…

Sulle pratiche di ricongiungimento familiare per i cittadini stranieri in provincia di Reggio Emilia pesa ad oggi un ritardo di 21 mesi. È il dato emerso dalla riunione del Consiglio territoriale per l’immigrazione, convocato stamattina dal prefetto Iolanda Rolli. E sta andando bene perché hanno recuperato di 3 anni di ritardo dell’anno scorso.

Si alzano i toni dello scontro tra Russia e Occidente su Kaliningrad

(di Emanuele Valenti)

Il ministero degli esteri russo ha ribadito la posizione di Mosca: senza la rimozione del blocco lituano alle nostre merci che viaggiano verso Kaliningrad ci saranno azioni con conseguenze pratiche per la popolazione lituana. Noi possiamo fare solo supposizioni, ma sicuramente il Cremlino sta studiando come colpire l’Europa. Il presidente lituano, Nauseda, ha dato un possibile indizio: se i russi ci dovessero scollegare dalla rete elettrica di origine sovietica che ci collega ancora, come gli altri paesi baltici, a Russia e Bielorussia abbiamo pronta una contromossa. Da tempo Vilnius lavora per agganciarsi ad altre reti elettriche, per esempio in Polonia. Da Mosca hanno anche chiesto all’Occidente di non fare più riferimento all’articolo 5 del trattato NATO, come avevano fatto ieri gli americani. L’articolo 5 è quello che prevede l’intervento dei paesi membri nel caso in cui uno di loro venga attaccato da un paese terzo. Oltre al vertice europeo di domani ricordiamo anche quello dell’Alleanza Atlantica la prossima settimana. A dare il senso del clima una dichiarazione del comando dell’esercito finlandese – Helsinki ha chiesto di entrare nella NATO: se attaccati siamo pronti a combattere i russi.

Anche se sempre a fatica russi e filo-russi hanno conquistato altri piccoli centri intorno a Severodonetsk e Lysychansk, dove nonostante le grandi difficoltà gli ucraini mantengono le loro posizioni. Lysychansk, come era successo con Severodonetsk e prima ancora con Mariupol, viene bombardata senza tregua. Intensi bombardamenti, i più pesanti delle ultime settimane, anche su Kharkiv, sempre a est. Gli ucraini sostengono che Mosca voglia distrarli dalla battaglia del Donbass. Le autorità ucraine riportano anche scontri lungo il confine russo nella regione di Sumy, nord-est. Mentre nella regione russa di Rostov è stato colpito un grosso deposito di petrolio. Gli ultimi attacchi contro le forze russe nel Mar Nero sembrano invece indicare che gli ucraini abbiano iniziato a usare le ultime armi arrivate dall’Occidente. La Turchia ha parlato di possibili progressi nei negoziati per l’apertura dei porti ucraini. Fredda la reazione di Kyiv.

Un terremoto in Afghanistan ha causato oltre mille morti

Oltre mille morti, e il bilancio è ancora provvisorio, in una zona povera, difficile da raggiungere e già colpita da una crisi alimentare dovuta alla siccità. Il terremoto che ha colpito la notte scorsa l’Afghanistan orientale rischia di generare una crisi umanitaria pesantissima. Le nazioni Unite hanno fatto appello alla solidarietà: nell’area fa freddo, c’è urgente bisogno di rifugi per la popolazione dal momento che la scossa, di magnitudo 6.1, ha provocato il crollo di centinaia di edifici e case. Il governo dei Talebani ha chiesto aiuto alla comunità internazionale ma l’area è talmente impervia che l’Onu afferma di non riuscire a farsi carico delle operazioni di ricerca e soccorso e ha chiesto alla Turchia di inviare delle squadre. Per portare aiuti sono state mobilitate la Croce Rossa, la Mezzaluna Rossa e l’organizzazione mondiale della sanità.

Il Parlamento europeo ha approvato la riforma del sistema per lo scambio di emissioni di Co2

Il parlamento europeo ha approvato oggi la riforma ETS, lo scambio delle quote di emissione di Co2, dopo il nulla di fatto di due settimane fa a Strasburgo. Via libera anche alla nuova carbon tax alla frontiera. Provvedimenti che consentono di sbloccare il Fondo Sociale per il Clima, ultimo tassello per poter avviare il negoziato con Il Consiglio Europeo e la Commissione ed arrivare a un’intesa definitiva sui provvedimenti del pacchetto Fit for 55 con cui l’UE punta a tagliare le emissioni inquinanti del 55% entro il 2030.
L’accordo raggiunto da Social Democratici, Popolari, Liberali e Verdi è un compresso. Secondo le organizzazioni ambientaliste si poteva fare molto di più. Davide Panzeri, Responsabile programma Europa di ECCO, il think tank italiano per il clima.

Il governo è pronto a dichiarare lo stato d’emergenza per la siccità

Il governo è pronto a dichiarare in tempi brevi lo stato d’emergenza per la siccità come chiesto dalla Conferenza delle Regioni. Lo ha confermato oggi il sottosegretario alle politiche agricole Francesco Battistoni. Lo stato d’emergenza garantaribbe indennizi economici agli agricoltori e il coinvolgimento della protezione civile nel razionamento delle risorse idriche. “Le tendenze non sono positive quindi per le prossime settimane ci attendono ancora periodi di siccità”. ha detto il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, oggi al termine dell’incontro con la Conferenza delle Regioni sull’emergenza siccità.
Questa sera vi raccontiamo quanto sta accadendo in Val Nure nel Piacentino, anche qui la siccità sta mettendo in ginocchio l’agricoltura. Per risolvere il problema gli agricoltori chiedono la costruzione di una grande diga per creare un invaso che si in grado di garantire l’acqua per l’irrigazione, un progetto criticato dagli ambientalisti perché ritenuto poco utile e con un grave impatto ambientale. Il nostro inviato Luca Parena

 

Morire in cantiere a settantadue anni

(di Massimo Alberti)
La morte di Donato Marti caduto dal ponteggio su cui era costretto a 72 anni, ci riguarda tutti, a tutte le età, in tanti aspetti. Il primo è quello della sicurezza. L’edilizia è un settore dove muoiono e si infortunano sul lavoro o lavoratori anziani, o troppo giovani. Non formati quest’ultimi, inadatti ai pericoli i primi. Nel complesso, con l’allungamento della vita lavorativa delle riforme Dini Maroni e Fornero, tutti i settori hanno visto crescere gli infortuni nei due estremi anagrafici: lavoratori costretti a restare troppo sulle macchine, o precari senza esperienza. E qui arriva il secondo problema che ci porta ai fatti di Lecce: perché arrivare con un assegno troppo basso all’età della pensione, o che dovrebbe essere della pensione, accomuna il futuro dei precari di oggi, chi è nel pieno dell’età lavorativa, e il presente di pensionati come Donato Mari. L’ultimo rapporto sullo stato sociale a cura dell’economista Felice Pizzuti stima, per il 51,1% dei lavoratori entrati in attività dal 96 in poi, una pensione sotto la soglia di povertà dopo 45 anni di lavoro. E più è successivo l’inizio dei contributi più la percentuale aumenta. Sono gli effetti di una politica di 30 anni di compressione dei salari avviata dagli accordi del luglio 93, delle riforme che hanno precarizzato il lavoro, dal pacchetto Treu al jobs act, delle già citate riforme previdenziali. Insomma il sistema contributivo, misto ai bassi stipendi e al precariato, significa povertà pensionistica. Per chi ha il misto, non va molto meglio. E’ tutt’altro che uno scontro generazionale: rischiare la vita in un cantiere per arrotondare, oggi è il presente di molti, per tanti di più è una concreta prospettiva di futuro. Grazie a scelte politiche che hanno fatto cassa sulla pelle delle persone.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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